30 Nov 2017

Xenoblade Chronicles 2 – Recensione

Se c’è una cosa che i j-rpg ci hanno insegnato ad amare, sono quelle storie ai confini di mondi fantastici, in bilico tra fantasia e realtà, che appassionano con i loro personaggi e con le emozioni che vivono.

Il gioco di ruolo alla giapponese, proprio come quello occidentale, ha sempre dato importanza alle storie. Non importa se questo soldato ha un ciuffo biondo improponibile e una spada gigante sulle spalle: il suo trauma, la sua voglia di dare un senso alla vita dell’amico scomparso riuscirà a insinuarsi nella nostra memoria, e a restarci probabilmente per sempre.

Monolith Soft ne ha raccontate tante di storie: meravigliose, immense, filosofiche. Lo ha fatto con Xenogears, ma anche con Xenoblade Chronicles. Due storie diverse, ma unite da un filo conduttore cruciale: si può sfuggire alla volontà del proprio creatore?

Forse sì, e si può guardare al cielo con la rinnovata consapevolezza di essere fautori del proprio destino.

Xenoblade Chronicles 2, sebbene non sia un seguito diretto del capitolo apparso su Wii, condivide molto con il suo predecessore spirituale. Ci porta su di uno sconfinato cielo, un mare di nuvole, una tela, su di cui si ergono i titani: creature centenarie create dall’Architetto, il creatore, dio del mondo di Alrest, a supporto dei “pochi” esseri umani rimasti, sfuggiti alla catastrofe che si è abbattuta sulle terre del pianeta.

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Pad alla mano, in quel mare di nuvole impersoneremo Rex, un giovane recuperatore che si ritrova coinvolto in qualcosa di più grande di lui. Non è sempre così, del resto? Ucciso dalla Torna, un gruppo di potenti guerrieri, deve la vita a Pyra, una figura quasi divina che decide di salvarlo per fare fronte comune e raggiungere l’Elysium, in cima all’Albero del Mondo, un paradiso perduto dove risiede l’Architetto. Alrest può essere salvata, i Titani morenti potranno trovare pace e gli uomini, finalmente, una nuova terra da chiamare casa. Xenoblade Chronicles 2, nonostante le apparenze, racconta una grande storia. Lo fa semplicemente con uno stile peculiare, quello un po’ caricaturale e bizzarro proprio dell’animazione giapponese. Lo si vede nel character design dei personaggi (soprattutto quello femminile, spesso piuttosto improntato al fanservice) e nel tono generale dei dialoghi. Eppure, funziona: tutto è al servizio dei dialoghi, delle scene che vedono Rex, Pyra, il nopon Tora, Nia, Vandham, Zeke e tutti gli altri, interagire tra loro in un’avventura che respira a pieni polmoni le grandi emozioni che titoli come Chrono Trigger o Grandia ci hanno regalato.

Xenoblade Chronicles 2, nonostante le apparenze, racconta una grande storia

Funziona perché, prima di tutto, racconta una grande storia di amicizia e amore, con un cast splendido che vi garantiamo saprà conquistarvi in modi inaspettati. Dietro dei buoni sentimenti però, c’è anche una narrazione profonda in Xenoblade Chronicles 2, un world building incredibile che è figlio di un team esperto come Monolith Soft. Il viaggio di Rex e Pyra non regala solo occasioni per arrabbiarsi, ridere, commuoversi, ma anche per riflettere su alcuni temi che di fantasy hanno solo un’etichetta. Certo, in stile tipicamente giapponese a volte si calca un po’ la mano, e si rischia di complicare un po’ troppo la narrazione con concetti sempre nuovi. Ma superata quella fase, Xenoblade Chronicles 2 non lascia la presa, e tra un plot twist e un altro regala una delle storie più belle dell’anno viste in un j-rpg. Alcuni escamotage narrativi poi, come la suddivisione in capitoli (10, per l’esattezza), riesce a mantenere il ritmo sempre alto per tutta la (notevole) durata dell’avventura, che si attesta sulle 70/80 ore di gioco, extra esclusi.

Perché quello di Alrest è un mondo da vivere appieno: la struttura di semi-open world, con zone ben delineate ma di grande vastità e completamente esplorabili, sono popolate da una vasta moltitudine di personaggi, ognuno con qualcosa da dire ma, spesso, anche con qualche cruccio per la testa che noi dovremo risolvere. Ogni titano infatti offre delle linee di quest uniche e differenti, che andranno a migliorare la “qualità” della vita in quella zona, scandite da 5 stelle che andranno sbloccate con sudore e fatica. Ma i benefici non sono da sottovalutare, come i prezzi favorevoli nei mercati e la possibilità, nella locanda, di poter dormire più a lungo permettendo al mare di nuvole di aumentare o diminuire di livello, permettendoci spesso di raggiungere luoghi inaccessibili. E quando non si viaggia sui Titani per scoprire punti di riferimento geografici da usare per il viaggio veloce, si combatte. Oh, se si combatte.

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Uno dei problemi più grandi di Xenoblade Chronicles X, apparso su Wii U un paio d’anni fa, era il suo approccio astruso al combattimento. Xenoblade Chronicles 2 ritorna all’idea del capitolo originale, ma lo fa in modo ancora più intelligente: in generale è tutto più semplice e chiaro. Ogni personaggio ha un ruolo (Attaccante, Guaritore, Difensore) e sta a noi gestire il party nel modo più consono al nostro stile. Ma il perno su cui ruota il combat system è lo sfruttare le debolezze elementali dei nemici, e la nostra posizione rispetto ad essi. Rex avrà ad esempio attacchi che sono più efficaci se impartiti al lato del nemico, o anche dietro, mentre Tora, nel ruolo di difensore, avrà attacchi che oltre ad infliggere danni attirano l’ira dei nemici permettendo agli altri membri di non subire danni e di procedere indisturbati. Xenoblade Chronicles 2 è quindi un gioco semplice da comprendere, ma non per questo meno profondo. Una volta padroneggiato il sistema di combattimento, le mosse speciali e la catena fiaccamento-atterramento-lancio, tutto risulterà più fluido ed appagante, proprio come la gestione dei Gladius.

Xenoblade Chronicles 2 è un’esperienza di ruolo che viaggia tra passato e presente

Nel mondo di Alrest esistono infatti creature chiamate Gladius, che in un legame fortissimo con il proprio portatore, il Ductor, diventano delle vere e proprie armi. Xenoblade Chronicles 2 si fa beffe di sistemi di equipaggiamento stra-abusati, e ne introduce uno personalissimo. Via armi e armature, a scendere in battaglia con noi saranno i Gladius, fino a 3 equipaggiabili per personaggio, ognuno con un ruolo prediletto, un elemento ed uno “stile” di gioco differente. I Gladius sono tantissimi, e quelli più rari sono stati disegnati e concepiti da tantissimi artisti giapponesi differenti, che li rende unici e particolari, di certo meglio delle improponibili spadone giganti, no? Ottenerli richiederà di entrare in risonanza con alcuni cristalli che verranno droppati da nemici, scrigni o particolari eventi. L’unico inghippo? È tutto affidato al caso, e proprio come un’avventura Pokémon acchiapparli tutti sarà un’impresa non da poco, a tratti frustrante. Fortunatamente un album ci verrà in soccorso, mostrandoci quelli sbloccati per permetterci di avere le idee un attimino più chiare.

Se ad un primo sguardo la mancanza di un vero e proprio equipaggiamento vi sembrerà “limitante”, non temete, è pur sempre di Monolith Soft di cui stiamo parlando: ogni Gladius ha un’arma differente e, come tale, richiederà di essere potenziato nelle sue 4 mosse attraverso i PP ottenuti in battaglia. Statistiche che andranno poi ad incidere sul Ductor a cui sono equipaggiati, a loro volta potenziabili nel diagramma abilità, andando a comporre un semplice ma stratificato sistema di macrogestione dei personaggi funzionale e interessante. In generale, Xenoblade Chronicles 2 si presenta come un’esperienza di ruolo che viaggia tra passato e presente, dando in pasto al giocatore un vasto e lussureggiante mondo, fatto di città che si ergono fino al cielo e di villaggi sospesi su selvagge isole, ma dandogli tutti i mezzi necessari per affrontarlo al meglio, solo poche volte lasciando spazio a momenti di smarrimento e frustrazione.

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Xenoblade Chronicles 2 è un gioco profondo, completo e appagante

In questo senso, il miglioramento svolto nei punti di raccolta, sparsi per la mappa, e nei punti di recupero (dove il nostro Rex si tufferà in cerca di bottino con un simpatico quick time event) permette di ottenere una moltitudine di oggetti chiave in poco tempo, laddove i suoi predecessori tediavano il giocatore all’inverosimile. Certo, anche qui è tutto affidato al caso, e non mancano momenti in cui preferireste sbattere la testa contro un muro, ma i passi in avanti sono notevoli. Interessante anche l’approccio al sistema di punti esperienza, che alla classica progressione dei livelli sconfiggendo mostri o proseguendo nella trama principale, ne affianca un altro, quello della locanda: affrontando missioni secondarie o sconfiggendo nemici unici ad esempio, otterremo dei punti esperienza “extra” che si accumuleranno, e dovranno poi essere investiti per salire di livello in una delle tante locande sparse per il mondo di gioco. Una grandissima idea che permette di limitare il grinding per aumentare di livello, e che con la giusta attenzione vi permetterà di essere sempre pronti al prossimo scoglio che l’avventura vi porrà di fronte. E per potenziare le decine e decine di Gladius non equipaggiati? Semplice, mandarli in missioni a tempo automatiche come dei mercenari, ottenendo oggetti rari ed esperienza.

Conclusioni

Xenoblade Chronicles 2 è una delle avventure più belle di questo 2017, che ormai si appresta a concludersi con il proverbiale botto. Nintendo Switch si conferma una console in pieno divenire, ma le cui fondamenta non ci sono mai apparse così solide: si aggiunge alla libreria un’esperienza di ruolo profonda, completa e appagante. Una storia di amicizia e legami, ma anche di forze gigantesche che si scontrano per dare un senso alla loro esistenza, di città piagate dal razzismo e dall’odio.

Il titolo di Monolith Soft è una conquista, e stavolta non solo di narrativa: il gameplay e gli elementi che ne fanno da contorno sono snelli e funzionali, tutto funziona perché è spiegato in modo graduale e contestuale, ma anche perché la semplicità a volte è la migliore ambizione possibile. Xenoblade Chronicles 2 è un piacere da vivere e da giocare: sia sul grande schermo, con 1080p piagati soltanto da un eccessivo pop-in dopo i caricamenti; che sul piccolo sei pollici della console, dove non dà il meglio di sé visivamente (parliamo di una risoluzione sub-hd, ma fluidissima), ma che ha il grande pregio di darci un titolo mastodontico tra i palmi delle mani.