La prima stagione dei Telltale Games successiva al successo planetario ottenuto da The Walking Dead è arrivata alla sua conclusione ed è quindi il momento di trarre delle conclusioni da questo lungo percorso iniziato lo scorso ottobre e, tra alti e bassi, arrivato fino a luglio. Tra gli alti citiamo ovviamente il classico stile narrativo che caratterizza i titoli della software house californiana, che come in un noir declinato sui colori accesi di un’estetica anni ‘80, ci ha raccontato una storia di redenzione, corruzione ed ineluttabilità del destino, il tutto condito da una buona dose di violenza. Ma tra tante luci ci sono state anche delle ombre, a cominciare da una cadenza non sempre perfetta degli appuntamenti, passando per alcuni episodi un po’ sottotono, in particolare proprio l’ultimo di cui vi abbiamo parlato due mesi fa.
Per fortuna però i Telltale Games comprendono l’importanza di un season finale e hanno riposto in questo ultimo episodio tutta la cura alla quale ci hanno abituato in altre produzioni. Bigby Wolf e le altre fiabe affrontano il proprio destino e i demoni che lo popolano in una escalation di adrenalina e azione che culmina in una sezione di gioco in cui Telltale Games sembra elogiare se stessa.
Ma andiamo con ordine: se c’è un aspetto su cui molti detrattori di The Wolf Among Us e The Walking Dead si sono concentrati è l’assenza di azione in queste due serie: bene, pare che sia stata tutta concentrata in questo ultimo episodio, Cry Wolf. La resa dei conti non può che quindi passare attraverso un Bigby Wolf più furioso che mai e la prevedibile scia di sangue che lascerà alle sue spalle prende i connotati di un vero e proprio fiume porpora.
Quel che però sorprende è che un inizio del genere avrebbe lasciato presagire un climax di azione e violenza, mentre Telltale Games opta per una scelta coraggiosa e al tempo stesso coerente. Senza ovviamente fare spoiler, vi possiamo dire che l’ultima parte dell’episodio la passerete parlando con i personaggi delle fiabe e di alcuni di queste verranno decise le sorti proprio in questi dialoghi, ed è quindi come se, dopo averci dato il contentino dell’azione ed aver alzato immensamente il livello di adrenalina nel sangue, si decidesse di andare a quello che è il piatto forte di ogni offerta di un gioco dei Telltale: la narrazione, il dialogo. Si dimostra così inoltre come una scazzottata non sia necessariamente più coinvolgente di una sezione strettamente narrativa e, con un po’ di malizia, è difficile non pensare che il team di sviluppo abbia voluto concludere la serie con quel che sanno fare meglio, quasi come a voler dire “Voi volete l’azione, ma è questo quello di cui avete davvero bisogno”. Questi sviluppatori, ormai, ci conoscono molto bene.
A livello tematico in questo season finale tornano tutti i grandi temi già visti e affrontati nei precedenti episodi, anche se alcuni vengono ulteriormente approfonditi. Mai come in Cry Wolf l’ineluttabilità del destino di alcune fiabe sembra un trappola ben più claustrofobica di quanto non lo sia il mondo terreno in cui sono intrappolate, portando in alcuni casi all’estrema conseguenza questa maledizione. L’insistenza con cui alcuni personaggi parlano di “cambiamento” (o per meglio dire, della sua assenza) è ogni volta come un macigno che pesa sulla prospettiva che il giocatore ha sui personaggi della storia.
Questa trappola terrena in cui sono imprigionate le fiabe, come più volte abbiamo già chiarito, è per loro sia un’occasione di redenzione, che un esperimento comportamentale. Bigby Wolf, Snow White e gli altri cercano infatti l’integrazione con un mondo a loro estraneo provando ad adottarne anche le leggi, con risultati non sempre cristallini. Le fiabe che abbiamo letto da piccoli non sono spesso infatti i migliori esempi di democrazia da manuale, ma sono anzi popolate da eroi che in The Wolf Among Us si ritrovano ad essere aspiranti protagonisti senza palco, in un mondo terreno in cui non possono emergere e a cui non possono adattarsi.
Il nemico che le fiabe affrontano, il Crooked Man, è il più temibile di tutti: non è l’Avversario del fumetto (un nemico esterno), ma è uno di loro, una fiaba che ha costruito un impero malavitoso parallelo a quello legale (ma altrettanto crudele) di Snow White e Crane ed è come se i nostri “eroi” dovessero affrontare il prodotto di tutte le loro scelte sbagliate, come un cancro che cresce e diventa una parte dell’organismo ospite. Lì dove la rigidità di un sistema umano (non adatto alle fiabe) crea diseguaglianze, il Crooked Man ha saputo infiltrarsi e costituirsi come la nemesi di tutto quel che Favolandia rappresenta.
È curioso inoltre che proprio in un momento come questo, in cui si parla insistentemente sulla stampa di settore (e non) di “quote rosa”, uno degli elementi scatenanti di tutti gli eventi di tutta la storia sia un fortissimo atto di autodeterminazione femminile di cui però ovviamente in pochi parleranno, perché è facile fare sterili polemiche sull’assenza di un personaggio femminile in un Assassin’s Creed, mentre è difficile parlare di prostituzione e segregazione senza scadere nel banale.
In conclusione…
Ma poco importa, i Telltale si rivolgono evidentemente ad un pubblico maturo, sia per i contenuti che per i temi, e chi saprà cogliere quel che meticolosamente gli sviluppatori hanno seminato lungo i cinque episodi, potrà godere di una storia cupa ed epica, capace di citare ed ampliare il capolavoro fumettistico di Bill Willingham e lasciando forse anche uno spiraglio per il futuro della serie stessa. The Wolf Among Us dimostra, nel caso ce ne fosse bisogno, che il successo di The Walking Dead non è stato un caso, ma che anzi i Telltale Games sono pronti per affrontare i molti progetti che si apprestano ad intraprendere, dall’imminente Tales From The Borderlands al solo annunciato e di cui non si sa ancora nulla, Game of Thrones. Sembra quasi quindi che non importi quale che sia il soggetto tra le mani: nomen omen non mente e i Telltale Games sapranno sempre raccontarci la loro storia con il loro inconfondibile stile.
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