dawn of war III
20 Apr 2017

Warhammer 40,000: Dawn of War III – Recensione

“Nella tetra oscurità del lontano futuro c’è solo guerra.” Vent’anni fa questa frase bastava a trasformare innocenti adolescenti in macchine da guerra fedeli all’Imperatrore dell’Umanità, catturati dalle iconiche e violente ambientazioni di Warhammer 40’000, uno dei brand più forti e meglio sviluppati di Games Workshop. D’altro canto, era impossibile non affezionarsi ai marines in armatura, ferventi fanatici pronti a dispensare mazzate a qualsivoglia avversario, dai sinuosi Eldar ai nerboruti Orki, passando per i demonici servi del Chaos e gli xenomorfi Tiranidi. Le miniature di Warhammer 40’000 sono familiari praticamente ad ogni giocatore, e questo incredibile risultato è stato possibile anche grazie al contributo digitale che la serie Dawn of War di Relic ha apportato nel corso degli ultimi dodici anni.

Nel 2004 infatti il primo Dawn of War portava morte e distruzione sui nostri PC, rivelandosi un titolo diverso ed originale in mezzo al panorama degli RTS dell’epoca. Il primo capitolo del franchise è stato pesantemente supportato da Relic con ben tre espansioni (Winter Assault, Dark Crusade e Soulstorm) ed ha presentato per la prima volta eroi del calibro di Gabriel Angelos dei Blood Ravens e la veggente Mecha dell’Arcamondo Eldar. La saga di Dawn of War ha preso poi una svolta inaspettata nel 2009 con l’arrivo di Dawn of War II, un capitolo dallo stile differente, che abbandona le meccaniche di base building a favore di una più netta somiglianza con la serie Company of Heroes. Nonostante la nutrita fanbase del franchise, la saga non vede più un seguito a causa della pessima situazione finanziaria di THQ, che fallisce nel 2013. Toccherà a SEGA riprendere possesso delle licenze e dare nuovamente in mano a Relic lo sviluppo di Dawn of War III, annunciato a maggio del 2016 e finalmente in dirittura d’arrivo.

Dawn of war III
Un accampamento degli Orki, in tutto il suo rocambolesco splendore.

Dawn of War III rappresenta, prima di tutto, un forte e diretto ritorno alle origini della serie. Il focus sulle schermaglie e sulle squadre, così preminente in Dawn of War II, è stato abbandonato per una scelta più orientata alla strategia e al base building. Ci troviamo di fronte a quello che vorrebbe essere l’erede di entrambi i capitoli, ma che appare indubbiamente legato alla prima iterazione del franchise. Anche questa volta tornano i Blood Ravens e il loro maestro capitolare Gabriel Angelos, un personaggio troppo importante e carismatico per essere lasciato indietro, la veggente Macha, leader della fazione Eldar e il temibile e folle kapoguerra Orko Gorgutz. Manca all’appello una quarta fazione, rappresentata dagli Space Marine del Caos nel primo capitolo e dai Tiranidi nel secondo. Questa mancanza ci lascia un po’ perplessi, sarà che ci eravamo abituati bene con le precedenti iterazioni del franchise, ma era del tutto lecito aspettarsi quattro armate comprese nel gioco base. Siamo sicuri che Relic ha già pensato al futuro, prevedendo espansioni che amplieranno l’offerta (al momento limitata) delle fazioni dietro pagamento.

Dopo aver avviato il gioco ed aver assistito alla spettacolare sequenza introduttiva, veniamo catapultati immediatamente sul campo di battaglia per affrontare tre missioni tutorial, che ci spiegheranno le principali novità e le basi tecniche per affrontare al meglio le schermaglie di Dawn of War III. Sin dalle prime battute di gioco è chiaro come Relic abbia voluto creare un RTS “tradizionale” ma dai toni moderni, che riprende pari pari le meccaniche più ortodosse del genere, ovvero l’investimento temporale nella costruzione di immense armate e nel potenziamento della propria base per primeggiare sul campo di battaglia. Tuttavia a questi elementi più conservatori si aggiungono le unità eroiche ed élite, che ricordano più i personaggi di un MOBA che non le unità speciali del secondo capitolo.

Dawn of War III rappresenta un forte e diretto ritorno alle origini della serie

Per abituarci a comprendere al meglio le esigenze di micro gestione delle unità, ci addentriamo immediatamente nelle diciassette missioni che compongono la campagna principale. Va notato che il menù principale del gioco è pulito e diretto, di intuibile navigazione e privo di fronzoli. Cliccando sulla campagna potremo scegliere una delle tre difficoltà messe a disposizione dal gioco (facile, medio e difficile). È possibile cambiare la difficoltà delle missioni in qualunque momento, e accedere nuovamente ai tutorial in caso avessimo qualche problema in corso d’opera. A differenza dei capitoli precedenti, in Dawn of War III non è possibile affrontare la campagna con una sola delle tre fazioni disponibili: il gioco ci farà quindi alternare il controllo di Orki, Space Marine ed Eldar durante la loro guerra per recuperare la Lancia di Khaine, un artefatto misterioso e dal potere incommensurabile. Questo artificio narrativo serve in realtà per trasformare la campagna in un gargantuesco tutorial che ha il fine ultimo di renderci competenti con la gestione di tutte e tre le armate, facilitando la transizione verso il comparto multigiocatore.

Ed è proprio in quel frangente che Dawn of War III cerca costantemente di bilanciarsi, rimanendo sospeso fra le battaglie più dirette e veloci del secondo capitolo e la vastità gestionale della prima iterazione. In ogni match ci saranno sempre e solo due team, composti da un minimo di uno fino ad un massimo di tre giocatori, che cercheranno di distruggere una particolare struttura nemica denominata Power Core. Questa dinamica elimina completamente la necessità di distruggere le strutture avversarie, ricordando molto da vicino un match di DotA 2 o di Heroes of the Storm. Il Power Core è difeso da diversi “edifici protettivi”, come dei generatori di scudi e delle torri difensive. Per poterci avvicinare al cuore delle strutture nemiche dovremo prima eliminare il generatore, poi abbattere le torri ed infine chiudere il match distruggendo il Power Core. Se da un lato questo tipo di schermaglia inibisce i “trucchetti” che venivano utilizzati in passato per distruggere le basi avversarie nei primissimi minuti di gioco (specie con gli Orki), dall’altro rende praticamente inutile la difesa della base, che non essendo più l’obiettivo principale degli avversari passa in secondo piano. Non sorprende quindi l’assenza di torrette difensive edificabili dal menù di costruzione.

Dawn of War III

Per avere una chance contro il Power Core dovremo preparare, di base, un’armata di dimensioni medie per l’assalto al generatore, raccogliere risorse per mettere in piedi un esercito di dimensioni notevoli e assaltare la torretta corrispondente prima di un attacco diretto (con tutto quello che abbiamo) contro il cuore delle forze nemiche. Ad influenzare ancora di più il gameplay delle partite online ci pensano le “Escalation Phases”, quattro fasi di gioco che si attivano con il passare del tempo (per la precisione ogni 10 minuti) e che conferiscono bonus crescenti a tutti i giocatori. Un attento pianificatore potrà trarre un immenso vantaggio da questi miglioramenti, riuscendo a ribaltare partite date quasi per perse negli ultimi minuti di gioco. Questo modo di affrontare il multigiocatore farà sicuramente storcere il naso ai puristi, abituati ad un ritmo di gioco differente e al totale annichilimento del nemico come fine ultimo.

Per costruire le nostre unità avremo bisogno di catturare determinati spot sulla mappa, per costruirvi successivamente una struttura denominata “punto d’ascolto” (listening post) che produrrà preziosa valuta convertibile in potenziamenti, fanteria, veicoli o nuove costruzioni. La raccolta di risorse, che nella serie Dawn of War è storicamente divisa fra energia e requisizione, aggiunge inoltre una terza, preziosa unità: i Punti Elite. Questa moneta viene generata lentamente, e in pochissime unità, ma se avremo la pazienza e la strategia necessaria per accumularne abbastanza potremo sbloccare le nuove, potentissime unità d’élite. Stiamo parlando di incredibili personaggi in grado di influenzare pesantemente l’esito di qualunque match, come il kapoguerra Gorgutz per gli Orki, la letale Jain Zar degli Eldar e la possente Lady Solaria degli Space Marine. Ogni armata ha a disposizione diverse unità elitarie, ma l’utilizzo di questi potenti eroi è limitato: prima di ogni match dovremo decidere quali schierare nell’imminente battaglia, e la scelta è limitata a tre unità. Dawn of War III costringe così il giocatore a pensare strategicamente ed a prepararsi prima di ogni partita.

Dawn of War III costringe il giocatore a pensare strategicamente

Completando missioni della campagna single player o partecipando a match online verremo premiati con un numero variabile di punti esperienza per le unità d’élite ed un altrettanto variabile numero di Teschi (che si aggira solitamente sulla trentina), ovvero una singolare valuta in-game che ci permetterà di acquistare le Dottrine, un’altra interessante novità introdotta da Dawn of War III. Quest’ultime sono infatti dei particolari potenziamenti selezionabili nel menù dedicato alle unità d’élite e che avranno un diretto impatto sullo svolgimento di tutte le nostre partite. In Dawn of War III sono presenti due diverse tipologie di questo power-up: le Dottrine d’Elite, che sono in grado di migliorare specifiche unità elitarie e che necessitano della loro presenza sul campo di battaglia, e le Dottrine Standard, che offrono diversi effetti e vantaggi per l’intera armata, e che hanno efficacia sin da subito. Possiamo equipaggiare un massimo di sei Dottrine in una partita, delle quali una sola Dottrina d’Elite per ogni unità elitaria, e tre Dottrine Standard.

Il meccanismo delle Dottrine fa sì che durante qualunque partita ogni esercito sia sempre diverso da quello degli avversari, premiando lo stile di gioco dei giocatori più attenti e tattici rispetto a quelli meno accorti. Questa caratteristica di personalizzazione delle armate, unita all’army painter, una feature che ci permette di rendere unici colori e stendardi dei nostri eserciti, rende Dawn of War III un prodotto maestoso agli occhi dei fan di Warhammer 40’000, che riesce a veder realizzato un sogno, quello della trasposizione digitale più fedele dell’universo creato da Games Workshop. Infatti, anche utilizzando le stesse fazioni, le possibilità di trovare un avversario con una build di armata simile alla nostra sono davvero, davvero basse.

Dawn Of War III
Alcune delle unità d’élite degli Space Marine.

Parlando delle armate, è chiaro come le tre fazioni siano radicalmente differenti l’una dall’altra. Gli Space Marine sono la scelta più ovvia per chiunque sia un novizio in ambito RTS; i figli dell’Imperatore sono così versatili da adattarsi bene a qualunque tipo di giocatore. Tuttavia la loro “aura di invincibilità” che li contraddistingueva dagli altri eserciti nei primi capitoli è andata smarrita in questa iterazione, che li ha resi più deboli bilanciando però di fatto il gioco. Fa comunque un po’ male vedere intere squadre tattiche cadere sotto i colpi nemici esattamente come se fossero fanteria qualunque. Questa rappresentazione smorza forse l’entusiasmo dei fan di lunga data, che ricordano la devastazione che gli Space Marine erano in grado di scatenare anche se drammaticamente inferiori di numero rispetto agli avversari.

Nonostante questo “depotenziamento”, la fazione capitanata da Gabriel Angelos è comunque incredibilmente divertente e versatile da utilizzare. Gli Space Marine hanno dalla loro una mobilitazione delle truppe piuttosto veloce, grazie ai drop pods che permettono di schierare immediatamente sul campo di battaglia fino a tre gruppi di unità. Possiedono inoltre un buon range di truppe di fanteria ed altrettanti veicoli (manca però all’appello il Land Raider). Impossibile non citare il dreadnought, fantastico bipode in grado di sminuzzare i nemici in maniera incredibilmente tamarra. I veterani dell’umanità hanno inoltre accesso al potentissimo bombardamento orbitale, un fascio laser sparato dal cielo direttamente addosso ai nostri nemici. Questa abilità è disponibile nel late game, e se utilizzata correttamente è in grado di assicurare la vittoria sugli avversari. Il tocco finale lo danno le unità elitarie della fazione, da Gabriel Angelos stesso ai temuti Terminators

Dawn of War III è un prodotto maestoso agli occhi di un fan

Nonostante la presenza degli Space Marine sia ottimamente realizzata, sono gli Orki a rubare la scena: i verdi e brutali guerrieri hanno un carisma eccezionale, e Relic è riuscita a rendere giustizia alla loro WAAAGH! nel migliore dei modi. I “ragatzi” sono una delle armate più divertenti da utilizzare, principalmente per l’incredibile quantità di unità che è possibile schierare per soverchiare l’avversario. Queste sono inoltre facilmente potenziabili grazie al nuovo sistema dei rottami: ogni volta che gli Orki distruggeranno un’unità meccanizzata nemica, si genereranno degli utilissimi scarti, rottami con il quale è possibile fare davvero di tutto, dal potenziare le truppe con pistole più grandi (dakka, dakka, dakka!) o utilizzare i gretchin per creare mezzi di trasporto a prezzo ridotto. Aggiornando le nostre unità con i rottami riusciremo a sbloccare nuove skill, nuove capacità e migliorare danni e resistenza. Anche le torri Waaagh! costruibili nel nostro campo base possono produrre rottami, rendendo più facile migliorare i “ragatzi” e aumentando la pericolosità delle armate degli orki. La loro estrema duttilità li rende l’armata più indipendente di tutte rispetto alla propria base, nonché una delle più divertenti da giocare, grazie anche alle loro battute rocambolesche ad opera di un doppiaggio azzeccato.

Gli Eldar tornano accompagnati dalla Veggente Macha, un’eroina che abbiamo imparato a conoscere già dal primo capitolo della serie. Esattamente come nel famoso gioco di miniature, gli Eldar rappresentano l’armata più sofisticata delle tre giocabili, in grado di nascondersi dagli occhi del nemico, stordire gli avversari per farli a pezzi con un turbinare di spade proveniente dalle Banshee ululanti. Le loro unità sono letali quanto complesse, e necessitano di un micro managing pressoché costante per dare il massimo. La veggente stessa ha tre abilità che vanno sfruttate al massimo in combinazione con fanteria e veicoli; gli Eldar necessitano di essere guidati in battaglia più di ogni altra razza giocante. Inoltre, a differenza di Space Marine ed Orki, ogni unità Eldar è dotata di uno scudo personale, e reagisce ad abilità passive di strutture come i portali. Imparare a giocare questi elfi spaziali è più difficile che approcciarsi a Space Marine ed Orki, ma sicuramente le soddisfazioni per un buon Eldar player non tarderanno ad arrivare, che riuscirà ad annichilire i nemici a suon di combo, di tempeste Eldricht e di attacchi lampo.

dawn of war III

Infine, ognuna delle tre armate è dotata di una super abilità, ovvero un’arma definitiva disponibile nel late game in grado di infliggere danni considerevoli e, se utilizzata con criterio e con una buona strategia, chiudere una partita. Gli Space Marine potranno richiedere la proiezione di un raggio della morte dall’orbita, che distruggerà ogni cosa che vada incontro al suo lento ma inesorabile cammino. Gli Eldar scateneranno una tempesta arcana di puro potere psichico, in grado di rallentare le unità e conseguentemente di abbatterle con violenza. Gli Orki dal canto loro possono far letteralmente piovere asteroidi addosso ai malcapitati avversari, decimando le truppe nemiche senza pietà.

Una delle migliori trasposizioni videoludiche dell’universo di Warhammer 40’000

Passando al lato tecnico, possiamo ammettere che Dawn of War III è una piccola meraviglia: nonostante non siamo di fronte ad una magnum opus grafica, gli ambienti del gioco riescono nel difficile compito di catturare l’atmosfera originale di oppressione e disperazione alla quale l’oscuro futuro di Warhammer 40’000 ci ha abituati. Anche se non si riesce a “scrollare” per zoomare sino a livello del suolo, emerge comunque la cura che Relic ha infuso durante la creazione di texture e modelli poligonali di strutture ed unità. Lo stile artistico è fedelissimo alle fonti originali, portando con successo su PC i decadenti tratti delle armate di Games Workshop. Anche la gestione di ombre e shader appare fluida e convincente. Un poco sottotono le animazioni, che speravamo fossero più varie (anche rispetto al primo capitolo). Menzione d’onore per le prestazioni del gioco: nonostante la maggiorazione delle unità a schermo rispetto al primo ed al secondo capitolo del franchise, Dawn of War III si comporta egregiamente, rimanendo sempre sopra gli 80fps anche su PC di fascia media (a patto di lasciar scegliere le opzioni grafiche all’ottimo configuratore presente nelle opzioni).

Il giudizio sul sonoro è invece altalenante: se da un lato ci sono ottime performance dai doppiatori dei personaggi più prominenti, come Gorgutz, Angelos e Macha, le truppe generiche non ci sono rimaste particolarmente impresse, con voci pressoché simili fra loro (che il Dreadnougth abbia una voce somigliante ad un Marine è eresia!). Fantastiche invece le voci degli orki, che vi strapperanno più di un sorriso in parecchie occasioni. Le musiche sono a tratti epiche e, purtroppo, a tratti dimenticabili. Si tratta tuttavia di piccolezze che non possono minare l’ottimo lavoro svolto da Relic.

Conclusioni

Warhammer 40’000: Dawn of War III è il gradito ritorno di uno degli RTS più amati di sempre. L’incredibile carisma dei personaggi di Games Workshop conquisterà facilmente fan di vecchia data e nuovi appassionati, che troveranno nell’ultimo lavoro di Relic un degno erede delle prime iterazioni del franchise. Una campagna single player memorabile, un’elevata personalizzazione di armate ed unità eroiche contribuiscono a rendere Dawn of War III una delle migliori trasposizioni videoludiche dell’universo di Warhammer 40’000.

Tuttavia la modalità multigiocatore prende in prestito parecchi (e forse troppi) elementi dai MOBA più gettonati del momento, e questo è un fattore che può fare storcere il naso agli appassionati più puristi del brand. Nonostante questo, Dawn of War III è immensamente divertente, e non possiamo che consigliarne l’acquisto a tutti i cultisti della Master Race che abbiano un debole per gli RTS e per la sfacciata esagerazione tipica del mondo creato da Games Workshop. 

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