VR Worlds – Recensione

Come lo abbiamo definito qualche giorno prima dell’uscita ufficiale di PlayStation VR e di tutti i titoli di lancio, VR Worlds è uno di quei titoli che sono l’emblema iniziale di una nuova periferica o tecnologia. È in pratica il titolo di lancio che, bene o male, dà la possibilità di testare con mano da subito quanto sia in grado di offrire il VR di Sony, e lo fa offrendo ai giocatori ben cinque pseudo-titoli con cui potersi divertire.

Uno di questi ve lo abbiamo mostrato tempo fa, parlandovene in maniera, diciamo, “particolare”, ed osservandolo da un punto di vista molto personale. Oggi invece completeremo quell’esperienza grazie al prodotto finale, che con “annessi e connessi” offerti da questo titolo Sony, non è proprio da sottovalutare del tutto.

Abbiamo detto cinque pseudo-titoli, passateci il termine, ovvero cinque generi diversi in cui cimentarsi, immergersi e passare qualche ora divertente all’interno della nuova frontiera casalinga dell’intrattenimento videoludico. Solo qualche ora sfortunatamente, perché come abbiamo detto le cinque applicazioni contenute nel titolo non possono essere considerate dei giochi completi veri e propri, e di conseguenza non devono/possono essere “misurati” come tali.

Entrando nel vivo, cominciamo brevemente da quella che dovrebbe essere il punto di partenza di questa “prima” esperienza, ovvero Ocean Descent.

Ocean Descent non è propriamente quella che si definisce un’esperienza interattiva, ma di certo è un qualcosa che vi lascerà a bocca aperta. È la classica “gita” sottomarina che avrete sicuramente visto in qualche documentario in TV, dove, all’interno di un’apposita gabbia, si viene immersi nelle profondità oceaniche alla scoperta di un mondo e di un ecosistema nettamente diverso dal nostro. Se volete conoscere un po’ più a fondo le sensazioni che si provano al suo interno, vi rimandiamo al nostro articolo speciale in cui un attempato gamer ha fatto la sua prima vera esperienza con PlayStation VR.

Per quel che riguarda il livello tecnico invece non possiamo negare che la potenza del sistema sia palesemente visibile, e ad un primo impatto infatti si può restare piacevolmente sorpresi dalla qualità estetica dell’ambientazione in cui siamo immersi (letteralmente). Gli animali ricreati digitalmente tendono ad assumere comportamenti differenti, passando dall’ignorare bellamente il giocatore all’essere completamente consapevoli della sua presenza (anche troppo in alcuni casi). Sfortunatamente, il problema di fondo di Ocean Descent si trova proprio nelle sue fondamenta. Di partenza infatti, un gioco dove non si deve/può fare nulla se non osservare, può essere divertente per qualche minuto, ma rischia di imboccare velocemente il tunnel sotterraneo della noia. Avere a disposizione soltanto tre discese poi, non è molto, ed una volta viste tutte, per quanto possano essere belle ed affascinanti, difficilmente avranno motivo di una seconda visione.

ocean-descent

Dalle ambientazione umida di Ocean Descent, passiamo in direttissima a quella sotto una pioggia battente di proiettili di The London Heist, che è l’applicazione di VR Worlds che ridefinisce la parola “azione” nel parco giochi di questa nuova periferica. Il plot della trama principale è piuttosto semplice, e vi metterà nei panni di un membro della criminalità organizzata, Qui, attraversando varie vicissitudini ed una serie di flashback, riuscirete a ricostruire gli eventi che lo hanno portato in quella scomoda situazione virtuale, riuscendo magari a salvare anche la pellaccia… Se amate gli sparatutto in prima persona, London Heist vi interesserà sicuramente, portandovi da un furto con effrazione ad un inseguimento con annessa sparatoria tra SUV e motociclisti.

Il gioco richiede l’utilizzo di due Move, le vecchie periferiche nate su PlayStation 3 per la realtà aumentata, che andranno a simulare giustamente le mani del nostro protagonista. La gestione di queste rinate periferiche è piuttosto buona, e raramente si sono verificati sfasamenti o intoppi durante la nostra prova. Il livello di interazione con l’ambiente circostante è buono, ed è difficile resistere dal cominciare a lanciare oggetti in giro o in faccia ai personaggi che incontreremo in determinate scene. Veramente fantastica la necessità di dover ricaricare recuperando i caricatori ed inserendoli fisicamente nell’arma che stiamo usando, cosa che tra l’altro ci farà capire la difficoltà di un’azione che nei comuni fps risulta invece apparentemente semplice.

Non è presente la possibilità di muoversi in giro per gli ambienti, cosa che in game sarà tradotta con sessioni da svolgere semplicemente da dietro un riparo oppure su mezzi di trasporto di cui non abbiamo il controllo, ma ciò viene incontro almeno in parte alle possibili problematiche di motion-sickness. Il livello grafico è decisamente buono, non perfetto, ma sicuramente un buon punto di partenza per definire la qualità delle future uscite.

The London Heist ridefinisce la parola “azione” nel parco giochi di PlayStation VR

Sulla stessa onda a livello grafico di The London Heist, incontriamo Scavenger’s Odyssey, con cui riusciamo a raggiungere quello che per molti è un sogno nascosto, ovvero ritrovarci nello spazio ad esplorare tutti i suoi sconosciuti pianeti. Lo faremo nei panni però di un essere extraterrestre, e non in quelli di un umano, che a seguito di ingenti danni alla stazione in cui si trova, sarà costretto a mettersi ai comandi di un pod ragniforme in grado di esplorare ambienti ostili.

Se vogliamo essere sinceri, Scavenger’s Odyssey è un po’ un mix di generi. In maggior parte sparatutto, leggermente un esplorativo in seconda battuta, ed ha al suo interno anche un pizzico di avventura (poca eh) dovuta alla sfortunatamente corta trama. A dispetto degli strani comandi che ci troveremo dinanzi all’interno del cockpit, i controlli sono abbastanza semplici, ed in parte simili a quelli di Battlezone, remake VR del titolo Atari di un mucchio di anni fa. Come anticipato, a livello tecnico il titolo mostra una buona grafica, forse non quanto il suo cugino EVE Valkyrie, ma in grado di soddisfare i primi bisogni di chi si affaccia al mondo della realtà virtuale ed ama le ambientazioni fantascientifiche collocate nello spazio profondo.

scavengers-odyssey

Danger Ball è un po’ quella che potremo considerare una sorpresa tra le applicazioni disponibili all’interno del titolo, in quanto in contrasto alla sua semplicità di gameplay, riesce ad essere terribilmente divertente e a creare una morbosa dipendenza. Capiamoci, strutturalmente non è nulla di nuovo, anzi, è l’ennesima evoluzione dell’antidiluviano Pong, che arriva sulle nostre console in veste 3D e per di più in realtà virtuale. Come nel suo preistorico predecessore, si tratterà di respingere una palla verso lo spazio di gioco avversario, cercando ovviamente di non far parare al portiere virtuale il nostro tiro e segnare quindi il punto. Vince chi arriva prima a 5 goal, ma non sarà così facile, perché gli avversari che si avranno di fronte potranno usufruire di alcune capacità di tiro particolari che potrebbero mettere in seria difficoltà il giocatore. Ogni avversario quindi avrà bisogno di una strategia particolare, ma principalmente si avrà bisogno di riflessi attivi e molto sviluppati.

Potremo affrontare il gioco principalmente in due modalità, il Torneo, che ci vedrà competere contro una serie di avversari per conquistare il primo posto del podio, e Tutto per tutto, dove invece giocheremo da soli, facendo rimbalzare la palla su di un muro su cui si andranno a posizionare dei bersagli che faranno incrementare il punteggio una volta colpiti. A comandare il nostro “respingente” avremo un controller particolare, la nostra testa armata di visore, con cui potremo fare tiri ad effetto o pregni di una forza devastante. Graficamente il titolo è pulito ma piuttosto statico, soprattutto perché l’ambientazione resta fissa sul campo da gioco, che tra l’altro risulta essere scarno e spartano. Ignavo invece il sonoro.

In effetti, se Danger Ball non riuscisse ad essere così divertente, rischierebbe di passare inosservato tra The London Heist e Scavenger’s Odyssey, ma per sua fortuna ha al suo interno un fattore di dipendenza parecchio alto, che di sicuro potrà farvi spendere molte ore al suo cospetto.

In contrasto alla sua semplicità di gameplay, Danger Ball riesce ad essere terribilmente divertente ed a creare una morbosa dipendenza

Ultimo, ma solo per ordine, VR Luge, un piccolo assaggio di cosa significa praticare uno sport estremo e pericoloso, che armati solo di una lunga tavola dotata di ruote, vi getta in ripidissime discese in mezzo al traffico cittadino. Come in Danger Ball, il controller per questo titolo sarà la nostra testa, che dovremo inclinare da un lato o dall’altro per curvare di conseguenza con la tavola. Prenderne la totale dimestichezza non sarà facile, e durante le prima partite sarà molto frequente finire contro auto, ostacoli o simili imprevisti. L’altro lato della medaglia però, è che gli impatti non saranno proprio realistici, ed a parte la perdita di qualche secondo sul tempo finale, non ci saranno danni permanenti nemmeno all’atleta, che continuerà a scendere in picchiata verso la fine del percorso. Nonostante le modalità presenti, incluse quelle delle sfide a tempo e delle sfide senza collisione, il titolo offre pochissimi tracciati, limitando in maniera drastica la potenzialità dell’esperienza.

Graficamente VR Luge riesce ad essere quasi in linea con i suoi compagni, ma tende a far perdere qualcosa nei dettagli per via della sua natura veloce ed adrenalinica.

vr-luge

Una piccola nota finale per quello che riguarda gli effetti che la realtà virtuale può indurre a chi la utilizza. Parliamo dell’ormai conosciuta motion-sickness, che potrebbe affliggere alcuni giocatori nelle applicazioni all’interno di VR Worlds. Con Danger Ball non dovreste avere nessun tipo di problema, essendo semplicemente fermi sul campo di gioco non ci sono movimenti repentini o pericolosi. Ocean Descent e The London Heist potrebbero invece farvi risentire leggermente del problema, soprattutto nelle parti in cui vi muoverete durante il gioco. Scavenger’s Odyssey e VR Luge sono invece quelli più pericolosi, il loro gameplay di base si fonda molto sul movimento, e questo potrebbe dare ai più sensibili qualche fastidio rilevante. Fate quindi molta attenzione durante le sessioni di gioco, fate spesso delle pause, ed interrompete immediatamente la sessione in caso di disturbi o fastidi.

Conclusioni

Una volta tolto il caschetto e dopo esserci ripresi dal ritorno dalla realtà virtuale, possiamo ammettere di essere soddisfatti solo in parte da quanto offerto dal pacchetto di VR Worlds. Chiaramente è un titolo volto più a dimostrare le capacità di PlayStation VR, e che quindi prepara alle future uscite di titoli più complessi e longevi, ma non è invece un prodotto che riesce ad offrire un’esperienza completa nel senso stretto del termine.

Al pari di altri titoli usciti al lancio della periferica inoltre, il rapporto prezzo/contenuti non è propriamente il massimo, risultando quindi vistosamente alto, ed anche se è una “raccolta” di cinque titoli, un prezzo più abbordabile sarebbe stato certamente più adeguato. Perlomeno le ambientazioni proposte all’interno delle applicazioni offerte sono varie, e spaziano abbastanza da poter interessare ed intrigare il giocatore, che molto probabilmente potrebbe desiderare di approfondire in futuro la propria esperienza virtuale con titoli di un livello superiore. Il punto debole principale per l’intero titolo, è infatti l’esigua durata di tutti e cinque i giochi contenuti, che non riescono così a mantenere alta la longevità globale, e a parte The London Heist che possiede dei finali multipli, non offrono nemmeno motivazioni valide per essere rigiocati.

Se state quindi per addentrarvi nel mondo della realtà virtuale di Sony, potreste ponderare l’acquisto di PlayStation VR Worlds, ma solo se ancora non siete sicuri che la nuova frontiera videoludica di PlayStation VR sia di vostro gradimento e siete perciò in cerca di un titolo ad ampio raggio che vi mostri le potenzialità di questo magico mondo virtuale.

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