Wargroove

Wargroove – Recensione

Chi di voi non conosce Advance Wars? Lo strategico a turni sviluppato da Intelligent Systems per il Game Boy Advance nel 2001 (e i successivi seguiti portati poi dalla stessa software house su Nintendo DS)?
Se siete dei veri fan della grande N, non potete non averne sentito parlare almeno una volta. L’ultima pubblicazione risale addirittura al 2004 e sono molti i videogiocatori in attesa che lo studio giapponese annunci qualche novità per Switch.

Nel frattempo però, i volenterosi ragazzi di Chucklefish hanno portato sugli scaffali di PlayStation 4, Xbox One, PC e Switch un titolo orgogliosamente ispirato proprio ad Advance Wars: Wargroove.
Il gioco, oltre ad essere un potente inno alla nostalgia (complice tra le tante cose, la meravigliosa grafica stile 32-bit) è un eccellente esponente del classico strategico a turni, forse uno dei migliori da molti anni a questa parte.

La trama di Wargroove si dipana in modo abbastanza semplice: nei primi minuti di gioco, che fungono anche da sbrigativo tutorial, il giocatore impersona la vampira Sigrid che getta il regno di Cherrystone nel caos più totale portando a compimento l’assassinio di Re Mercival. Mercia, sua figlia, avrà l’arduo compito di riportare la pace nel regno, affrontando mostruose creature e potenti negromanti.
Nonostante le premesse seriose, i dialoghi e gli intermezzi che accompagnano il giocatore durante l’avventura assumono sempre un tono scanzonato e molto leggero, spesso accompagnato da battute e giochi di parole. Questo è sicuramente un punto a favore della produzione Chucklefish che evita pedanterie persino nelle battaglie, cuore pulsante di Wargroove.

Wargroove

Gli scontri principali sono caratterizzati da 4 casate disponibili: ognuna di esse è riconoscibile attraverso i propri colori, ma sul campo di battaglia le unità sono sempre le medesime. Sarà quindi fondamentale studiare il terreno, il numero di unità e le loro abilità, che possono ovviamente essere diverse anche a seconda del tipo di nemico da affrontare. I balestrieri ad esempio, sono ottimi per colpire dalla distanza, mentre i picchieri massimizzano il danno se attaccano l’uno vicino all’altro (sferrando un colpo critico, che praticamente tutte le unità hanno ma che si realizza in modi diversi).
I capitani invece, unità speciali disponibili solo dopo alcune missioni iniziali, possono sfruttare il Wargroove, un potere speciale che varia a seconda del personaggio e genericamente permettere di potenziare (o curare) in modo significativo il proprio battaglione, ma anche attaccare o fornire un turno extra a determinate unità; cambiando talvolta l’esito dello scontro. Esito che può essere previsto da un’apposita schermata, impedendo quindi al giocatore di fare scelte assennate.

In alcuni momenti Wargroove presenta vere e proprie sfide al vostro ingegno

In ogni caso il livello di difficoltà del gioco sale in maniera proporzionata al progredire dell’avventura e se all’inizio avrete l’impressione di essere “pilotati” verso il successo dai continui suggerimenti dell’IA, state pur tranquilli che durerà poco. In alcuni momenti Wargroove presenta vere e proprie sfide al vostro ingegno e più di un’occasione sarete costretti a ripetere le missioni per intuire il giusto approccio strategico (senza contare che basta un piccolo errore per mandare in fumo una tattica a lungo termine).

Proprio per questo, il titolo fornirà sempre una giusta dose di informazioni al giocatore, cercando di spiegare in modo rapido ma approfondito eventuali novità nelle collaudate meccaniche di gioco, come unità nemiche mai incontrate prima, struttura della mappa o eventuali poteri speciali.

Wargroove

Oltre alla campagna principale, in Wargroove ritroviamo una serie di modalità da far invidia a produzioni ben più blasonate. Il gioco vanta infatti una modalità Arcade, dove è possibile affrontare le mappe dell’avventura principale, ma riportate in versione ridotta e speculare, ottimo spunto per sessioni di gioco brevi ed intense.
Ci sono poi i Puzzle, che mettono i giocatori di fronte ad una serie di obiettivi strategici, per il cui completamento è doveroso sforzarsi parecchio, poiché si avrà a disposizione un solo turno. Ed infine il multiplayer (anche online con tanto di cross-platform), competitivo o cooperativo, sempre per un massimo di 4 giocatori.

Un piccolo gioiello, una di quelle sorprese che non ti aspetti

Menzione particolare all’editor delle mappe (che possono poi essere condivise con gli altri giocatori), completo, ma non troppo semplice nella gestione: un modo per spingere i più creativi a creare nuove mappe ed aumentare così la longevità del titolo.
Tecnicamente il titolo è una piccola bomboniera, dotato di uno stile grafico impeccabile che ricalca le vecchie glorie a 32-bit, con colori sgargianti ed animazioni sempre enfatizzate, come vuole la tradizione.

Conclusioni

Wargroove è un piccolo gioiello di inizio anno, una di quelle sorprese che non ti aspetti, oscurata dall’opulenza dei titoli tripla A (e in questo inizio 2019 ne abbiamo avuti tantissimi), ma non per questo meno valida.

Un ritorno al passato coi fiocchi, che fa delle classiche meccaniche di gioco un vanto più che una debolezza: ispirarsi al lavoro di Intelligent Systems e ai grandi strategici del passato è ciò che ha permesso a Wargroove di diventare quello che è adesso, arricchito ovviamente di una serie di extra da sottovalutare, come l’editor delle mappe o il multiplayer online.
Acquisto caldamente consigliato non solo per tutti gli amanti del genere, ma anche per i neofiti che si affacciano per la prima volta a titoli di questa risma, ricordando inoltre che è venduto a prezzo budget.

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