10 anni dopo, di nuovo innamorati
Bentornati su Mira e benvenuti a Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition! Sono passati ben 10 anni dalla release del titolo originale, pensato originariamente per Wii U, ma a breve potremo mettere le mani su una nuova e più aggiornata versione del curioso capitolo “extra” la della serie JRPG creata da Monolith Soft su Nintendo Wii nell’ormai lontano 2010.
È curioso pensare che oggi, dopo tanti anni in cui questa interessante serie ha lottato per consolidarsi tra critica e pubblico, si sia passati dall’avere accolto un titolo che rappresentava uno degli ultimi colpi di coda della bianca console dotata di Wiimote a trovarci tra le mani un franchise identitario per Nintendo, divenuta nel mentre proprietaria non solo del brand ma anche del team di sviluppo guidato dal leggendario Tetsuya Takahashi (Xenogears, Xenosaga).
Questo si è tradotto nel trasformare Nintendo Switch nella “console di Xenoblade”, potendo vantare la presenza di tutti e tre i titoli della serie principale e ora anche di quello che è ad oggi considerabile un progetto divergente rispetto a quanto si è venuto a creare nel tempo. Ma è proprio l’unicità di Xenoblade Chronicles X a renderlo speciale e, grazie ai primi passi in questa Definitive Edition (già prenotabile a questo link), stiamo riscoprendo ancora una volta il folle colpo di genio che diede vita a uno dei titoli più ambiziosi apparsi su Wii U.
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Già, ambizione, è la parola giusta per iniziare a parlare di un gioco che sembrava dovesse segnare un nuovo approccio per la serie e che invece è rimasto un unicum visto quanto fatto in Xenoblade Chronicles 2 e 3. In questa occasione si infatti è preso il toro per le corna abbracciando un desiderio di fantascienza spaziale latente, rimasto sempre sottotraccia nel folklore della narrativa ma non preso di petto come ai tempi di Xenosaga.
Umani, alieni, guerre, viaggi spaziali, nuove colonie e lotta per la sopravvivenza, il tutto condito da robottoni e grandi installazioni tecnologiche: avere come scala di riferimento l’universo e non un “mondo” era un bel balzo avanti rispetto al comunque affascinante scenario offerto da Bionis e Mechanis. Tale slancio propositivo ci ha regalato un cambiamento nella struttura stessa dell’esplorazione, che passava dalle open map a un vero e proprio open world senza soluzione di continuità.
Fatico a ricordare titoli dotati di una sfacciataggine paragonabile a quella con cui Xenoblade Chronicles X ti accoglie e al tempo stesso ti abbandona alle sue meraviglie
Ci si trova quindi a ripartire per questo viaggio ricordando quanto spettacolari fossero i primi momenti passati ad attraversare la mappa per raggiungere il grande hub centrale di gioco: siamo nel 2025 e onestamente fatico a ricordare titoli dotati di una sfacciataggine paragonabile a quella con cui Xenoblade Chronicles X ti accoglie e al tempo stesso ti abbandona alle sue meraviglie.
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La libertà è un’arma a doppio taglio, lo sappiamo bene, ma qui Monolith rincara la dose e offre l’opportunità di fare quello che si vuole e come si vuole, fin da subito, responsabilizzando il giocatore in merito alle conseguenze e al tempo stesso inondandolo di informazioni sul pianeta, sulle creature che lo abitano e, ovviamente, sui sistemi di gioco. Le prime ore sono un meraviglioso smarrimento in cui si affrontano combattimenti senza una reale consapevolezza ma comunque contenti di quello che sta succedendo (sì, come i bambini).
Non si può che sorridere di fronte alla vastità dell’area di gioco che ci viene mostrata
Di certo Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition non è più quel mastodontico e inatteso miracolo tecnologico vissuto 10 anni fa, che ancora ci porta a chiedersi come siano riusciti gli sviluppatori a realizzarlo su un hardware compromesso come quello di Wii U, anche perché nel mentre sulla console ibrida di casa Nintendo abbiamo visto scatenarsi l’expertise del team nella sua forma più riuscita con Xenoblade Chronicles 3, davvero strepitoso in proporzione all’hardware. Eppure, non si può che sorridere di fronte alla vastità dell’area di gioco che ci viene mostrata, completamente esplorabile fin dal primo istante, graziata in quest’occasione da una resa visiva superiore all’originale, anche per via di un aumento del dettaglio di alcuni elementi quali le texture dell’ambientazione.
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Dispiace un po’ che in alcune situazioni l’impianto tecnico non sembri solido al 100%, con un framerate che dà l’impressione di poter essere sbloccato e risultare più fluido ma che al tempo stesso inciampa in alcune situazioni (in particolare quelle che coinvolgono degli effetti a schermo) risultando sgraziato per non dire sgradevole. C’è da dire che si tratta di piccoli momenti estemporanei nell’esperienza globale, che quindi impattano relativamente, e che è già previsto un aggiornamento per il lancio che si occuperà di limare ulteriormente differenti aspetti del gioco, compreso quello grafico.
La sfida più grande per il titolo, al momento, sta nella sua capacità di ricreare un’esperienza fluida e godibile in assenza di un secondo schermo. Dopo tutto c’è poco da stupirsi: i titoli usciti su Wii U erano pensati e studiati al capello per sfruttare la presenza di due schermi e di un controllo touch sempre disponibile, quindi una conversione su Nintendo Switch porta inevitabilmente a una serie di compromessi (l’esempio più eclatante? Captain Toad: Treasure Tracker).
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Non posso negare che inizialmente, nonostante l’ottimo restyle di tantissimi elementi della UI, risulti un po’ macchinoso usare i menù, le cui funzioni erano prima in gran parte accessibili dal “paddone” e che oggi invece richiedono costantemente di fermarsi, aprire le schermate, raggiungere la voce richiesta e via dicendo. Qualche comando rapido in più per accedere ad alcune funzioni sarebbe gradito, anche se stiamo parlando di un titolo che introduce talmente tante opportunità a livello di esplorazione e interazione che anche funzioni più banali richiedono la pressione di più tasti per essere eseguite.
bisogna armarsi di santa pazienza e prendere atto che la gestione della mappa e del FrontierNav si caricheranno di un pelo di macchinosità in più
Non si possono avere mille opportunità e interfacce semplici, lo capisco, quindi bisogna armarsi di santa pazienza e prendere atto che la gestione della mappa e del FrontierNav (il sistema di esplorazione e “consolidamento” delle aree visitate) si caricheranno di un pelo di macchinosità in più.
Fortunatamente si è avuto modo di cogliere fin da subito alcuni dei miglioramenti “in positivo” di questa nuova versione, in particolare l’interessantissima “Ricarica Rapida”: Xenoblade Chronicles X, così come i titoli della serie principale, vede i suoi scontri ruotare attorno a un sistema di attacchi automatici e cooldown delle abilità, cosa che trasforma questi giochi nel paradiso della strategia e del min-maxing ma al tempo stesso (soprattutto all’inizio) va a mettere un tetto alle possibilità di azione del giocatore. Con la Ricarica Rapida è possibile intervenire per ridurre i tempi di cooldown complessivi utilizzando abilità in attesa quando più necessario, aprendo nuove possibilità di gioco.
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Il nostro party di personaggi infatti rende al meglio quando riesce a utilizzare abilità dello stesso tipo (attacco, supporto, cura, etc.) nello stesso momento, creando una risonanza che ne potenzia gli effetti e offre bonus aggiuntivi, rendendo il tempismo cruciale per venire a capo degli scontri più difficili. Considerato che abbiamo a che fare con la CPU a gestire i compagni, non è (o meglio “era”) sempre facile trovarsi nella situazione di avere pronta l’abilità giusta al momento giusto, rischiando a volte di temporeggiare. Con la Ricarica Rapida c’è margine di intervento, potendo occasionalmente sfruttare questa “azione extra” a patto di aver accumulato l’energia necessaria. Questo nuovo sistema è stato integrato nell’esplorazione in quanto è possibile dotarsi di energia aggiuntiva utilizzando oggetti che si possono trovare in giro per la mappa. Novità utili e fatte bene!
Abbiamo tra le mani un gioco che non è stato stravolto in toto rispetto all’originale
E da qui in avanti? Beh, stiamo comunque parlando di un primo approccio al gioco e del resto ne parleremo in fase di recensione. Quello che è importante trapeli da queste prime ore di gioco è che abbiamo tra le mani un gioco che non è stato stravolto in toto rispetto all’originale, anzi, a parte le ovvie modifiche legate ai nuovi sistemi di controllo e l’assenza di un secondo schermo. La transizione sul nuovo hardware sembra positiva e non tradisce il senso di grandezza dell’esperienza, che rimane unica nel suo genere grazie all’Open World esplorabile nella sua interezza e perfino in volo, quando entrano in gioco i meravigliosi Skell (di cui parleremo in altra occasione).
In questo pacchetto “definitivo” che racchiude ogni elemento creato per l’originale, DLC compresi, e aggiunge con coraggio nuovi personaggi e un intero finale realmente completo (finalmente) si respira a pieno la volontà di Monolith Soft e Nintendo di trattare il brand con la giusta rilevanza, riunificandolo su una singola piattaforma. La speranza ora è che tutti gli elementi di una trama, che negli anni ha vissuto di grandi slanci e tanta libertà di espressione, possano finalmente raccordarsi a dovere e fornire un nuovo punto di partenza per il team con l’arrivo di Nintendo Switch 2.