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Theseus – Recensione PS VR

Theseus è un progetto ambizioso. Sviluppato tra le pareti italiche dei ragazzi di Forge Reply, l’esclusiva PS VR da poco disponibile nei meandri digitali del PlayStation Network è un omaggio alla mitologia ellenica più tradizionale, quella legata al famigerato Minotauro e al labirinto ove esso risiede, figlia di una visione per molti insolita di concepire la realtà virtuale. Nessuna visuale in prima persona per un’avventura che, anzi, si configura come un action in terza tradizionale, mosso da un level design sontuoso e da un paio di sequenze ragionevolmente memorabili. Sequenze che, in un modo inedito per quanto concerne la tecnologia di casa Sony fanno del giocatore il vero e proprio regista, invisibile entità che accompagna lo sfortunato alter ego all’interno di un decadente labirinto millenario ricco di insidie.

Metaforicamente parlando, PS VR vuole quasi trasformare il giocatore in una telecamera a 360 gradi che segue con un taglio cinematografico (e dal retrogusto non molto lontano a quello dei primi God of War) i movimenti del nostro novello Teseo, permettendo, senza mai perderlo d’occhio, di scorgere dettagli e altri piccoli particolari dell’universo che ci circonda. Una visione peculiare, questo è sicuro, ma non per questo poco rischiosa: basterà questa reinterpretazione della realtà virtuale a placare la sete di immersione che gli affezionati di questa tecnologia ricercano da tempo? La risposta, purtroppo, non è delle più euforiche: e al netto di un paio di peccati di gioventù che affliggono il breve playthrough, la fuga di Teseo verso la salvezza è meno scontata di quanto la leggenda ci ha tramandato.

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Partiamo dal tratto più distintivo di Theseus, il ricorso alla realtà virtuale per un esperienza di gioco modellata sui canoni della terza persona. Non è la prima volta che, in termini assoluti, i possessori di visori possono cimentarsi con esperienze di tale genere – basti pensare ai primi mesi di Oculus e VIVE, per i quali gli esponenti di questo filone non mancano certo: da Lucky’s Tale a Chronos, passando per l’interessante Edge of Nowhere, la sperimentazione in un settore che sembrava destinato per propria stessa natura alla prima persona non solo non è mancata, ma ha saputo regalare risultati interessanti. Theseus intraprende questo percorso, contestualizzando l’esperienza in un universo affascinante ed evocativo che in più di qualche passaggio sorprende il giocatore: la sequenza iniziale nell’Ade, vasto e sconfinato nella propria drammaticità, così come l’inseguimento del Minotauro che ci corre incontro frontalmente (schivandoci, per nostra fortuna, soltanto di qualche frazione di secondo) sono forse due tra i passaggi migliori di Theseus, abile nel veicolare positivamente quella sensazione di profondità necessaria ad “entrare” davvero in quanto proiettato dal visore.

Per quanto più “controintuitiva” possa essere rispetto all’esperienza VR tradizionale, la nostra metamorfosi in “cameraman intrappolanti nel labirinto” non è affatto negativa o semplicistica: in un paio di occasioni, lo ammettiamo, ci siamo chiesti cosa sarebbe potuto essere questo Theseus se visto direttamente attraverso gli occhi del proprio protagonista (e la maestosità delle ravvicinate in presenza del Minotauro tutto ha fatto tranne che levarci questo tarlo dalla testa), ma nel complesso non è in questa scelta che troviamo i problemi maggiori della produzione Forge Reply. Che di coraggio ne ha ben oltre la sufficienza, sia chiaro: ma “questa” Realtà Virtuale purtroppo non basta da sola.

Theseus è un progetto dannatamente ambizioso

Primo punto a sfavore di Theseus è la narrativa che, pur attingendo da un bacino collettore (quello dei miti greci) tutto tranne che privo di contenuti, si accontenta di proporre una storiella semplice semplice priva di momenti epici o davvero memorabili. Ci svegliamo nel labirinto senza un motivo apparente e, guidati dalla voce di Ariadne, cerchiamo di farci strada tra ragni grossi come un Ducato sino all’uscita, nel tentativo di debellare una volta per tutte la minaccia minotaurina. Gli appassionati dei poemi epici non faticheranno ad associare la figura effimera di Ariadne a quella di Arianna, proprio colei che – secondo il mito – diede a Teseo il celebre filo per non perdersi nei dedalici cunicoli del labirinto – filo che, in Theseus, è rappresentato dalla scia luminosa che la nostra guida lascia lungo il percorso. Diciamo che sì, qualche leggero approfondimento narrativo sarebbe stato gradito, considerando comunque le potenzialità indiscutibili del materiale originale: c’è un’intuizione interessante, che evitiamo appositamente di svelare per non privarvi del piacere della scoperta, ma per quanto curiosa possa essere almeno inizialmente finisce però per diluirsi rapidamente, sciupandosi in un finale che, a ben vedere, avrebbe potuto essere decisamente meno affrettato.

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La fretta, tuttavia, rappresenta un altro problema non certo secondario di Theseus. Non che la bontà di un titolo si valuti dalla sua longevità, ma poco meno di due ore e mezza di playthrough (che ci hanno permesso di sbloccare oltre metà dei trofei offerti dal gioco) ci sono sembrate un po’ pochine. Anche perché, lo ammettiamo, l’ambientazione realizzata da Forge Reply colpisce e incuriosisce, invoglia a procedere nella speranza – vana, purtroppo – di scovare quel plot twist o qualche segreto racchiuso in quella trappola millenaria di morte. Segreti che latitano, nonostante gli oscuri cunicoli del labirinto sembrino rappresentare l’humus ideale dove nascondere leggendari misteri. Dovremo accontentarci dei ragni, per questa volta.

Ragni che, Minotauro a parte, rappresentano l’unica tipologia di nemico che andremo ad incontrare. Il combat System di Theseus, duole ammetterlo, risulta sin troppo semplicistico: un tasto per colpire con la lama, un altro per agitare la torcia in direzione dei nemici, l’ultimo per schivare un eventuale affondo nemico con una capriola. Pur trovandosi di frequente in situazioni di svantaggio numerico, la non eccessiva fame dei nostri nemici pelosi ad otto zampe e la facilità con cui schivarne i colpi difficilmente ci trasformerà in un mucchietto d’ossa destinate all’erosione. Il tutto senza contare che non passerà troppo tempo prima di scoprire come, combinando opportunamente schivata, lama e torcia (accesa, possibilmente), sarà possibile effettuare un’insta-kill scoppiettante – che, alla lunga, rende le sequenze di combattimento facilmente gestibili.

Anche la componente esplorativa di Theseus non brilla particolarmente, offrendo un unico macro-scenario lineare entro cui muoversi per alternare brevi sezioni di arrampicata alla corsa – che ridurrà ulteriormente il vostro soggiorno in compagnia di Asterios (ve lo foste scordati, questo il nome proprio del Minotauro). Non v’è traccia di enigmi, né è richiesta la soluzione di particolari “puzzle ambientali” per procedere – se non la necessità di bruciare alcune ragnatele che ostruiscono il progredir della nostra fuga. Non che ci aspettassimo il famigerato enigma del pianoforte del primo Silent Hill, ma – ancora una volta – un pizzico di impegno ulteriore non avrebbe guastato.

Theseus - PS4 - PS VR

Conclusioni

A prescindere dalle proprie origini, Theseus è un prodotto che merita interesse dai fruitori abituali della Realtà Virtuale. Non manca il coraggio a Forge Reply, questo è certo, e la volontà di reinterpretare la VR in un modo lontano anni luce dall’idea comune legata al medium ne è la testimonianza migliore. Quella alla base di Theseus è una visione che inizialmente può lasciare perplessi e forse non pienamente convinti ma che, una volta indossato il visore, mostra carattere e una propria indiscutibile identità.

Identità che, e ci spiace molto doverlo ammettere, non trova un degno corrispettivo quando si vanno ad analizzare i restanti aspetti del titolo. Da una longevità sin troppo risicata ad una narrazione effimera quasi quanto la povera Ariadne, passando per un comparto tecnologico decisamente più convincente nelle ravvicinate piuttosto che nelle inquadrature “a campo aperto” o per un combat system eccessivamente prevedibile e semplificato, Theseus scopre il fianco proprio dove lo credevamo meno vulnerabile, ridimensionando sensibilmente l’esperienza complessiva del giocatore. Esperienza che, è bene sottolinearlo, coinvolge sì a 360 gradi, ma scivola rapidamente via proprio quando le aspettative iniziano ad assumere un peso. Per stavolta, insomma, ha vinto il Minotauro: ma non v’è dubbio alcuno che Forge Reply abbia gettato delle basi che, evolvendo a modo, potranno regalare qualcosa di più memorabile. O, perché no, persino mitologico.

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