thimbleweed park.
03 Ott 2017

Thimbleweed Park – Recensione Switch

Partiamo da un presupposto semplice: se avete almeno una trentina d’anni sul groppone, se amate alla follia le avventure grafiche o siete tra quelli che millantate dozzine di diottrie perse anni or sono per colpa di un pixel hunting “che tu oggi nemmeno t’immagini”, Thimbleweed Park lo dovete conoscere per forza. E di motivi, per conoscere l’ultimo esponente della tradizione più gloriosa del leggendario punta e clicca, vi garantiamo essercene a bizzeffe: il fatto che sia l’ultimo esponente della tradizione più gloriosa del leggendario punta e clicca, tanto per iniziare, ma anche il nome di Ron Gilbert sulla copertina o una sceneggiatura così tagliente e geniale che, tra thriller, noir e comedy, non si vedeva da un pezzo. Questo senza dimenticare una pixel art che vi farà commuovere nell’arco di trenta secondi, una colonna sonora magistrale, quell’interfaccia “alla ScummVM” che se non vi viene un groppo in gola anche solo guardandola siete delle persone orribili…

Se avete letto la nostra recensione di Thimbleweed Park avrete notato sicuramente un paio di cose: la prima è che i vecchietti della redazione hanno un conto ancora aperto con LucasArts e il mai troppo compianto universo del point&click. La seconda, decisamente più importante, che Thimbleweed Park ci era piaciuto davvero parecchio. Un risultato non certo scontato, nonostante i nomi altisonanti alla cabina di comando del progetto, per un esperimento lanciato da Kickstarter e abbracciato nell’arco di poche ore da una pletora oceanica di folli. Folli desiderosi di tornare ad immergersi nel lago dei ricordi, in quell’era in cui un mouse col tasto sinistro funzionante era sufficiente ad aprire mondi assurdi popolati da personaggi ancora più assurdi destinati ad un’imperitura memoria. Sì, lo sappiamo, la stiamo buttando così tanto sul sentimentale che tra un po’ finisce che ci abbracciamo… A distanza di un paio di mesi dalla precedente release Thimbleweed Park arriva anche sulla spumeggiante nuova ammiraglia di casa Nintendo: e pur senza introdurre novità sostanziali rispetto a quanto già analizzato nelle versioni sorelle, la versione Switch sbaraglia la concorrenza senza pensarci due volte. Il perché, inutile dirlo, ve lo spieghiamo subito…

thimbleweed park

Chiariamo subito una cosa: tutti i dettagli relativi alla gestazione, alla narrazione e alle meccaniche portanti di Thimbleweed Park li troverete qui, nell’ottima (e corposa) recensione che sviscera ogni aspetto dell’ultima fatica di Gilbert e soci. Per oggi ci limiteremo ad analizzare le principali novità introdotte dalla versione Switch, apparsa cronologicamente per ultima nonostante la natura ibrida della console Nintendo, almeno sulla carta, abbia da sempre solleticato i sogni bagnati degli affezionati di lunga data dell’avventura grafica. Ebbene, di cose da dire non ce ne sono poi molte, visto che in termini di contenuti o di meccaniche ludiche Thimbleweed Park per Switch non cambia di mezza virgola da quanto osservato in precedenza. Sorpresi, eh?

Siate onesti, un po’ ve lo aspettavate. Anche se, in un angolino remoto del vostro cuore sapevate che la versione Switch avrebbe irrimediabilmente portato con sé due feature che i gigaflop del PC o delle restanti console continueranno a sognare ancora per parecchio tempo: la portabilità senza compromessi da un lato, la comodità di gestire la delicata indagine a suon di tap e swipe dall’altra. Partiamo proprio da quest’ultima, autentica manna dal cielo per chiunque stesse ancora rimpiangendo il già citato mouse mono-bottone e non riuscisse a digerire in alcun modo la gestione di un tradizionale cursore con uno stick analogico – una soluzione che, lo ammettiamo, proprio comodissima su PS4/XB1 non è, nonostante basti poco tempo per prenderci la giusta confidenza. È quasi magia Switch: gli autolesionisti potranno sì placare i propri istinti irrazionali con stick, croci direzionali e tasti vari per muovere i vari protagonisti, districarsi nell’inventario, combinare oggetti o scatenare azioni contestuali specifiche. Ma volete mettere la comodità di far tutto in un batter d’occhio, con un semplice tap in concomitanza dell’azione prescelta o, perché no, cliccando su un oggetto per analizzarne velocemente i dettagli?

thimbleweed park

Un po’ come già successo su tablet e dispositivi mobile dallo schermo generoso, il punta e clicca di Gilbert e soci trova una seconda giovinezza su Switch (situazione quasi paradossale, trattandosi di un titolo che non ha da poco raggiunto i sei mesi di vita) regalando all’utente una giocabilità immediata ed intuitiva al 100%, che rifugge per propria stessa natura soluzioni “intermedie” come quelle necessarie in una conversione PS4/Xbox One. I puristi del genere potranno sempre dire che “non c’è nulla di così eccitante come un vecchio mouse e un bel PC dove far girare Thimbleweed Park“, ma è impossibile negare come l’architettura touch dell’ammiraglia Nintendo renda tutto più accessibile e divertente. Il tutto senza dimenticarci della portabilità della console, altro aspetto tutto tranne che marginale in un’esperienza di gioco basata su logica, enigmi ed indovinelli. Del resto, sarà capitato a chiunque di avere la folgorazione vincente per risolvere un dannatissimo enigma nel momento sbagliato e nel luogo sbagliato (il bagno, solitamente, ma questa è un’altra storia): non saremo certo noi a spiegarvi quanto un hardware di nemmeno tre etti possa essere comodo in quelle occasioni, anche le più delicate, quando sarete ad un passo dalla risoluzione di una delle vostre ossessioni ludiche peggiori.

Una giocabilità immediata ed intuitiva al 100%

Portabilità e fruibilità vanno a braccetto con un comparto tecnologico di sicuro interesse. Un’affermazione che potrebbe sembrare una battuta, considerando che Thimbleweed Park è così squisitamente 16 bit che vi basterebbe un Arduino programmato nemmeno troppo bene per farlo girare. La realtà dei fatti, tuttavia, è che la scelta stilistica (meravigliosa, NdR) effettuata dal team di sviluppo viene supportata, su Switch, da un frame rate granitico e da una fluidità generale encomiabile tanto in modalità docked quanto, e soprattutto, in quella portatile. Modalità portatile che, l’avrete intuito, finirà per diventare rapidamente l’unica alternativa che tollererete per godere al meglio della magia (e della follia contagiosa) di questo piccolo capolavoro che risponde al nome di Thimbleweed Park. Un titolo che ha convinto abbondantemente pubblico e giuria su PC, PS4 e Xbox One per meriti indiscutibili ed oggettivi, e che con questa neonata incarnazione per Switch rischia seriamente di strapparvi a lungo da ogni forma di vita sociale. Provare per credere.

Conclusioni

Perdonateci un’ultima volta la ripetizione, ma Thimbleweed Park è uno di quei titoli che le generazioni a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 non dovrebbero lasciarsi scappare per nessuna ragione al mondo. Dissacrante, istrionico, divertentissimo e con una sceneggiatura in grado di far impallidire produzioni dal budget decisamente più ingordo, la creatura di Gilbert, Winnick e soci è un’opera imperdibile che testimonia l’amore per un genere che ha fatto la storia del nostro medium, un’ode alla tradizione filtrata sotto quella stessa lente irriverente che, ai tempi di LucasArts, tante risate ci ha regalato quando ancora il concetto di 3D appariva futuristico. Malinconia a parte, difficile non premiare questa (tardiva) versione per Nintendo Switch: non tanto per differenze oggettive rispetto alle sorelle “maggiori”, quanto piuttosto per la sua capacità di abbracciare le caratteristiche principali dell’hardware Nintendo e, proprio per questo, di confermarsi campionessa in termini di giocabilità e fruibilità.

Controlli touch da una parte, portabilità totale dall’altra: in un’indagine delicata come quella che vede protagonista una remota cittadina di provincia con 80 abitanti (almeno inizialmente, ma tranquilli che il becchino avrà comunque da divertirsi), la coppia di argomentazioni che Switch mette sul piatto della bilancia basta a rendere l’esperienza di Thimbleweed Park ancora più fruibile e memorabile di quanto lo fosse già in partenza. Ecco spiegato il motivo di quel numero tondo tondo che, senza troppi mezzi termini, dovrebbe dissipare istantaneamente ogni eventuale dubbio sull’acquisto o meno di Thimbleweed Park per gli indecisi dell’ultim’ora, armati tra le varie console anche dell’hardware Nintendo. Noi, dal canto nostro, possiamo soltanto rinnovare il nostro ringraziamento a Ron Gilbert e Gary Winnick: perché, ragazzi, se alla soglia dei 36 ho ancora la possibilità di perdere un paio di diottrie alla ricerca di quel fottuto pixel, il merito è ancora una volta vostro.

 

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