Ho conosciuto Trials anni fa grazie a un video YouTube che mostrava quanto fosse divertente la modalità multiplayer in split screen. Era Trials Evolution su Xbox 360 e pure mio padre (allergico ai videogiochi) sembrava divertirsi parecchio. Solo dopo averlo acquistato ho capito che c’era anche una parte completamente single player, con livelli facili, estremi e anche creati dalla community.
Per questo avevo un grandissimo sorriso sulla faccia all’annuncio di Trials Rising. Nuovi livelli in arrivo, nuove moto, probabilmente anche qualche nuovo modo di personalizzare il tutto. Avevo ragione, soprattutto per quanto riguarda l’ultimo punto, dove Trials Fusion aveva perso qualche pezzo.
Trials Rising però è anche e soprattutto per i neofiti. La sua esperienza di gioco inizia infatti con un breve tutorial per imparare i comandi necessari. È infatti un gioco di guida in 2,5D, dove non si può controllare la direzione del manubrio, bensì bisogna bilanciare continuamente acceleratore, freno e peso per sgusciare fluidamente tra gli ostacoli.
Vi fermo subito: no, non basta tener premuto l’acceleratore per fare bene. Pensare che Trials Rising sia un gioco semplice e superficiale è l’errore più grande che si possa fare. Richiede infatti grande sensibilità quando si scelgono tracciati difficili, pazienza nell’odissea del trial and error e arguzia nel trovare sempre la strada più veloce.
Per questo il gioco comincia con un breve tutorial che viene poi approfondito dalla University of Trials, una serie di lezioni a difficoltà crescente per apprendere tutte le abilità, da quelle basilari a quelle puramente ninja.
È dunque il momento di cominciare la carriera nel campionato del mondo di Trials, una serie di eventi con contratti da portare a termine, sponsor (molti di questi reali) da conquistare ed eventi speciali da completare.
Si inizia ovviamente dai livelli più semplici, ma la progressione è diversa rispetto ai precedenti capitoli. Originariamente, la difficoltà era legata al tracciato nella sola componente tecnica. In Trials Rising entrano in gioco anche sfide che possono trasformare un livello Facile in uno Estremo.
Ad esempio, viaggiare tra qualche cunetta non è nulla di trascendentale, ma cosa succederebbe se fosse richiesto di fare il tutto su una ruota sola? In questo modo molti tracciati vengono riproposti più volte nella carriera, con sfide sempre diverse per accumulare esperienza e crediti da spendere.
Non fraintendete, i tracciati più difficili sono comunque presenti e impegnativi come al solito. Trials Rising non cambia infatti il concetto base del suo gameplay: la fisica non è mai stata così divertente.
Saltuariamente, per i tracciati già percorsi vengono dunque aggiunte nuove sfide, così da ritornare nello stesso scenario con obiettivi diversi e moto differenti. Questo allunga notevolmente la longevità del gioco, senza nemmeno dare troppa aria di ripetitività. Tornare sui propri passi è infatti un ottimo modo per migliorare le proprie abilità e ambire alle difficilissime medaglie di Platino e Diamante.
L’esperienza è necessaria per salire di livello (con tanto di lootbox come ricompensa, di cui parlerò più avanti) e sbloccare così nuove sfide. Trials Rising offre al lancio 117 tracciati (un tributo a Master Chief di Halo? Probabilmente no). Queste prove non sono tutte disponibili dall’inizio e si trovano in tutto il mondo, costruite sui panorami più famosi di vari Paesi.
C’è ad esempio il Colosseo di Roma (presente anche in Trials Evolution), la Torre Eiffel, Stone Henge e tanti altri punti di interesse conosciuti praticamente da tutti.
Trials Rising cambia però le carte in tavola per la sua impronta molto più social. Tutte le gare presentano infatti i fantasmi di altri giocatori, utili per scovare passaggi alternativi e misurare le proprie abilità. Essi non contano nell’economia delle medaglie di gioco e possono comunque distrarre nei livelli più difficili, dove la concentrazione deve essere maggiore. Per questo a un certo punto li ho disattivati.
Il discorso varia quando si entra negli Stadi per disputare gare a eliminazione, dove il confronto con altri giocatori è inevitabile. Non è mai un’esperienza multiplayer, esistendo per quello una modalità interamente dedicata.
Purtroppo non mi è stato possibile provarla per la scarsità di giocatori in possesso del gioco completo (poco più di 1.000), ma è stato bello vedere il mio nome in cima alla classifica italiana dei progressi single-player. Posso invece confermare che la modalità split-screen a 4 giocatori è ancora presente e fantastica come sempre, espansa anche dal solito editor per tracciati personalizzati da creare e condividere con la community. Arriverà al lancio anche la competizione multiplayer in divisioni, che si appresta sempre impegnativa.
La difficoltà, quando si sbloccano i tracciati Medi, sembra tarata più in alto rispetto al passato. C’è infatti un innalzamento dell’asticella repentino dopo una lunga sessione iniziale tra prove da Dilettanti e Facili. È un bene, perché la difficoltà è anche il vero sapore di Trials.
Con tanta pazienza e allenamento è possibile diventare autentici maestri, soprattutto grazie alla University of Trials che tutto è fuorché una passeggiata. La mia mente malata ha preteso una A+ nelle prove più difficili, costringendomi a passare un’ora intera in una sola sfida. Però l’ho adorata.
Tempo di affrontare una questione spinosa, quella legata alle microtransazioni. Trials Rising è infatti soggetto ad acquisti interni, soprattutto se si vogliono comprare lootbox e sbloccare così tutti gli oggetti. Per fortuna si tratta solo di elementi estetici: le due moto non sbloccabili coi progressi sono infatti acquistabili coi crediti guadagnati dopo qualche ora di gioco.
Per avere un garage completo occorre quindi toccare il livello 60, ma nulla toglie che un giocatore possa terminare l’esperienza di gioco utilizzando solo le moto classiche. La BMX e la cattivissima Donkey sono infatti puramente extra, mentre il Tandem è dedicato a chi vuole giocare in modo anticonvenzionale con un amico e dividere con lui la gestione della moto.
La fisica non è mai stata così divertente
Il vero problema delle lootbox in Trials Rising è che le ricompense sono troppo sbilanciate verso gli adesivi. È infatti difficile trovare veri pezzi di ricambio per le moto, acquistabili comunque nello store utilizzando la valuta guadagnata nel gioco. Come se ciò non bastasse, ci sono anche i doppioni.
Si rischia così di arrivare verso la fine della carriera senza un vero parco modifiche per le moto, che al massimo possono cambiare nel colore e nei dettagli con gli adesivi.
Menzione d’onore però per un altro aspetto di Trials Rising. La colonna sonora è come al solito azzeccatissima: energica, arrabbiata, perfettamente a tema con la natura del gioco. Nonostante la quantità di canzoni non sia grandissima, sono tutte orecchiabili e in grado di entrare nella testa per rimanerci.
Trials Rising raccoglie tutto ciò che ha già fatto di buono per espanderlo con nuove meccaniche più consone ai tempi odierni. La difficoltà diventa più dinamica grazie alle sfide diverse affiancate ai tracciati, torna una vasta personalizzazione di pilota e moto, rimane la possibilità di creare e condividere scenari con tutti i giocatori. La formula è quindi sempre quella, ma è un bene che non sia cambiata. Sarà poi la community a sfruttare l’editor interno per creare diavolerie degne di Leonardo da Vinci per rendere ancora più longevo il tutto. Giocato su PS4 Pro, Trials Rising ha brillato anche dal punto di vista grafico, solo con qualche sbavatura nel frame-rate in momenti di caricamento, ma senza alcun problema di sorta durante esplosioni o con i ghost di altri 7 giocatori sullo schermo. Promosso dunque a pieni voti e adatto a chi vuole sia divertirsi con gli amici sia misurarsi con se stesso. |