La fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 rappresentarono, grazie al lavoro di software house come LucasArts o Sierra, l’età aurea delle avventure grafiche punta e clicca, un periodo in cui giochi “semplicissimi”, dotati di trame intricatissime ed avvincenti, si facevano strada nelle hit parade dei giochi più venduti scalzando qualsivoglia produzione e riempiendo, di fatto, un mercato con prodotti più o meno validi ma di sicuro appeal.
E’ a questo periodo, e a pietre miliari come Maniac Mansion, Zak McKracken and the Alien Mindbenders e, soprattutto, The Curse of Monkey Island, che gli italianissimi ragazzi di imaginarylab si sono ispirati, traendo a piene mani elementi dalle tre sopraccitate opere, per la realizzazione di Willy Morgan and the Curse of Bone Town che, già dal titolo, fa il verso al ben più famoso “The Curse of Monkey Island”: pura mossa commerciale per accattivarsi i nostalgici dei bei tempi andati o vero e proprio successo? Scopriamolo insieme.
Willy Morgan riceve, il giorno antecedente il decimo anniversario della scomparsa del padre, una lettera, da parte dello scomparso genitore, spedita ben dieci anni prima: dopo averla letta, il giovane Willy Morgan parte alla volta di Bone Town, imbattendosi in una antica maledizione che pare attanagliare questa piccola cittadina che, tra personaggi strambi e misteri latenti, conserva gelosamente informazioni inerenti il destino del padre. Giunto alla Dead Man’s Inn, Willy, dopo aver guadagnato l’accesso alla camera 9, precedentemente occupata dal genitore, trova indizi importantissimi che lo porteranno in contatto con antiche leggende piratesche, legate in qualche modo, a doppio filo, alla sopraccitata scomparsa: seguendoli si dipanerà, davanti ai nostri occhi una trama gradevole e ben strutturata che ha, nella sola mancanza di longevità (basteranno una manciata di ore per giungere ai titoli di coda) il suo principale punto a sfavore.
Un meraviglioso omaggio ai classici LucasArts
Willy Morgan and the Curse of Bone Town viene dunque a configurarsi come una avventura grafica punta e clicca, in guisa di un classico senza tempo come “The Curse of Monkey Island” che, oltre alla palese citazione del nome, influenza in modo ben più profondo la struttura del gioco made in imaginarylab. Tra grog, leggende piratesche e citazioni ai classici dell’età aurea delle avventure grafiche, Willy Morgan and the Curse of Bone Town ci intratterrà per (putroppo poche) ore, grazie ad una interfaccia di gioco ridotta all’osso che ci vedrà utilizzare i due soli pulsanti del mouse per esaminare (ed interagire con) il mondo di gioco, andando a semplificare oltremodo la già schematica interfaccia di controllo tipica dei giochi SCUMM.
Come ogni avventura grafica che si rispetti, oltre alla esplorazione ambientale, sono gli enigmi a farla da padrone: Willy Morgan and the Curse of Bone Town presenta una serie di indovinelli di tutto rispetto che, riportandoci ben trenta anni indietro, rinverdiranno i fasti di un genere mai morto e sepolto. La fruizione dei puzzle ambientali sarà lineare e poco problematica: raramente ci capiterà di rimanere bloccati per più di qualche minuto su di un enigma, non fosse altro perché sarà lo stesso Willy a fornirci, volta dopo volta, indizi più che sufficienti a dirimere anche il più ostico (e ce ne sono davvero pochi) degli indovinelli.
Anche dal punto di vista prettamente grafico, Willy Morgan and the Curse of Bone Town rappresenta un meraviglioso omaggio ai classici LucasArts: ferma restando una realizzazione grafica ben sopra la media, ogni singola inquadratura non potrà non riportare alla mente, talvolta le tavole super-deformed di Maniac Mansion: Day of the Tentacle, altre gli ambienti di Grim Fandango, altri ancora la struttura esplorativa di Monkey Island: davvero un bel lavoro.
La controparte sonora svolge invece in modo sufficiente, per quanto sia ispirata, il suo compito, accompagnandoci senza infamia né lode nel corso dell’intero playthrough. A proposito di audio, il parlato è in inglese, ma almeno i testi sono completamente in italiano.
Willy Morgan and the Curse of Bone Town rappresenta un omaggio, nemmeno tanto velato, alle avventure LucasArts degli anni che furono. Una avventura ben strutturata, che vede nella scarsa longevità l’unica pecca di una produzione si a basso budget ma capace di garantire divertimento anche ai non appassionati del genere. Acquisto consigliato, anche visto il risibile prezzo cui viene proposto sui principali store digitali. |
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