Trek to Yomi, di primo acchito, sembra una sorta di spin-off del fortunatissimo Ghost of Tsushima (a questo link potete acquistarlo al volo), produzione Sony del 2020 che, un po’ a sorpresa a dirla tutta, suscitò le simpatie della critica e riscontrò un enorme ed inaspettato successo di pubblico.
L’atmosfera conturbante, l’art design ispiratissimo, la coinvolgente trama, tutte qualità che seppero sopperire e alle innegabili storture della creatura di Sucker Punch, rinvigorendo, soprattutto nel pubblico occidentale, la mai del tutto sopita passione per la cultura e la storia nipponica.
Inevitabile, un po’ per caso, un po’ per precisa scelta di mercato, che qualcun altro prima o poi intersecasse la medesima traiettoria, offrendoci un altro spaccato del Giappone del passato, sebbene i punti di contatto con la probabile fonte d’ispirazione inizino e terminino nell’ambientazione, oltre che nell’art design utilizzato.
Ricordate il filtro Kurosawa di Ghost of Tsushima, quello che applicava una pesante filigrana all’immagine e limitava la palette cromatica ai soli bianco e nero? In questo gioco tutto è riprodotto in maniera assolutamente simile, restituendo al videogioco le sembianze di un film d’altri tempi, inganno ulteriormente fortificato da una regia che, avvalendosi di inquadrature fisse, gioca con le ombre, con le prospettive distorte, con i campi lunghi per imprimere poesia ed epicità ad ogni schermata.
Nonostante una mole poligonale tutt’altro che stupefacente, soprattutto giocando su PlayStation 5 o Xbox Series X, nonostante non tutte le animazioni che caratterizzano protagonista e nemici convincano appieno, Trek to Yomi regala indiscutibilmente quadri in movimento particolarmente suggestivi, tanto più ammalianti, quanto più si è appassionati a certi film e alla cultura giapponese in generale.
Il titolo, infatti, vi trascinerà al tempo dei samurai, nei panni del risoluto e abilissimo Hiroki, incaricato a difendere e salvare la bella Aiko, figlia del suo sensei morto per difendere il villaggio, come vedrete in prima persona nell’incipit dell’avventura. La trama, per quando conceda un paio di colpi di scena, fila spedita su binari noti e tutt’altro che originali. Ciononostante, complice la buona narrazione ambientale, che si sviluppa soprattutto attraverso i dialoghi che origlierete tra nemici e abitanti dei villaggi, si viene a comporre un intreccio che tiene sempre vivo l’interesse dello spettatore.
Trek to Yomi, per quanto riguarda il gameplay, è un action fondamentalmente bidimensionale, nonostante alterni scontri all’arma bianca, a momenti in cui si può liberamente esplorare zone tridimensionali dalle contenute dimensioni, eventualmente a caccia di collezionabili o oggetti che potenziano le mosse e ampliano la barra di salute dell’avatar. Non si può parlare di una sovrastruttura ruolistica, perché la gestione del personaggio è limitata e non conosce variazioni di alcun tipo, ma scovando aree segrete si può ottenere qualche bonus utile a rendersi la vita più facile.
Il parere sul gameplay vero e proprio di Trek to Yomi non può che essere controverso
Intercettando un altro trend molto in voga di questi tempi, Trek to Yomi è un titolo almeno sulla carta impegnativo, ma non del tutto intransigente. Non raggiunge le vette di Sifu, per intenderci, ma solo al livello di difficoltà più basso non si conosce praticamente mai la sconfitta. Soprattutto con la difficoltà al massimo, non bisogna sottovalutare alcun nemico, nonostante il combat system del gioco sia limitato e, soprattutto, soffra la presenza di nemici dotati di una scarsa intelligenza artificiale.
Proseguendo lungo i sentieri ora immersi nei boschi, ora incuneati in oscure grotte, ora incastrati in villaggi in fiamme, il buon Hiroki si troverà spesso e volentieri a dover fronteggiare gruppi di due o tre nemici per volta. Nonostante gli avversari proveranno spesso e volentieri a circondarvi, il più delle volte basta preoccuparsi di raggiungere il prima possibile il bordo estremo della schermata per costringerli a mettersi in fila, uno dopo l’altro, lungo la passerella che compone l’arena di turno, eliminando quasi del tutto il vantaggio garantitogli dalla superiorità numerica.
Inoltre, con la maggior parte degli avversari è sufficiente parare e contrattaccare per avere la meglio senza particolari difficoltà, tecnica basilare che rende tutt’altro che emozionanti gli alterchi con buona parte dei banditi che vi sbarreranno la strada.
Anche con i nemici meglio corazzati, il più delle volte si tratterà di trovare la strategia migliore per abbatterli solo la prima volta, per poi ripeterla all’infinito senza alcun bisogno di riadattarla in base al contesto o al terreno dello scontro.
In breve, il parere sul gameplay vero e proprio di Trek to Yomi non può che essere controverso. A partire da un control scheme piuttosto classico, che contempla attacchi rapidi e pesanti, schivate e parate, gli avversari che incontrerete fanno davvero poco per mettervi in difficoltà in modi sempre diversi. Tutto questo a discapito di un ritmo che, in ogni caso, ci mette una bella pezza per rendere l’azione su schermo sempre coinvolgente e adrenalinica quanto basta.
La presenza di una barra della stamina introduce una difficoltà in più, lanciare gli shuriken con tempismo ampliano le vostre possibilità tattiche, ma per buona parte dell’avventura quasi ogni scontro si assomiglierà con quello appena superato.
Purtroppo anche i boss non sono del tutto esentati da questa problematica. È vero che barre della salute più generose vi costringeranno a pianificare meglio ogni mossa, quantomeno per non restare a secco di energia nel momento meno indicato, ma anche con questa tipologia di avversari non è troppo difficile scovare la combinazione di mosse migliore per avere facilmente la meglio.
Non basta, insomma, dare vita ad avatar relativamente sensibili ai colpi subiti o ridurre i tempi di risposta di certi comandi, per rendere un gioco automaticamente più complesso e, per questo, più appassionante.
Ciononostante, sia chiaro, Trek to Yomi è comunque in grado di regalare qualche momento particolarmente riuscito. Abbattere decine di sgherri con pochi fendenti della propria katana regala soddisfazioni e quando comincerete a deflettere gli attacchi nemici con gran facilità vi sentirete letteralmente immortali. Anche scovare qualche sentiero segreto, aguzzando la vista, è una buona scusa per complimentarsi con sé stessi.
Non è, insomma, un gioco noioso o mal realizzato. Semplicemente, al di là dello splendido comparto estetico, a cui si aggiunge un’ottima gestione degli effetti sonori, Trek to Yomi offre un’esperienza tutt’altro che profonda ed indimenticabile. Anche in termini di longevità, del resto, non c’è motivo di stupore, visto che in sette, otto ore al massimo si conclude la vicenda, con il solo aumento del livello di difficoltà ad incentivare l’utente ad affrontare una seconda run.
Trek to Yomi non è il nuovo Sifu per chi è già alla disperata ricerca di un degno sostituto. In termini prettamente e puramente artistici, siamo senza alcun dubbio di fronte ad una produzione capace di stupire ed affascinare. Purtroppo, il gameplay svela i suoi limiti un po’ troppo presto, più a causa di nemici incastrati negli stessi pattern e limitati dai un’I.A. tutt’altro che raffinata, che per reali demeriti del combat system. Si poteva indubbiamente fare di meglio, non c’è dubbio, ma complici i molteplici livelli di difficoltà selezionabili e l’art design, se siete attratti dal periodo storico e tra i vostri registi preferiti figura anche Akira Kurosawa, trarrete diverse soddisfazioni da Trek to Yomi. Non aspettatevi un capolavoro, quanto un onesto action che alterna scontri 2D con fasi d’esplorazione in tre dimensioni. |
Commenti