Vampire the Masquerade: Swansong

Vampire the Masquerade: Swansong – Recensione

Il brand di Vampire: The Masquerade, nuovamente alla ribalta con Swansong appunto, sta attraversando un periodo che definirei abbastanza peculiare: dopo una quinta edizione cartacea rilasciata relativamente in tempi recenti, i vampiri di White Wolf sono tornati sulla cresta dell’onda, grazie anche alla buona ricezione del GDR da parte di pubblico e critica. Era quindi questione di tempo prima che arrivasse un nuovo gioco di ruolo, questa volta videoludico, a calcare i nostri schermi. Sono onesto: come tanti, ho sperato in Bloodlines 2, seguito del leggendario Vampire The Masquerade: Bloodlines di Troika Games uscito nel 2004. Ma sembra che questo sequel abbia ereditato la maledizione di Bloodlines, finendo in pieno “development hell”: al momento non sappiamo quando e se questo titolo vedrà mai la luce. 

Non tutto è perduto però. Big Bad Wolf Studios ci porta oggi nella Boston del Principe Hazel con Vampire The Masquerade: Swansong, un gioco di ruolo investigativo che mi ha sorpreso, sotto moltissimi punti di vista. Ammetto che sono partito con aspettative non elevatissime verso questo titolo, complice proprio la vicenda del travagliato Bloodlines 2, la quale ha abbattuto le mie speranze di vedere un buon gioco di ruolo basato su Vampire: the Masquerade in tempi recenti. Ma partiamo dall’inizio e iniziamo a “sviscerare” Vampire: The Masquerade – Swansong. La battuta è pessima, lo so.

Vampire The Masquerade Swansong
Un po’ di gore non può mancare in un gioco di Vampiri.

Ci troviamo a Boston, nel 2019. I vampiri esistono, ma vivono (o non-vivono) in segreto, di notte. Sono ricchi CEO di multinazionali, artisti anonimi, hacker leggendari, o anche terribili e letali psicopatici che camminano fra noi. La Corte, ovvero l’insieme di vampiri di Boston, è riunita nel palazzo del principe Hazel Iversen (si dice Principe anche se a detenere il titolo è una donna) perché è accaduto qualcosa di estremamente grave: la Masquerade è stata violata in modo eclatante. Ovvero: gli umani si sono accorti dell’esistenza dei vampiri a causa dell’errore di qualcuno, ed è scattato il codice rosso. Nessuno è al sicuro. 

Prendiamo immediatamente il controllo di uno dei tre protagonisti e iniziamo una lunga e complessa investigazione/esplorazione per sopravvivere un’altra notte nel Mondo di Tenebra ed evitare la Morte Ultima. I nostri tre succhiasangue sono Emem Louis, del clan dei Toreador; Galeb Bazory, del clan dei Ventrue; Leysha, del clan Malkavian. Ognuno di questi tre personaggi è “costruito” in modo dettagliato, con una backstory ben caratterizzata e un ruolo definito all’interno della corte di Boston. Emem è fa parte dell’élite, e le è stato chiesto di diventare una Primogenita (ovvero un posto nel “consiglio di amministrazione” vampirico della città); Galeb è il braccio destro del Principe, essendo probabilmente il vampiro più vecchio e potente della città; Leysha ha le allucinazioni, ma anche potentissime premonizioni che la hanno costretta a una vita reclusa. Sin dalle prime battute è chiaro come Swansong voglia sottolineare i complessi giochi di potere fra i vampiri, e farci pesare le conseguenze di ognuna delle nostre scelte di dialogo.

Vampire The Masquerade Swansong
Indagare nella non morte.

La situazione è ovviamente più stratificata e complessa di quanto ci si aspetti, in puro stile Vampire. Ognuno dei nostri tre protagonisti dovrà seguire la sua strada, la quale a volte incontrerà quella degli altri, a volte sarà unica e distante, senza soluzioni di continuità. Ovviamente ognuno dei nostri vampiri dovrà prendere le sue decisioni e sperimentare le conseguenze. Fra indizi, interrogatori, travestimenti e sangue (tanto sangue), le vicende del nostro trio di vampiri diventeranno sempre più intricate, complice il grande potere narrativo e suggestivo che il brand di Vampire the Masquerade detiene ancora oggi. Swansong è decisamente immersivo, e sa come tenere il giocatore o la giocatrice incollata allo schermo con colpi di scena, sequenze narrative che accelerano (o rallentano) e la sensazione di aver contribuito in prima persona allo svolgere degli eventi a schermo.

Si vede il grande potere narrativo e suggestivo che il brand di Vampire the Masquerade detiene ancora oggi

Chiaramente grosso merito di questo effetto è da attribuirsi non solo alla scrittura, che in questa produzione è più che ottima, ma anche al carisma dei tre protagonisti, resi molto bene dalle performance dei doppiatori. Anche qui, ognuno di loro ha poteri e peculiarità differenti, dovuti principalmente al clan di appartenenza: Emem ha più classe e fascino, vede i dettagli nascosti e si muove velocemente; Galeb è resistente, estremamente persuasivo e diretto; Leysha può diventare invisibile, cambiare il suo aspetto e vedere il futuro. Ognuno di loro è caratterizzato e differente, perché i vampiri di Swansong sono molto più simili a quelli immaginati nei libri di Anne Rice che non ai mostri assetati di sangue delle pellicole hollywoodiane più recenti. Non voglio indugiare oltre sulla storia, ma sappiate che la narrazione interattiva e investigativa è il vero punto di forza di Vampire the Masquerade: Swansong, e che la sceneggiatura terrò incollati/e con estrema facilità fan e appassionati/e del brand di White Wolf.

Vampire The Masquerade Swansong
Adunata alla corte del Principe Hazel.

Spendiamo ora qualche parola sulle meccaniche di gioco iniziando, chiaramente, dal sangue. Perché non si può fare un videogioco sui vampiri senza mettere di mezzo il sangue, ovviamente: la vitae, così chiamata dai cainiti (figli di Caino, il primo vampiro, n.d.r.), funge da calmante per la “bestia” interiore del vampiro, la quale è costantemente stimolata. Un esempio? Usare le discipline (i poteri vampiri) fa aumentare la nostra fame. Trovarci in una scena del crimine piena di sangue, anche. Tutto questo fa avvicinare i nostri protagonisti alla bestia: questa non è altro che uno stato privo di raziocinio nel quale i cainiti rischiano di cadere quando la fame ha la meglio su di loro. Una sorta di “berserker” che è spesso accompagnato dalla Morte Ultima per il nostro vampiro. E come fare per tenere sotto controllo questo impulso terribile? La risposta è semplice quanto inquietante: bisogna nutrirsi.

La narrazione interattiva e investigativa è il vero punto di forza di Vampire the Masquerade: Swansong

Andare a “caccia” è una pratica molto importante nel gioco di ruolo di Vampire the Masquerade, e non poteva non esserlo anche in Swansong. Per cacciare dovremo trovare stanze “adatte” all’interno di una casa o di un edificio, esplorando il luogo della nostra “scena”. Una volta trovata la stanza adatta, non dovremo fare altro che convincere una preda, ovvero un essere umano, a seguirci. E il gioco è fatto. Anche in questo caso, è nostra la decisione di prendere o meno la vita della nostra vittima: bere di più placherà la nostra sete, ma ucciderà l’innocente. Bere di meno non soddisferà del tutto la bestia, ma terrà a bada la nostra coscienza.

Vampire The Masquerade Swansong
La scheda personaggio è davvero una scheda personaggio.

Il sistema di gioco è estremamente profondo, basato proprio sulla scheda del personaggio della quinta edizione di Vampire: The Masquerade, con tanto di punti esperienza da spendere in abilità, caratteristiche e discipline. Queste ultime rappresentano i veri “poteri” di un vampiro, permettendo le azioni sovrannaturali che conosciamo bene, come muoversi velocemente, influenzare le menti e via dicendo. Fin dall’inizio del gioco, saremo noi a scegliere come potenziare il nostro personaggio, ma non mancano dei preset per chi non ha familiarità con il GDR cartaceo. Poteri e abilità vengono poi utilizzati per riuscire a ottenere successi nelle discussioni con altre persone o altri vampiri. Ma attenzione: anche i nostri interlocutori sono spesso dotati di questa caratteristiche, tanto che non è sempre saggio investire “punti volontà” per cercare di combattere una battaglia persa. Anche perché per recuperare la volontà necessaria dovremo affidarci ai consumabili, i quali a onor del vero non sono molti in ogni scenario. Pertanto, quando due personaggi si confrontano fra loro, l’esito non è mai scontato. Una discussione intensa può facilmente degenerare, e quella che sembrava un punto di non ritorno può essere mitigato a più razionali soluzioni. In caso di pareggio, c’è anche un bel tiro di dado, che farà piacere a chi, come il sottoscritto, è un amante dei giochi di ruolo cartacei. C’è da fare un plauso a questo sistema di dialogo, perché sembra più naturale e credibile di parecchi altri che ho visto in passato.

Swansong è un vero gioco di Vampire: The Masquerade, fino all’ultima goccia di sangue.

Ma ora passiamo alle note dolenti. Big Bad Wolf Studios non è certo in grado di competere con i grossi studi là fuori, quindi scordatevi delle animazioni facciali simili a quelle di Detroit Become Human. Purtroppo, nonostante il comparto grafico sia abbastanza gradevole, le espressioni dei protagonisti spesso lasciano parecchio a desiderare. Ma il doppiaggio eccellente riesce a compensare con facilità a questo difetto. Aggiungiamoci poi una sequela di tristi bug e crash vari che hanno accompagnato la mia esperienza di gioco, costringendomi a riavviare Swansong più e più volte. Spero che alcuni di questi problemi vengano risolti con nuove patch (specialmente quella di rilascio), tuttavia è davvero un peccato vedere un titolo così immersivo rompere l’incantesimo per un fastidioso bug. Ottima invece la colonna sonora, evocativa, forte, d’impatto. Perfetta per Vampire: The Masquerade.

Conclusioni

Non c’è dubbio a riguardo: Swansong è un vero gioco di Vampire: The Masquerade, fino all’ultima goccia di sangue. Un sistema di narrazione profonda e sfaccettata vi farà venire voglia di continuare a investigare, a parlare e a scoprire nuovi dettagli in più playthrough di quanti ne abbiate programmati. Big Bad Wolf Studios ha confezionato un titolo accattivante che riesce a unire con sapienza meccaniche da GDR cartaceo a esperienze prettamente videoludiche. 

Spiace vedere animazioni non sempre all’altezza della situazione e bug fastidiosi che spezzano l’immersività e la connessione con il/la giocatore/giocatrice. Tuttavia non possono inficiare un titolo che farà letteralmente la felicità degli/delle appassionati/e. Non mi aspettavo di dirlo, ma forse il vero erede di Bloodlines non è il seguito evanescente di cui non si conosce il fato, ma questa nuova, fresca iterazione che rappresenta proprio il “new blood” del quale il brand aveva bisogno. 

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Disclaimer: la recensione di Vampire: The Masquerade – Swansong è stata realizzata grazie al gentile supporto di Nacon.

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