Colonia – Ci sono giochi che fanno dei giri assurdi e poi ritornano, magari al punto di partenza o quasi. E’ questo il caso di Underworld Ascendant, un titolo figlio di un glorioso e lontano passato a base di dungeon crawling e di esplorazione di misteriosi e pericolosi dungeon. Parliamo nientemeno che della serie di Ultima, e delle persone che dagli studi di Looking Glass, dove sono esplosi talenti come Warren Spector e Ken Levine, autore di Bioshock.
La licenza di Ultima è purtroppo ancora nelle mani sicure di Electronic Arts, ma in qualche modo il team di OtherSide Entertainment è riuscito ad ottenere la licenza per un particolare setting: Underworld, che troverà in Ascendant un vero e proprio sequel per Ultima Underworld: The Stygian Abyss e Ultima Underworld II: Labyrinth of Worlds. Il setting è infatti lo stesso, con il giocatore che impersonerà un Avatar impegnato ad esplorare lo Stygian Abyss e potenzialmente a salvare il mondo. Quest’ultimo è un obiettivo un po’ labile, visto che avremo modo di cambiare il corso della vicenda e sceglierne il punto d’arrivo.
Underworld Ascendant mira quindi ad essere un dungeon crawler piuttosto classico, con degli elementi da “immersive sim” piuttosto marcati, come l’interazione fisica con le ambientazioni e in generale un approccio fisico a dungeon e puzzle.
L’esplorazione dell’abisso verrà scandita in giorni, con una progressione non lineare per quanto concerne la narrazione principale, che pur presentandosi come un aspetto in parte secondario è presente e lega in qualche modo ogni azione compiuta dal giocatore. La possibilità di impersonare una delle tre differenti razze: Dark Elves, Dwarves e Shamblers e di interagire con alcuni dei personaggi non giocanti presenti insieme alle fazioni che influenzano e popolano l’abisso è un ottimo modo per rendere il loop di Underworld Ascendant più significativo e profondo.
Parlo di loop perché in quanto dungeon crawler e titolo fortemente ruolistico, il giocatore è coinvolto in un ritmo che va dall’esplorare l’abisso, a risolvere delle quest specifiche affisse nella bacheca o semplicemente ad esplorare la mappa per sbloccare dei portali che ci permetteranno di ritornare in determinati punti con estrema facilità, per poi ritornare all’hub centrale e potenziare il proprio personaggio attraverso i punti abilità ottenuti o con del nuovo e scintillante equipaggiamento. Abilità che sono divise in tre alberi distinti, permettendoci di dare vita al nostro personaggio senza percorsi preimpostati ma anzi, sperimentando e dando vita a un Avatar tutto fare o semplicemente specializzato nel corpo a corpo o nelle magie.
Ma il punto cardine dell’esperienza di Underworld Ascendant è l’esplorazione, che è stata una delle sorprese più gradite della mia prova alla gamescom. Parliamo infatti di corridoi e mappe dalla conformazione differente ma soprattutto costellate da meccanismi e leve (effettivamente funzionanti nel design della mappa) che nascondono trappole o percorsi alternativi. Ed eccoci quindi a saltare da una trave all’altra per evitare di finire in uno dei baratri sparsi qua e là, oppure a risolvere un enigma interagendo con alcune casse poste nella stanza.
Con quelle casse io ho creato una piccola scaletta per permettermi di superare una serie di sbarre, che ho agilmente superato saltando finendo nella grande sala che poneva fine al mio obiettivo. Ma come mi ha suggerito un membro del team, sono stato l’unico a pensare a questa soluzione: la maggior parte degli altri giocatori ha preso strade più semplici, come distruggere le travi pericolanti del pavimento a spadate e sbucare di sotto. Underworld Ascendant ha dalla sua differenti approcci e strade che faranno la gioia degli appassionati di dungeon e di chi ha vissuto l’epoca d’oro del genere con Ultima, ad esempio.
Per tutti gli altri ci sono molte incognite da tenere in considerazione, come un combat system leggermente semplicistico basato su semplici colpi dell’arma, a cui si aggiunge un colpo caricato tenendo premuto un tasto del mouse, insieme alla classica parata. L’equipaggiamento gioca un ruolo fondamentale, con una serie di anelli e quant’altro a stabilire bonus particolari. Eppure Underworld Ascendant mi è sembrato un po’ spoglio e spento, quasi mancasse del guizzo necessario a rendere l’esperienza realmente appagante.
La mia prova in quel di Colonia di Underworld Ascendant mi ha incuriosito per svariati motivi, uno su tutti l’esplorazione e l’approccio interattivo che si ha con le mappe di gioco, dove muovere cose e usare il cervello può realmente dare soluzioni differenti, che magari nemmeno gli sviluppatori avevano considerato.
Questo rende tutto immersivo, come la possibilità di plasmare il proprio personaggio secondo i propri gusti, con svariate abilità tra cui scegliere. Ma Underworld Ascendant sembra anche un titolo particolarmente spoglio e privo di carisma, con un combat system semplicistico e limitato che potrebbe annoiare sul lungo periodo. Si vedrà in fase di recensione.