Los Angeles – Ghost Recon Wildlands, da qualsiasi parte lo si guardi, ha un fascino intrinseco che difficilmente non conquista. La Bolivia sudamericana, il cartello della droga, i peggiori ceffi del globo che maneggiano dollari e cocaina con la stessa facilità con cui una persona normale beve un bicchiere d’acqua. C’è un che di cinematografico nella nuova creatura di Ubisoft, un appeal che ricorda le vecchie pellicole del genere dove un mini esercito di quattro fusti super addestrati si muove tra proiettili, esplosioni e laboratori super segreti seminando morte a destra e a manca. Ghost Recon abbandona dunque quegli scenari futuristici ed altamente tecnologici degli episodi precedenti per approdare ad una concezione del tutto nuova, che abbraccia una narrativa meno fredda e “belligerante” esaltando ancora una volta la componente cooperativa del gioco.
Perché dobbiamo ammetterlo, pur non avendo ancora assaggiato il single player di questo nuovo titolo targato Tom Clancy, difficile non prevedere la sua quasi totale devozione al gioco di squadra rispetto all’esperienza solitaria. Che non significa affatto che essa sarà assente o, per contro, dovrà necessariamente essere al di sotto di un standard accettabile: Wildlands nasce nel segno della cooperazione, del gioco di squadra, del multi. E che sia esso locale o online poco cambia: l’unione, ancora una volta, fa la forza, e c’è bisogno di coordinazione, attenzione e del giusto tempismo per non bagnare del nostro sangue la terra Boliviana.
Questo, in estrema sintesi, il senso della nostra prova odierna presso il booth di Ubisoft. Un match cooperativo per quattro giocatori, dove guidati da un team leader speciale (il Producer del gioco) ci siamo cimentati in due interessanti missioni. La prima, una classica sezione di infiltrazione, richiedeva di raggiungere una base nemica e, mantenendo un profilo quanto più basso possibile, catturare il boss locale per interrogarlo ed estorcere preziose informazioni. Il recupero di queste intel ci ha così permesso di accedere alla seconda fase della demo, dove – dopo un breve volo di elicottero – abbiamo raggiunto un avamposto ancora maggiore e stracolmo di soldati nemici per abbattere un personaggio cruciale nell’economia del cartello. E una cosa va riconosciuta a Wildlands: se gestito come si deve da un “capitano”, che coordina in modo corale le azioni di ciascun membro del team, l’immedesimazione è totale. Divertente e accattivante, in questa situazione ideale Wildlands è una sorta di A-Team paramilitare dove nessuno può permettersi la giocata da solista, pena il fallimento dell’intera missione.
Seppur non sia stato presentato ancora un sistema di classi dei personaggi giocabili, possiamo comunque dare un’infarinatura generale sull’atteso titolo Ubisoft. Come da tradizione del brand si tratta di un action shooter in terza persona, che alterna classiche sequenze “a proiettili facili” ad altre dove lo stealth è la priorità. L’armamento in nostro possesso nel corso della demo rifletteva questa natura ambivalente del titolo: una pistola silenziata, per le eliminazioni più critiche, un fucile da distanza per eliminare in sicurezza bersagli solitari e lontani da sguardi indiscreti e un mitra tattico, ideale per sbrogliare la matassa quando la situazione si fa calda. Wildlands offre una doppia visuale: una terza persona nelle fasi di esplorazione (e guida dei veicoli, siano essi moto, elicotteri o automobili) che diventa una prima, una volta equipaggiata l’arma.
Un open world dalla narrativa accattivante e con un potenziale interessante.
Un sistema che funziona, e che garantisce una maggior ritmo all’azione di gioco (oltre che un fattore immedesimazione maggiore) piuttosto che il classico mirino fisso del TPS tradizionale. In questo quadretto, tuttavia, a stonare prepotentemente è l’assenza di un sistema di coperture, scelta voluta espressamente dallo sviluppatore ma che, lato nostro, non capiamo appieno. Non potendo sfruttare una copertura adeguata, l’unico modo per sfuggire al fuoco nemico sarà accucciarsi dietro un ostacolo oppure dietro una parete: non sarà possibile nemmeno fare capolino dalla “non copertura” per far fuoco, obbligandoci di fatto a uscire allo scoperto e fare fuoco. Lato nostro, si tratta di una necessità alquanto anacronistica, che stride non poco in un quadretto open world che, nel complesso, dà adito a buone premesse.
La contestualizzazione geografica di Wildlands, già da questa prima prova, appare convincente in termini di caratterizzazione e dimensioni, seppur allo stato attuale dei lavori soffra ancora di una serie di imperizie tecnologiche. Nulla che non possa essere aggiustato come si deve, considerando l’ancora lontana release ufficiale del titolo – prevista per il prossimo 7 Marzo 2017. Allo stato attuale, tuttavia, Ghost Recon Wildlands appare come un open world dalla narrativa accattivante e con un potenziale, al momento non del tutto espresso, davvero interessante. Servono maggiori informazioni per delineare un profilo più preciso dell’opera targata Ubisoft (differenziazione dei personaggio giocabili in primis, armamenti e via dicendo) ma questo primo appuntamento cooperativo, dopotutto, ci ha lasciato delle impressioni positive. Speriamo non sia un mero effetto degli stupefacenti boliviani.