News 26 Mag 2014

Watch Dogs e la realtà: Ubisoft svela la connessione

Watch Dogs è ormai alle porte: domani, 27 maggio, la lunga attesa che dura dall’E3 del 2012 avrà finalmente la sua conclusione con l’uscita dell’attesissimo titolo Ubisoft. Sin dal suo rinvio però, avvenuto poche settimane prima dell’allora prevista data, si sono rincorse numerose voci e alcune di queste forse hanno il loro fondamento. Siamo stati a Milano, alla presentazione del gioco, e non appena messo piede nella sala dell’evento è risultato chiaro sin da subito l’impegno che Ubisoft ha riposto su Watch Dogs e quanto sia per loro importante questo progetto.

L’ambiente oscuro è illuminato soltanto da delle proiezioni sui muri, tutte a tema hacking: finestre di errore invadono le pareti, mentre i messaggi si accavallano ricordandoci che, ovviamente, tutto è connesso. Dopo qualche problema tecnico coi microfoni (saranno stati anch’essi hackerati?) la presentazione entra nel vivo, ma è chiaro che si tratta di un evento particolare, non espressamente pensato per la stampa specializzata. Ci viene infatti introdotto il gioco come se fosse la prima volta che lo vediamo, con grande disappunto dei presenti (o gran parte di essi, perlomeno). Per incuriosire la sala Ubisoft ha preparato due interventi potenzialmente molto interessanti: il primo a cura del prof. Dino Pedreschi dell’Università di Pisa e il secondo invece con protagonista Sergey Golovanov, malware expert di Kaspersky Lab.

Il primo intervento si configura quasi come una vera e propria lezione universitaria, con tanto di noia incorporata. L’argomento era indubbiamente interessante, ma la situazione non era certamente quella adatta, sopratutto considerando l’hype mostruoso che si sta trascinando dietro Watch Dogs da anni. Una folla gremita ha dunque ascoltato tutti i possibili usi che si possono fare dei dati che ogni giorno lasciamo in rete: dai miglioramenti alla gestione del traffico, alle previsioni a medio e lungo termine delle epidemie, dagli studi sulla felicità di un paese alla crescita di nazioni in via di sviluppo, i cosiddetti Big Data possono essere sfruttati per numerosi scopi, tutti utili per la società. Un aspetto interessante di quanto spiegato dal prof. Pedreschi è che questo non è uno scenario futuro, ma è la realtà in cui viviamo tutti i giorni e alcune Università, tra cui quella di Pisa, stanno già procedendo in questa direzione. Mentre decido se questo intervento mi ha fatto venire voglia di iscrivermi ad un altro corso universitario o se piuttosto mi ha annoiato a morte, si passa al momento più interessante dell’evento, ovvero il lato oscuro della tecnologia, quella su cui si basa alla fin fine tutto Watch Dogs.

Dopo aver speso, ovviamente, due parole sul caso Snowden e Wikileaks, il prof. Pedreschi passa la parola a Sergey Golovanov di Kaspersky Lab che, per l’occasione, ci tiene a farsi chiamare Sergio. Il suo intervento si focalizza su un aspetto molto interessante, ovvero quanto di quello che si vede in Watch Dogs sia reale. Aiden Pearce è infatti in grado di aprire le portiere delle automobili, controllare l’illuminazione e compiere col suo smartphone tutte quelle azioni di hacking che ormai abbiamo visto così tante volte nei video rilasciati da Ubisoft sin dall’annuncio del gioco. Sergey si concentra su quattro aspetti: le intercettazioni, l’hacking dei bancomat, l’apertura delle automobili ed infine la possibilità di hackerare numerosi sistemi pubblici. Con una serie di slide a tema Watch Dogs (anche da un punto di vista grafico, elemento che un gamer apprezza sempre), Sergey mostra esempi di casi in cui la realtà immaginata da Ubisoft Montreal è pericolosamente vicina alla nostra. La presentazione termina con due situazioni riportate da Sergey diametralmente opposte: dall’inquietante fuoriuscita di materiale radioattivo da una centrale nucleare in Iran causata dall’hacking del sistema di raffreddamento, si passa al caso ben più comico di Mosca, dove dei ragazzi hanno hackerato degli schermi pubblicitari per proiettarci… dei filmati pornografici.

Terminata la presentazione mi sono fiondato sulle postazioni, alle quali erano disponibili due PlayStation 4 ed un PC. Non trattandosi di una cornice adatta per una prova approfondita è impossibile ed ingiusto sbilanciarsi su un qualsiasi aspetto del gioco, ma un elemento è emerso chiaro come il sole dopo pochi sguardi: c’è un differenza grafica notevole tra le due versioni, ad ovvio vantaggio di quella PC che era molto più fluida e con anti-aliasing molto più efficace. Nonostante graficamente su PlayStation 4 non sia sembrato esaltante, si nota comunque l’estrema cura riposta da Ubisoft nei dettagli, anche semplicemente passeggiando per le vie di Chicago senza una meta: ad esempio, è possibile leggere le descrizioni di tutti i passanti e il team di sviluppo si è sbizzarrito nel delineare una popolazione molto, ma molto variegata. Sono piccoli dettagli che spesso però possono fare la differenza e rendere un gioco come Watch Dogs quel gran titolo che tutti aspettano. Se sarà all’altezza delle aspettative lo scopriremo soltanto tra pochi giorni.

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