04 Dic 2020

Twin Mirror – Recensione

Dontnod è sicuramente una compagnia prolifica, con tanti progetti all’attivo che si sono concretizzati negli ultimi anni. Dopo il saluto un po’ tiepido a Life is Strange 2 e la ventata d’aria fresca di Tell Me Why, il team francese è giunto sul mercato con Twin Mirror, un thriller investigativo. Il progetto non ha avuto vita facile e anzi, la sua gestazione è sicuramente stata più complessa di quanto ci è dato sapere.

Dopo aver abbandonato la struttura episodica e aver posto più enfasi sul cast e sull’aspetto visivo, Twin Mirror è finalmente disponibile. Un po’ in sordina in effetti, ma del resto le aspettative possono essere un’arma a doppio taglio. Quel Life is Strange che ha consacrato il loro successo si cela ancora dietro le loro spalle come un’ombra un po’ ingombrante, ma che è giusto accantonare per andare avanti creativamente.

Twin Mirror

Twin Mirror inizia con un’introduzione di grande atmosfera: un lungo viaggio in macchina e un accompagnamento sonoro degno dell’America rurale ci presentano Sam Higgs, il nostro protagonista. Ritornato alla sua città Natale, Basswood, dopo una tragedia che ha visto la morte del suo migliore amico Nick, per una veglia che è l’occasione giusta per conoscere tutti o quasi i personaggi che arricchiscono questo sporco e opprimente microcosmo cittadino.

Ed è qui che c’è il twist: Twin Mirror da normalissima narrazione di periferia diventa un thriller investigativo, con una sbronza di troppo per il nostro Sam e una camicia sporca di sangue. Di solito, non proprio le premesse per qualcosa di buono. Tra le conseguenze possibili di una bella sbronza c’è anche la perdita di memoria, che pone non pochi grattacapi al nostro Sam. Cercare risposte diventa imperativo, ma anche non mostrare troppo il fianco a una città che ti ha masticato e sputato via.

Le sezioni di confronto con il proprio Io interiore risultano riuscite e affascinanti

Nel corso delle ore avremo modo di comprendere il background del nostro protagonista, il suo legame con la città e con i redneck che la popolano, ma soprattutto uno strano intreccio che sembra coinvolgere Basswood. La qualità della narrazione è altalenante, ed è inutile girarci intorno. Twin Mirror caratterizza con grande spessore alcuni dei suoi personaggi più importanti, lasciandone altri completamente in secondo piano. O peggio, li accenna senza mai approfondire davvero il loro background narrativo.

Dopo aver concluso l’avventura in 6 ore scarse, c’è il sentore che manchino dei pezzi. Forse lo sviluppo turbolento ha compromesso la visione originale del progetto, che ricordiamo era nato episodico. Fatto sta che queste mancanze si sentono, e non riescono a dare alle vicende di Twin Mirror il giusto respiro.

Anche il personaggio di Sam, pur delineato con grande cura e attenzione, sembra essere in parte solo accennato. Un po’ come il gatto e il topo, il giocatore prova a carpire qualcosa di più dagli elementi narrativi di Twin Mirror ma Dontnod sembra nasconderli. La trappola del “dillo, ma non mostrare” che in un titolo che punta tutto sulla narrazione porta purtroppo ad un’occasione mancata.

La sua dualità, mostrata anche in gioco attraverso “Lui”, viene pienamente espressa solo in alcuni frangenti. La scelta di far prevalere un io analitico, il Sam più misantropo e meno conscio dei sentimenti altrui, rispetto all’io sociale, più avvezzo alle convenzioni sociali e alle regole non scritte delle conversazioni, è dannatamente affascinante ma non viene esplorata fino in fondo.

Twin Mirror finisce sul più bello e troppo presto

Allo stesso modo è davvero affascinante la soluzione di gameplay trovata da Dontnod a questo giro, che sfrutta la peculiare psiche di Sam come espediente di gioco. I cosiddetti Palazzi Mentali, che saranno cari ai fan di una specifica serie BBC, sono il metodo usato da Sam per dare senso al mondo. Al suo mondo. Ecco quindi che diventano l’occasione perfetta per interagire con l’ambiente circostante nelle fasi investigative, manipolando gli indizi e valutando ogni possibile risultato.

Sono divertenti e dinamiche, con soluzioni visive davvero riuscite. Peccato per la poca incisività del giocatore, dato che Twin Mirror si pone come esperienza più lineare e meno influenzata dalle scelte di quest’ultimo. Nonostante un paio di finali multipli restituiscano al giocatore un senso di “personalizzazione”. Non che fosse possibile fare altrimenti, vista la breve durata e i pochi personaggi. Anche le sezioni di confronto con il proprio Io interiore risultano riuscite e affascinanti, grazie anche alle soluzioni visive e metaforiche che riflettono la duplice natura di Sam. Come per la narrazione, il problema più grande è che non trovano massima espressione, vista la breve durata e la limitatezza di alcune sezioni.

Conclusioni

Twin Mirror è un’occasione sprecata, un curioso e teso thriller che non riesce a trovare la sua massima espressione. Nelle 5-6 ore richieste per completarlo alterneremo dialoghi e fasi investigative con sezioni più interattive legate al Palazzo Mentale. Nessuno di questi elementi riesce a splendere appieno, se non da un punto di vista estetico. Il livello di dettaglio dei protagonisti è buono, con animazioni sufficientemente credibili.

Davvero belle invece le rappresentazioni metaforiche della psiche di Sam, con gli incontri e scontri con il suo io interiore che si pongono come l’elemento più riuscito del lotto. Twin Mirror finisce sul più bello e troppo presto, lasciando un senso di insoddisfazione generale.