Stan, protagonista di Under the Waves, già acquistabile sullo shop online di GameStop, ha volontariamente scelto l’isolamento, la solitudine, il distaccamento dal resto del mondo tramite decine di migliaia cubiche di acqua posizionate tra la sua testa e la superficie. Il suo rifugio, che è anche una prigione del corpo e dell’anima, è di spesso metallo, materiale solido che, per quanto impedisca alla pressione di stritolare il suo corpo, non serve per proteggerlo dai demoni che albergano nella sua mente e che tutte le notti emergono dagli abissi del suo subconscio.
Che si trovi all’interno della stazione che funge da centro operativo; seduto ai comandi del Moon, il sottomarino fornito in dotazione dalla compagnia petrolifera per cui lavora; sospeso nel buio soffocante del fondale oceanico, separato dall’acqua gelida dalla sua tuta da sommozzatore, Stan è costantemente lacerato dal dolore, schiacciato dal peso del lutto, tormentato da una perdita che non riesce a metabolizzare, accettare, superare.
La fuga da tutto, l’abbandono di ogni rapporto umano la dicono lunga sull’attuale stato mentale di un protagonista tuttavia chiamato a svolgere un lavoro ben preciso, in uno scollamento tra vita professionale e personale che si ripercuote anche sul gameplay di Under The Waves.
La creatura di Parallel Studio è solo all’apparenza un walking simulator, sensazione erronea che si è venuta a creare interpretando i trailer che hanno preceduto l’effettivo debutto del gioco su console di attuale e vecchia generazione, oltre che su PC. La narrazione rappresenta indubbiamente un capo saldo sul quale si erge la produzione, ma non si tratta dell’unico tratto caratteristico su cui può contare, né il dramma di Stan è la sola tematica trattata nella decina di ore di intrattenimento offerte dal gioco.
Questa relativa poliedricità è un punto di forza di Under the Waves, perché gli permette di incuriosire un pubblico potenzialmente ampio, e al contempo una criticità, perché parzialmente distoglie l’opera dal suo focus, ovvero il dramma patito da Stan.
La trama, come detto, può dirsi a sua volta frammentata in due distinti temi principali. Da una parte abbiamo l’appena citata crisi interiore del protagonista, ottimamente resa e la cui risoluzione dipende anche da una scelta compiuta dal videogiocatore nell’epilogo. Da questo punto di vista, giocano un ruolo fondamentale gli incubi che tormentano Stan. Queste sequenze oniriche, più dei dialoghi con Tim, unico contatto che il nostro intrattiene con la superficie e il resto del mondo, aiutano l’utente a scoprire, un po’ alla volta, cosa lo abbia spinto ad abbandonare tutto. Nell’arco della ventina di giorni virtuali in cui si sviluppa la vicenda, vedrete e sentirete la tensione crescere, con un progressivo spostamento dell’attenzione narrativa da un polo all’altro. Se sulle prime la fa da padrone il tema ambientalista, l’altro perno su cui si fonda la trama di Under the Waves, che si erge sul paradosso della professione di Stan, che lavora appunto per una compagnia petrolifera, con il passare dei giorni le istanze esistenzialiste, filosofiche, morali, persino surreali del gioco prendono il comando.
Per chi è affascinato dai panorami sottomarini, per chi sente costantemente il richiamo del mare, Under The Waves è un titolo quasi imprescindibile anche solo per l’ambientazione
Il suo non andare dritto al punto potrà anche indispettire qualcuno, ma è innegabile che la creatura di Parallel Studio cerchi in tutti i modi di avvicinare progressivamente e lentamente l’utente al nocciolo della questione, quasi simulando lo stato mentale di una persona afflitta nell’animo, ma determinata in ogni modo a dargli il minor peso possibile, oltre che ad affrontare la questione con il giusto grado di freddezza e distacco. Il finale, in ogni caso, non può assolutamente lasciare indifferenti, per potenza ed efficacia del messaggio.
Naturalmente alla costruzione di questo significato ultimo concorre anche lo spaccato di oceano esplorabile nel gioco. Forse ce lo saremmo aspettato lievemente più popolato di pesci, non c’è dubbio, ma innegabilmente lo scenario messo a disposizione è tremendamente affascinante e persino terrificante, a tratti, per come sa svilupparsi ora in stretti e bui cunicoli, ora in gigantesche grotte che celano relitti di ogni tipo.
Per chi è affascinato dai panorami sottomarini, per chi sente costantemente il richiamo del mare, Under The Waves è un titolo quasi imprescindibile anche solo per l’ambientazione. Lo stile artistico, tra l’altro, è peculiare. Tende al realismo, ma ostenta tratti netti, colori vividi, proporzioni lievemente deformate, caratteristiche classiche di certi film d’animazione.
Splendida la colonna sonora, perfettamente in grado di trasmettere la meraviglia della natura, l’ansia sprigionata dalla consapevolezza di muoversi in un ambiente sostanzialmente ostile, il senso di oppressione ed impotenza di cui è vittima Stan.
Se insomma artisticamente Under the Waves regge alla grande, nonostante una trama che ci impieghi un po’ ad ingranare, anche in termini ludici la produzione Quantic Dream non delude affatto, purché si accetti un compromesso di fondo. Esattamente come la trama, la struttura ludica del gioco è più interessata al viaggio, che alla destinazione. Per questo, oltre agli incarichi dei primi giorni, tutti dedicati alla riparazione delle strutture sottomarine della compagnia petrolifera per cui Stan lavora, la mappa è costellata di punti d’interesse, collezionabili, banchi di pesci da fotografare e quant’altro.
Come detto poco sopra, non siamo di fronte ad un walking simulator nel senso più classico del termine. Il Moon è fondamentale per muoversi da un punto all’altro della mappa. Il protagonista dovrà potenziare la sua strumentazione per ampliare le riserve d’ossigeno, così da rendersi la vita più facile quando si tratta di abbandonare il mezzo subacqueo per infilarsi in qualche pertugio o in una delle tante strutture della sua compagnia petrolifera. I relitti adagiati sul fondale oceanico celano al loro interno oggetti che abbelliscono progressivamente la base di Stan. Entrati in possesso di una macchina fotografica potrete iniziare a studiare la fauna locale, scegliendo anche di ammirare per lunghi minuti un branco di balene che migra verso acque più calde.
Di cose da fare, insomma, ce ne sono diverse, non tutte completamente ben realizzate. L’esplorazione funziona in ogni sua forma, sia perché abbondano i panorami suggestivi, sia perché si viene sempre premiati con bonus di qualche tipo. Non si può dire altrettanto, appunto, del crafting. Legato all’idea di pulire l’oceano dai rifiuti, raccogliendo appunto plastica, ferro e composti chimici, se ampliare la quantità di ossigeno accumulabile nelle bombole ha senso, difficilmente utilizzerete la manciata di altri oggetti che potete creare utilizzando i tavoli preposti al compito sparsi per la mappa. I punti d’interesse sulla mappa sono invero molti, al punto che per completare del tutto il gioco vi serviranno almeno venti ore, ma la ricerca di collezionabili a tratti distoglie fin troppo dal centro vitale del gioco che resta la forte crisi interiore di cui soffre il buon Stan.
Under The Waves è un gioco estremamente suggestivo, affascinante, interessante. Chi ama i giochi ambientati sottacqua non potrà non soffrire il fascino di quest’avventura che vi permetterà di esplorare uno scenario caratterizzato da spettacolari spaccati marini, abitato da una fauna ben riprodotta, per quanto limitata in quantità. Il desiderio degli sviluppatori di riempire la mappa, nonché di introdurre ulteriori meccaniche come il crafting, va certamente nella direzione di voler ampliare il pubblico potenziale di riferimento. Purtroppo, in questo caso sottrarre avrebbe sicuramente fatto bene all’avventura, poiché avrebbe evitato che il perno della produzione, ovvero il suo comparto narrativo, finisse per annacquarsi a tratti un po’ eccessivamente. Al di là di questa sbavatura, Under The Waves narra di un dramma ottimamente raccontato e splendidamente messo in scena. Comparto artistico, regia virtuale e sceneggiatura veicolano ottimamente il messaggio, facendo sì che la storia confluisca in un finale davvero d’impatto. Anche le fasi esplorative, tuttavia, si difendono più che alla grande, grazie ad un sistema di controllo sufficientemente preciso e reattivo, oltre che ad un level design non certo originale, ma funzionale. Se cercate un’avventura toccante, magari ambientata sul fondo dell’oceano, la vostra ricerca è appena finita. |
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