Colonia – Il percorso di crescita di Dontnod sembra non volersi fermare nemmeno per un attimo: nonostante abbia spaccato la critica, Vampyr è stata la dimostrazione dell’evoluzione continua che se da un lato ci ha proposto una storia fortemente emotiva e da spezzare il cuore come Life is Strange 2, dall’altro sembra voler riprendere il percorso tracciato a suo tempo da Remedy con Alan Wake. Twin Mirror è infatti un thriller psicologico fortemente incentrato sulla narrazione, aspetto in cui Dontnod ha già dimostrato di saper eccellere, che fa ancora una volta – e forse più che mai – della moralità il suo aspetto chiave: il protagonista è Sam Higgs, giornalista investigativo che torna nella città natale di Basswood (West Virginia) in circostanze purtroppo infelici, ovvero la morte del suo migliore amico. Sam è un personaggio fuori dal comune, dotato di un intelletto che gli consente di prevedere ogni possibile situazione, smantellarla e isolarne gli aspetti chiave all’interno di un suo palazzo mentale.
Al di là di questo aspetto in equilibrio sul sottilissimo confine fra genialità e follia, Sam non è quello che potremmo definire una “brava persona”: è un uomo che si lascia facilmente schiacciare dal peso del fallimento e per tale motivo ha scelto di lasciarsi Basswood alle spalle, assieme a tutti i suoi amici e persino la sua fidanzata dalla quale si era bruscamente separato. Diventano spettri del passato e il ritorno a casa non è dei più felici non solo per il funerale cui deve presenziare, ma anche perché si dovrà confrontare con tutte le persone che ha abbandonato senza una parola. A dispetto dei suoi trentatré anni dunque, per citare le parole degli sviluppatori, non ha mai imparato a essere adulto.
Se già questo di per sé non rendesse la vita di Sam difficile, il suo ritorno a Basswood è inaugurato da un risveglio in hotel dopo una serata passata a ubriacarsi, senza alcun ricordo di quanto successo e con una camicia sporca di sangue nel lavandino del bagno. Non è suo ma questo non rassicura il nostro protagonista, che cercherà di avere un quadro della situazione rinchiudendosi in quel palazzo mentale che, a detta sua, ha tenuto sigillato per diverso tempo – come se fosse infastidito, se non addirittura spaventato, dalla sua incredibile razionalità.
La demo si è rivelata anche l’occasione per conoscere da vicino “The Double”, l’alter ego di Sam dall’aspetto ben più elegante e raffinato, quasi fosse la rappresentazione di chi sarebbe potuto diventare, che a seconda del caso si comporterà da Grillo Parlante o Lucignolo; nessuno può vederlo naturalmente ma l’interazione con lui, oltre a dare uno scorcio della personalità al limite di Sam, sarà un elemento chiave in Twin Mirror. Nonostante il suo aspetto curato è una figura inquietante sempre in vena di commenti sarcastici sulle scelte che ci troveremo a compiere (sebbene la decisione finale resti comunque nostra): il suo consiglio nella demo è stato non guardare cosa ci fosse in bagno e lasciare subito l’hotel, il che ci avrebbe portato ad abbandonare senza vederla la camicia insanguinata a riprova della nostra presunta colpevolezza.
Tornando al palazzo mentale, controparte videoludica e personalizzata di quanto visto nella serie tv britannica Sherlock Holmes, sarà il nostro unico alleato nella ricostruzione degli eventi – in questo caso specifico, cercare di capire cosa sia successo la notte precedente. È possibile entrare e uscire dal palazzo mentale a proprio piacimento, questo perché Sam non è in grado di fare supposizioni se prima non ha trovato indizi nella realtà; di per sé il sistema sarebbe interessante se non obbligasse il giocatore a un costante e fastidioso trial and error persino quando gli indizi sono a portata di mano. Parlando concretamente, il primo indizio che a una persona verrebbe in mente di esaminare sarebbe proprio la camicia insanguinata eppure il gioco ci ha fatto volutamente passare attraverso alcune ricostruzioni inutili e incomplete, prima di poter finalmente mettere assieme un quadro completo. Questa costrizione non solo è risultata frustrante perché piega il giocatore alla volontà del gioco in maniera molto ottusa, ma ha soprattutto ucciso (e non è un’esagerazione) la tensione accumulata.
Nel complesso dunque Twin Mirror ha tutte le potenzialità per rivelarsi un progetto interessante e sulla falsa riga del bellissimo Alan Wake. Ci chiediamo tuttavia se l’aspetto troppo macchinoso del palazzo mentale verrà rivisto dagli sviluppatori, perché allo stato attuale è fin troppo guidato e va ad inficiare il piacere (e la logica) dell’investigazione personale. Le premesse per un buon gioco che vada a dimostrare una volta di più la crescita di Dontnod ci sono, basta giocarsi bene le giuste carte.