Colonia – Di storie di vampiri, nei videogiochi, non ne sono state raccontate tante. Viene da pensare quasi, che tutte le potenzialità offerte dal setting, e dall’immaginario delle creature della notte siano state sprecate. Dontnod Games ha però già da un po’ di tempo svelato il suo lavoro con Vampyr, che pesca a piene mani in questo affascinante topic per raccontare finalmente una storia di umanità e scelte, prima che di mostri. Con una “nuova” presentazione durante la Gamescom di Colonia, il team ha svelato gli ultimi progressi del titolo, che avevamo già visto lo scorso anno e che, nonostante le grandi potenzialità, era ancora acerbo tecnicamente e in termini di interfaccia.
Nonostante il team sia ancora duramente a lavoro per portare a conclusione il suo lavoro, i miglioramenti in tal senso ci hanno colpito positivamente. Ci è stato mostrata quindi una corposa sezione di gioco, che oltre a stuzzicarci con parte della missione principale, con alcuni dei personaggi e delle fazioni con cui il nostro protagonista incrocerà il proprio cammino (i Guardiani di Prywen ad esempio), ci ha dimostrato la volontà del team di mettere in piedi una narrazione intensa, che sfrutti l’ambientazione vittoriana e il degrado dell’epidemia spagnola per raccontare qualcosa che, probabilmente, non sfigurerebbe tra le pagine di un libro, tanto è il fascino delle parole e dell’ambientazione di Vampyr.
Abbandonato il percorso principale, ci siamo ritrovati dunque dinanzi ad un dilemma: abbiamo bisogno di esperienza, per poter affrontare la prossima sezione, e il modo più facile per ottenerla non è di certo combattere con abomini o cacciatori, ma succhiare il sangue dalle persone. Al netto di un combat system divertente ma, a nostro avviso, semplicistico e a tratti ripetitivo, è questa la forza più grande di Vampyr. Scegliere chi vive e chi muore, e abbracciare le conseguenze del nostro gesto. Ogni volta che decideremo di sacrificare qualcuno per “un bene superiore” infatti, il quartiere ne risentirà, fino alla disastrosa possibilità che vada in malora, e che diventi covo di indicibili creature. Ci è stata mostrata quindi una vera e propria sidequest, legata ad una madre e ad un figlio, alcolista e omicida. Quest’ultimo era già nel mirino del nostro protagonista, ed uno scambio rapido di intenti ci dimostra quanto, quest’individuo, provi piacere nello scaricare la sua rabbia sulle sue vittime. Nel suo rapporto complice e malato con la madre, una comunque innocente anziana che è costretta ad avere un mostro in casa. La soluzione più morale, ci spingerebbe senza esitazione all’uccidere e prendere il sangue di lui, uno scarto della società. Ma grazie ad una visita all’anziana signora, scopriamo che la “qualità” del suo sangue è maggiore, e ci permetterebbe di acquisire più esperienza in meno tempo. Ecco quindi il dilemma: uccidere per una morale, o per ottenere semplicemente più potere? Vampyr si è dimostrato in questa breve sezione piuttosto interessante, sia nell’approccio alle scelte che nel modo in cui mette in scena quelel che sono vere e proprie sidequest.
Inutile dire che la scelta del team è stata quella di mostrarci la via immorale, quella di sacrificare la madre, un’innocente, per acquisire più esperienza e poter meglio affrontare i pericoli futuri. Le conseguenze? Un ragazzo in affidamento ora abbandonato a sé stesso, e uno sclerotico omicida ancora a piede libero, probabilmente ora più squilibrato del solito. Causa ed effetto, le basi strutturali più forti di qualsiasi narrazione diventano in Vampyr mezzi per affermare il ruolo del proprio personaggio nella città, oltre che per raccontare storie e microstorie sempre diverse.
Al di là delle potenzialità e premesse narrative di grande livello, Vampyr soffre della solita limitazione di budget spesso notata in altri titoli pubblicati da Focus Home Interactive. Vampyr non è un brutto gioco da vedere, sia chiaro, Dontnod è sicuramente un team navigato e il risultato ottenuto riesce a stupire per direzione artistica e per ciò che sono riusciti a costruire in termini di gameplay e ambientazione. Ma con animazioni spesso legnose ed in generale una cura dei volti non proprio stupefacente, il titolo arranca in alcuni casi nel porsi come qualcosa di memorabile. Ci ha anche dato un certo timore la presenza di alcuni elementi dell’HUD ancora work in progress, come la schermata di analisi e gestione degli abitanti di un certo quartiere. Insomma, Novembre non è poi così lontano.
In conclusione
Vampyr è un titolo dal grande potenziale, soprattutto narrativo. Ciò che abbiamo visto durante la gamescom ce lo ha dimostrato ancora una volta, nonostante alcune incertezze tecniche e di gameplay. Il viaggio nella Londra devastata dalla piaga spagnola potrebbe rivelarsi crudo, intenso e immorale, e in quanto appassionati del lavoro di Dontnod non vediamo l’ora di scoprire cosa hanno in serbo per noi.