25 Giu 2016

Umbrella Corps – Recensione

Non erano pochi i dubbi che serpeggiavano nelle menti di pubblico e critica specializzata, nel momento in cui Capcom ha deciso di annunciare al mondo l’uscita di un titolo multiplayer in terza persona, ambientato nello spaventoso mondo di uno dei suoi franchise di punta: Resident Evil. Dopo il parziale fallimento del sesto capitolo ufficiale della serie, ed il primo, scoraggiante tentativo di portare la serie sul binario del multigiocatore competitivo online con Operation Raccoon City, la software house nipponica ci riprova pubblicando Umbrella Corps.

Il titolo, disponibile solo in digital delivery (al prezzo di 29.99€) e solo per PC e Playstation 4, è forse uno dei momenti videoludici più bassi mai toccati dalla fortunata saga horror. Privo di un filone narrativo, di un adeguato comparto tecnico e soprattutto di mordente necessario ad invogliare finanche il giocatore con gli standard più bassi del globo ad acquistarlo, Umbrella Corps fallisce nel goffo tentativo di promuovere uno spin-off di Resident Evil dedicato al multiplayer, gettandosi in un mercato spietato, traboccante di produzioni a tutt’altro livello, con cui chiaramente non può competere.

Umbrella Corps ci mette negli anonimi panni di uno dei tanti mercenari addestrati della spietata multinazionale Umbrella Corporation, che per decenni ha terrorizzato le forze di polizia di Raccoon City, a causa delle aberrazioni biologiche nate da esperimenti ancora più scellerati.

Senza un preciso motivo, l’elite militare della corporazione decide di dividersi in due squadre da tre uomini ognuna, pronti ad eliminarsi a vicenda per portare a casa la vittoria. I match si susseguono in 7 mappe, realizzate discretamente e ispirate ad alcuni dei luoghi più canonici della serie, come la maestosa villa del primo Resident Evil, il villaggio spagnolo infestato in cui si imbatte Leon Kennedy, i laboratori segreti della Umbrella o le strade di Raccoon City, alle spalle della celeberrima stazione di polizia.

Umbrella Corps Raccon City

Ovviamente, a fare da riempitivo ci sono decine di morti viventi, che rappresentano un motivo di pericolo costante per i giocatori di ogni squadra e devono essere eliminati senza pietà non appena si mostrano più aggressivi. Purtroppo, oltre a rappresentare un omaggio (dovuto) alla saga, gli zombi presenti nelle partite non sono altro che uno sgraziato orpello estetico, che non arricchisce, né aumenta la qualità del gameplay.

Al di là della insufficiente intelligenza artificiale (oltre ad avere reazioni esageratamente ritardate, alcuni zombi faticheranno proprio a identificarvi come potenziale pasto), vengono utilizzati poco più di 4 o 5 modelli poligonali diversi, nonostante i luoghi visitabili siano piuttosto variegati, svelando uno sviluppo raffazzonato e pressapochista. Inoltre, per giustificare il loro numero illimitato, i non-morti vengono auto-generati da pozze di scarti biologici rinvenute qua e là nell’ambiente di gioco. L’idea in sé non è nemmeno malvagia: dopotutto Operation Raccoon City, pur distaccandosi molto dai canoni della serie, ha rappresento un tentativo mediocre ma onesto di portare la guerra contro gli zombi all’interno di un conflitto online. Ma chiaramente Umbrella Corps non riesce nemmeno in questo.

La visuale in terza persona risulta essere eccessivamente ravvicinata, chiudendo di fatto le possibilità di controllare gli angoli o di avere una migliore resa ai lati

Le modalità selezionabili per i match online sono  solo due (sempre che riusciate a trovare uno o più partner, contando che al giorno del lancio Umbrella Corps ha registrato l’incredibile numero di 468 giocatori collegati contemporaneamente): in Sterminio dovrete eliminare la squadra avversaria sfruttando la totale assenza di respawn, mentre in Multi-Missione potrete contare su una serie di otto compiti consecutivi da affrontare in squadra, come Uccisione Confermata e Dominio, al variare delle mappe.

Quest’ultima modalità è senza dubbio stata la più apprezzata, anche perché l’unica in grado di fornirci una panoramica, anche se molto caotica, delle reali potenzialità del gioco. Purtroppo, la visuale in terza persona risulta essere eccessivamente ravvicinata, chiudendo di fatto le possibilità di controllare gli angoli o di avere una migliore visuale ai lati; in pratica eliminando tutti i vantaggi di uno sparatutto in terza persona.

Umbrella Corps zombies

Il feeling delle armi è invece una delle poche note positive di questa disastrosa produzione: sparare agli zombi così come ai giocatori avversari è abbastanza soddisfacente e trasmette una sensazione di parziale realismo, grazie anche al cambio di visuale in prima persona che aumenta l’immersività e la tensione del momento.

Capcom ha anche abbozzato un sistema di progressione basato sulle ricompense al passaggio di livello, in pieno stile Call Of Duty, in modo tale che ogni giocatore piò sbloccare una lunga serie di equipaggiamenti, colorazioni, stemmi o accessori per armi a seconda della propria competenza partita dopo partita. Nella sua interezza funziona e francamente sorprende notare la bontà di gadget sbloccabili, ma rimane il dubbio che qualcuno ci giochi davvero così a lungo da poterne poi godere.

Il set base comprende una dotazione completa per uno shooter, con tanto di arma principale, pistola, granate e un particolare attacco corpo a corpo che può essere eseguito con il Brainer, una specie di punteruolo che all’occorrenza può essere caricato per generare un colpo devastante e quasi sempre letale dalla media-corta distanza; in questo caso la sua potenza è controbilanciata da un utilizzo non proprio semplicissimo, in quanto il malcapitato deve trovare in un raggio d’azione piuttosto ristretto, senza contare che per mantenere il Brainer carico sarete completamente esposti a qualsiasi danno. Un’aggiunta intrigante, che ben si sposa con il gameplay generale e che riesce a regalare qualche fugace soddisfazione, soprattutto se a farne le spese è un avversario in carne ed ossa.

Neanche il comparto tecnico riesce a salvare la situazione, con il motore grafico Unity che arranca visibilmente, almeno sulla versione PS4

Umbrella Corps gode anche di un’insolita modalità single-player, chiamata L’Esperimento. Si tratta di affrontare una serie di missioni a difficoltà crescente e con obiettivi variabili, ma senza particolari guizzi creativi. Che si debba raccogliere un determinato numero di campioni di DNA o attivare una serie di dispositivi, dopo qualche minuto la noia prende il sopravvento: “l’esperimento” è infatti privo di attrattiva e carattere, senza uno scopo ben preciso se non quello di scalare la vetta di una classifica che celebra i giocatori più veloci. Un vero peccato, considerando che la campagna per singolo giocatore poteva essere sfruttata molto meglio, magari implementando qualche caratteristica presa in prestito dalla saga principale.

Umbrella Corps tunnel

Neanche il comparto tecnico riesce a salvare la situazione, con il motore grafico Unity che arranca visibilmente, almeno sulla versione PS4. Senza contare alcuni bug e compenetrazioni poligonali notate nei combattimenti più ravvicinati, sono gli stessi movimenti del protagonista a non essere convincenti, soffocati da animazioni vecchie di quasi una generazione (inguardabile lo scavalcamento della copertura), legnosità dei comandi e una fluidità di gioco tutt’altro che stabile. Insomma, in rari casi abbiamo visto di peggio nell’ultimo anno. Paradossalmente si salvano le animazioni degli zombi, tutti ben caratterizzati e dettagliati, reagiscono con precisione e realismo ai colpi inferti e alla variabile potenza delle armi a disposizione.

Promosse anche le mappe giocabili, ma solo grazie al fattore nostalgia. Una manovra sporca, subdola, ma che vince ancora facile con chi ha passato interi pomeriggi negli infestati corridoi della “Mansion” o nelle desolate strade di Raccoon City. Purtroppo anche qui l’interattività è pari a zero e le dimensioni sono molto contenute, forse per rendere gli scontri 3VS3 più frenetici. Nessuna menzione per il sonoro, del tutto superficiale sia inteso come accompagnamento musicale che come doppiaggio (quasi assente), in incomprensibile antitesi con le magistrali colonne sonore dei primi Resident Evil.

 

Conclusioni

Umbrella Corps è un totale disastro: non si salva il singleplayer, gettato lì alla rinfusa, senza un vero perché che ne giustifichi l’esistenza, se non fosse per l’esagerato prezzo d’acquisto del gioco completo. Non si salva il multiplayer, su cui si basa l’intera idea alla base della produzione. Idea fallita in partenza, pensata male e sviluppata peggio, priva di una più blanda nozione di come debba esser presentato un gioco online al pubblico di questa generazione.

Non si salva il lato tecnico del gioco, a tratti atroce ed afflitto da problemi evidenti che ne castrano un gameplay ormai superato e mai pienamente apprezzato. Non si salva neppure Capcom, che dopo una serie di strafalcioni non rinuncia a deludere il pubblico neanche in questa occasione. Non che si aspettassimo chissà cosa da questo Umbrella Corps, ma a quanto pare non c’è mail limite al peggio.

Le nostre speranze le riponiamo in quel Resident Evil 7 avrà il difficile compito di risollevare un franchise ormai completamente allo sbando, fatta eccezione per gli ottimi remake usciti negli ultimi due anni.