Colonia – Tra gli annunci memorabili che la passata edizione di gamescom ci ha regalato lo scorso anno, impossibile non riservare una posizione d’onore a Legion, la nuova espansione di World of Warcraft. In un periodo non propriamente felice per il MMORPG, con un vistoso calo delle sottoscrizioni allo storico titolo Blizzard e, parallelamente, l’inarrestabile proliferare del filone del MOBA e delle sfide ad arene free2play, nemmeno l’interessante Warlords of Draenor era riuscito – almeno nei mesi iniziali – ad arginare l’emorragia di utenti che pareva affliggere la creatura del colosso di Irvine. Che Legion fosse per certi versi il titolo della riscossa di Blizzard, a ben vedere, lo si intuiva già dallo scorso anno: mai, a memoria di giocatore, un’espansione di WoW era stata annunciata al di fuori di BlizzCon. Un messaggio forte da parte di Morhaime, Chilton e soci, quasi impossibilitati a trattenere il “segreto” sino al successivo novembre visto il desolante panorama che si stava stagliando all’orizzonte.
Con le ceneri di Warlords of Draenor che iniziavano a raffreddarsi, dopo una partenza a razzo seguita da una altrettanto veloce discesa di interesse, e un progressivo de-popolamento quantificabile in qualche paio di milioni di giocatori, non rimaneva molto altro da fare se non rimboccarsi le maniche e, a costo di bruciare qualche tappa, far tornare la fame degli utenti ai livelli di un tempo. Una cosa, tuttavia, abbiamo imparato in questi anni di industria del videogame, quando Blizzard scende in campo, difficilmente lo fa senza una ragione: e, cosa più importante, senza la convinzione di avere la migliore delle mani possibili. Legion, che abbiamo visto più da vicino in questa gamescom 2016, sigla un passo di importanza cruciale nella storia del franchise. Una presa di coscienza di Blizzard stessa, che alla luce dei recenti risultati non solo fa pubblica ammenda, ma cerca di realizzare al meglio il desiderio che, da tempo immemore, la propria fanbase ha espresso: il ritorno alla mitologia originale di World of Warcraft, accantonata anche troppo a lungo a favore di linee temporali parallele. Un ritorno alle origini, che nasconde al suo interno di tutto e di più. E da un titolo come Legion, in effetti, possiamo aspettarci solo grandi cose.
La presentazione odierna, una veloce roundtable tenuta dal Producer ed alcuni membri del core team di Legion, ha fornito un veloce recap su quelle che saranno le novità principali della sesta espansione ufficiale di World of Warcraft. Un’espansione che vuole convincere da subito il proprio pubblico, cancellando i brutti ricordi post lancio del precedente Warlords of Draenor e, come dicevamo in apertura, condurre all’ovile quanti più giocatori possibile dopo la recente crisi del MMORPG. Sul come riuscirci, Blizzard sembra avere le idee abbastanza chiare: niente più storie parallele, una classe di personaggio che da lungo tempo tutti attendevano e, non ultimi, alcuni twist al gameplay che rendono l’esperienza online ancora più ricca ed entusiasmante.
Legion, tanto per iniziare, introduce sei nuove zone: Azsuna, Stormheim, High Mountain, Suramar, Dalaran e Var’Shara. Non abbiamo ancora a disposizione molti dettagli su ciascuna di esse – dettagli che arriveranno nei giorni venire, immediatamente precedenti al lancio previsto per il prossimo 30 agosto: di sicuro possiamo solo apprezzare il ritorno al level design e allo stile delle location più tradizionali ed iconiche del franchise, alcune delle quali (stando a quanto riferitoci) destinate a tornare in modo inaspettato, per la gioia dei giocatori più affezionati.
La vera bomba è rappresentata dall’introduzione della classe del Demon Hunter: una classe che si conosce da tempo immemore, ma che mai prima di Legion poteva essere controllata direttamente dal giocatore. Un elfo maledetto per aver osato esercitare i terribili poteri della Legione, dotato di un’agilità sovrannaturale e una potenza ai limiti dello sconfinato: il Demon Hunter può persino attingere ad un nutrito set di poteri proibiti, così letali da poter stravolgere l’esito di una battaglia in cui egli sembra destinato a morte certa, oppure usare poteri di metamorfosi per trasformarsi in creature dalle forme terrificanti.La sua entrata in scena è stata accolta con particolar gioia dalla frangia degli irriducibili di WoW, nonostante le parole di Blizzard a tal riguardo siano state quanto mai chiare: il Demon Hunter è “easy to learn, hard to master” (letteralmente, facile da imparare ma difficile da padroneggiare), promettendo del sano filo da torcere anche a chi ha cappato la precedente espansione già da parecchio tempo.
Restando sempre in tema novità, Legion andrà ad aggiungere 10 nuovi dungeon esplorabili, 2 attesi Raid (Emerald Nightmare e The Nighthold) e una lunga serie di tutorial per venire incontro a tutti quei giocatori alle prime armi, magari avvicinati a questo universo dalla visione della recente omonima pellicola. Decisamente più interessanti sono però le Major Features di questa espansione, prima su tutte l’introduzione degli Artefatti. Sarà infatti possibile creare l’Artefatto, la propria arma perfetta, e farla sviluppare assieme al PG: ogni Artefatto è da considerarsi come l’estensione naturale della propria classe di appartenenza, fattore che ne determina e proprio per questo si evolve e acquisisce potenza al progredire del proprio padrone. L’arrivo di queste nuove armi ha richiesto a Blizzard un lavoro tecnologico non indifferente, culminato con l’introduzione di un nuovo set di animazioni legate alla fase combat che non sfigurano affatto nel contesto generale.
Se l’introduzione di World Quest o delle cosiddette Class Halls, per quanto accolta positivamente, era cosa già nota ai più, in molti saranno lieti di sapere che Legion, rispetto al recente passato di WoW, vanta un nuovo sistema di calcolo dell’Onore per le sfide PvP, molto più equo – stando a quanto riferitoci – e affidabile di quello attualmente disponibile. L’ennesima dimostrazione di come, di fronte alle costanti richieste di una fanbase di proprorzioni comunque mastodontiche, anche Blizzard porga orecchio ai suggerimenti e si dimostri favorevolmente incline a migliorare sé stessa.
L’assaggio di Legion in questa gamescom, per quanto veloce, ha chiarito da subito una cosa: ci sono così tanti contenuti all’interno di questa nuova espansione da far girare la testa anche al più esigente affezionato di Blizzard. Mai prima di Legion abbiamo visto così tanta lore, così tanta mitologia e auto-referenzialità in una sola espansione: qualcosa racchiuso in 10 anni di storie, di epiche battaglie e sfide leggendarie. Il bacino collettore di Blizzard viene finalmente sfruttato nel migliore dei modi, confezionando un’espansione, almeno dopo il primo incontro ufficiale, pressoché meravigliosa in termini narrativi, nonché arricchita da un buon set di novità (il Demon Hunter e gli Artifacts in primis) capaci di dare un ulteriore mordente ad un gameplay consolidato ma non certo più giovanissimo. Resta da vedere quale sarà la reazione della community a questo Legion: il pessimismo generalizzato dello scorso anno nel settore del MMORPG ridimensionò drasticamente l’ottimismo e l’euforia dell’annuncio, accolto tiepidamente – nonostante la presentazione in pompa magna di Blizzard – tanto da giocatori abituali quanto da ex-sottoscrittori. Quanto visto qui a Colonia, tuttavia, lascia ben sperare per un miglioramento della situazione, con annesso ritorno ai server di migliaia (per non dire milioni) di giocatori delusi. Alla fine di agosto, finestra del lancio di Legion, manca davvero poco: e se il nome di quest’espansione porterà fortuna a Blizzard, questo dipende esclusivamente da lei.