News 29 Nov 2015

Warhammer : End Times Vermintide – Recensione

I First Person Shooter sono certamente tra i più gettonati dall’utenza PC, ma non è un’affermazione legata al solo crescente successo degli ultimi anni, anche sulle altre piattaforme.

Si distinguono infatti per varie tipologie e vari stili di gioco; ci sono quelli immortali tipo gli “Arena“, che hanno fatto la storia del genere, anche se oggi forse è una modalità  declinante in popolarità (ma hey,  non dimentichiamoci di Serious Sam), passando per gli quelli tattici, a squadre, che anche loro spopolano da anni, e qui il pensiero vola subito all’immortale Counter-Strike, ma ultimamente, grazie sopratutto a Valve e al suo Left 4 Dead, si è sviluppato un nuovo stile di FPS cooperativo che comprende ancora pochi esponenti, e che possiamo  definire come “coop-orda”.
Ovviamente i due Left 4 Dead hanno fatto da canone per questa tipologia di gioco, e non è facile aggiungere qualcosa a questi due titoli che possono sembrare praticamente perfetti.

Cambiare ambientazione? Sicuramente passare dal genere zombie alla fantasy eroica, appoggiandosi in particolare ad un brand come Warhammer Fantasy, può essere un’ottima idea, ma basterà?
Basterà a rendere Warhammer: The End Times – Vermintide un gioco di spessore, un titolo valido che non viva di luce riflessa, che non si ancori e riproponga meccaniche e situazioni a carta carbone, già vissute e rivissute nei titoli Valve?

L’ambientazione di sicuro è peculiare, mai avrei pensato di giocare a un fps cooperativo a orda basato sull’entusiasmante mondo creato da Games Worklshop.
Nel gioco, ambientato come suggerisce il titolo stesso, nell’era della fine del mondo di Warhammer, saremo chiamati ad impersonare uno dei cinque stereotipi classici del genere, ognuno con le sue peculiarità: l’arciere, il soldato imperiale, il nano, il cacciatore di streghe o il mago del fuoco.

Ogni personaggio è dotato sia di attacchi a distanza che corpo a corpo, con delle preferenze e tendenze sicuramente, ma non sempre, molto marcate: il soldato imperiale, ad esempio, è dotato di armi da mischia dalla potenza superiore, in grado di spazzare via più skaven con un solo colpo, quindi un ottimo “tanker”, ma ha anche ottime armi da fuoco che permettono di seminare il panico con precisione fra le fila nemiche.

Stesso dicasi per l’arciere che, se ben equipaggiato, è un buon combattente corpo a corpo, molto veloce ed agile; peculiare è sicuramente il mago, che è il miglior combattente a distanza potendo non solo regalare raffiche di fuoco ai ratti skaven, ma anche lanciare dolorosissime sfere di fuoco, che conflagrano come delle classiche granate esplosive.

Una volta iniziato il gioco le similitudini con L4D sembrano evidentissime, a tratti sfacciate; la struttura del gioco è quella: farsi strada attraverso più o meno intricati livelli fronteggiando orde e orde di zom… Skaven, portando a termine vari compiti, come distruggere enormi manufatti facendo saltare le catene che li imbrigliano, o anche raccogliere sacchi di grano e riunirli in un carro per la fuga (chi si ricorda il fantastico e romeriano livello delle taniche di gasolio di L4D lo troverà familiarissimo). Terminato il compito si fugge verso la “Safe House”, che in questo caso è incarnata nel “carro da fuga” di Olesya; sempre scappando/fronteggiando orde e orde e orde di Skaven ovviamente.
A prima vista parrebbe non avere una propria identità questo titolo firmato FatShark.

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Non proprio, in realtà, approfondendo il gioco: superando l’occhiata superficiale, alcuni aspetti confermano infatti le similitudini, altri, invece, distanziano questo titolo dal classico Valve. Su tutti, la costruzione degli ambienti e l’interazione dei nostri alter ego digitali con il mondo di gioco.

Left 4 Dead divenne famoso anche per la sua intelligente gestione dell’interazione dei personaggi con l’ambiente circostante, fatto di avvisi, richieste di aiuto automatiche e contestualizzate con la situazione in corso.
Succede similmente anche qui, forse anche più marcatamente, ed è una fortuna, considerando lo stile più rude e diretto, che rende la fruizione del gioco quasi naturale, in quanto ricorrere alla  chat di testo è spesso inutile (almeno per le funzioni basilari e vitali), e il tutto è più pulito e funzionale di quanto avrebbe rischiato di essere.

Per quanto il combattimento di mischia fosse presente anche nei L4D, (sopratutto il secondo), va precisato che qui riveste un ruolo principale (ci sono armi da fuoco e da tiro ma sono limitate, in munizionamento ed efficacia) e il rischio era che si risolvesse il tutto in una bolgia, in una rissa  incomprensibile di “spadate” e di svirgolate di martelli da guerra insensate; invece il titolo è leggibile, giocabile e strategicamente rilevante. I nostri PG non saranno avari di informazioni sull’ambiente esterno, non limitate solo a “meds here!” ma anche ad indicare ad alta voce la strada ai nostri compagni, oltre che ad arricchire la partita da colorite discussioni.

Il grado di “consapevolezza” automatica che forniscono i PG in questo genere di giochi, è spesso sottovalutato, e Vermintide in questo rappresenta un totale successo, rendendo rapida la comprensione di ogni situazione, come l’approcciarsi dei nemici più “peculiari” (in questo caso un supertroll, uno skaven con la picca che ci appenderà, letteralmente, e uno che ci immobilizzerà riempiendoci di botte fino alla morte).

Rimane comunque un gioco sporco, diretto e muscolare, rispetto alla controparte zombesca, quindi alcun senso di frustrazione viene mai generato dal gioco stesso: il fallimento sarà sempre ed esclusivamente colpa nostra e della nostra squadra.

Vermintide è un gioco dalla discreta difficoltà, e sopratutto il primo approccio è certamente abbastanza duro; ci vuole un bel po’ di pratica per padroneggiare il gameplay di questo titolo, che pure non pretende certo di simulare combattimenti all’arma bianca (non se ne avrebbe il tempo, assaliti come siamo da orde di Skaven!). Non vuole essere certo un emulo di Warband, ma nemmeno di un Chivalry: semplicemente non può esserlo, nello stesso modo in cui L4D non vuole e non può e vuole essere un Battelfied.

All’inizio mi son sentito quasi deluso, lo ammetto, per la semplicità dell’approccio dell’arma bianca, dal feeling scarso e vagamente posticcio dell’armamentario, seppur molto vario.
A lungo andare ho dovuto però ammettere che il sistema di combattimento si sposa perfettamente con la frenesia del gioco: avere due singoli attacchi, corpo a corpo, uno normale ed uno a carica, più o meno forte a seconda del tempo della pressione del tasto sinistro del mouse, una  parata e spinta col tasto destro (che può diventare un affondo in certi casi) è forse l’unica opzione che può sposarsi con questo tipo di gameplay, dove i nemici da affrontare non sono individui in carne ed ossa, ma gruppi infiniti di folli topi assetati di sangue.

Benché sia semplice prendere confidenza con esso, il sistema di combattimento non è però assolutamente elementare nella sua applicazione sul campo: “semplice” non vuol dire “facile”, dovremo essere molto familiari nella gestione della nostra combo corpo a corpo/distanza scelta, nel comprenderne l’efficacia nella mischia, se far razzie a distanza, se tenere la posizione, e poi con una spinta sacrificare la nostra stamina per liberarci di uno stuolo di skaven, guadagnando così una migliore posizione sul terreno, e poter fare a pezzi con un potente fucile la serie di skaven in armatura che si avvicina.

Come si suol dire, pochi fondamentali, ma dalla cui totale padronanza dipende gran parte dell’esito delle missioni.

Una particolarità invece, divide nettamente Vermintide dai L4D, ed è sicuramente la sua principale peculiarità: il loot.
In soldoni, il sistema di looting si fonda in parte sul caso, in quanto al superamento di livello finiremo in una schermata dove potremo lanciare una serie di dadi: la qualità delle facce che usciranno ci garantiranno un’arma più potente.

Avremo inoltre anche una forgia, dove poter potenziare tramite alcune gemme le nostre armi, o fonderne per ottenerne altre.
C’è un particolare molto importante che riguarda il lancio dei dadi del bottino: l’acquisizione durante le missioni di tomi e grimori infatti aumenteranno esponenzialmente la possibilità di un lancio di dadi fortunato, e di conseguenza favoriranno l’acquisizione di equipaggiamento raro.

I tomi e i grimori si trovano sempre negli stessi luoghi, e questo favorisce un approccio al gioco che tiene conto anche di questo fattore (per alcuni giocatori solamente), ovvero la ricerca e la collezione di questi potenti oggetti per arrivare a realizzare lanci di dadi favorevoli. L’uso di tomi e grimori, però, ci impedirà di utilizzare pozioni curative, pozioni potenzianti e medikit, quindi ci complicheranno decisamente la vita, ma il premio varrà l’impresa.
Questo sistema di loot tende quindi a creare giocatori che conoscono a menadito i livelli, e che giocheranno spesso quasi con questo unico fine: è evidente infatti come molti player farmino senza pietà i primi livelli a difficoltà massima, per massimizzare loot e quindi equipaggiamento.

I giocatori meno ossessionati e più pacati, non devono temere; Vermintide non è solo di  farming anonimo e selvaggio i livelli sono in buon numero e molto vari, e visivamente  Ubersreik e tutte le sue pertinenze sono bellissime, il sogno fantasy gotico di  ogni appassionato di Warhammer declinato a videogioco in prima persona.

Se quindi siete affranti dalla difficoltà del gioco, abbastanza alta in effetti, (anche a Normal una squadra che non sia ben affiatata avrà molti problemi a terminare alcune missioni),  o siete stufi di player che hanno solo in mente il grind continuo, potrete godere comunque di un gran bel gioco che vi terrà compagnia per molte piacevoli ore. Non vergognatevi di essere un po’ dei turisti del gameplay, settate pure il livello di difficoltà a Facile se gli insuccessi diventano troppi, e divertitevi!

In conclusione…

Avete degli amici con cui fare squadra, avete fatto indigestione di zombie e amate il meta-universo di Warhammer Fantasy? Beh avete già letto troppo, compratelo e divertitevi.

Se in aggiunta siete un gruppo ben affiatato e vi piacciono le sfide molto dure, allora Vermintide è proprio pane per i vostri denti.
Viceversa, in caso siate un player leggermente sociopatico, non avete amici con cui fare coop regolarmente (o mai)… beh, rischierete ugualmente di divertirvi, ma in modi diversi.
Qualche bug, e una non perfetta ottimizzazione del motore grafico che tende ad avere improvvisi e inspiegabili rallentamenti non deturpano l’esperienza di gioco: tentano di minarla, ma rimane sempre avvicente, frenetica e competitiva.

Vermintide offre stimoli molto diversi, sia che siate curiosi e maniaci della personalizzazione, collezionisti/modificatori, proverete una grande gioia ad approfondire i cinque personaggi e i loro stili di combattimento,  sia che siate solo curiosi di affrontare una bella avventura. In ogni caso, è difficile che Warhammer: End of Times – Vermintide non vi regali ore e ore di sano divertimento, che quantomeno non vi farà rimpiangere i (pochi) soldi spesi per questo bel titolo.

Voto: 7,5/10

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