16 Mar 2018

Yakuza 6: The Song of Life – Recensione

Nell’ultimo anno, la serie di Yakuza ha inaspettatamente vissuto una rinascita nel vecchio continente e non solo. Da uscite in sordina e solo in digitale, la saga ha ricevuto più spinta in termini di visibilità e la grande passione dei fan più accaniti ha permesso a SEGA di dare una seconda chance ad una delle esperienze più accattivanti partorite nel Sol Levante. Una serie giapponese con un gusto spiccatamente giapponese: unica, quindi, e che ha costruito dalle ceneri di titoli come Shenmue una sua identità ben specifica e ricca di personalità.

Lo scorso hanno vi abbiamo raccontato con grande entusiasmo e passione di Yakuza 0 e Yakuza Kiwami, due titoli non troppo dissimili tra loro e che allo stesso tempo ci hanno regalato alcuni dei migliori momenti videoludici del 2017.

SEGA quindi ci riprova, portando in Europa anche l’ultimo capitolo delle avventure di Kazuma Kiryu, il leggendario drago di Dojima, che in Yakuza 6: The Song of Life, si ritrova in un turbinio di eventi assolutamente folle, come da classico della serie, ma che mai come in questo caso lo toccano da vicino: la sua famiglia è in pericolo.

Dopo aver scontato una condanna in prigione per pulire il suo nome e poter condurre una vita normale infatti, viene a scoprire che Haruka, la ragazza che ha accudito fin da quando era piccola, è stata coinvolta in un incidente. Tra le sue braccia proteggeva un bambino, Haruto, che troverà in Kiryu un protettore e un guardiano. In queste tre righe vi abbiamo riassunto l’incipit della trama di Yakuza 6, ma sarebbe un errore madornale pensare alla sua narrazione con superficialità. Nel racconto di Kiryu e Haruka si intrecciano le vite e le sorti di tantissimi personaggi, ognuno caratterizzato con grande cura, mai fini a sé stessi ma con obiettivi e ruoli ben definiti.

Nell’arco dei 13 capitoli che compongono la trama principale, saremo coinvolti in complotti e giochi di potere che solo un titolo come Yakuza saprebbe restituire con questo fascino e questa intensità. Perché se la storia di Kiryu è quella di un padre che vuole proteggere la figlia, darle giustizia, insieme a lui ci sono altrettanti padri e figli che raccontano storie molto diverse. C’è chi odia il proprio genitore ma non può fare a meno di dimostrargli quanto sia migliore, chi nella figura paterna ha trovato un demone ma anche un salvatore, ma anche dell’importanza di assumersi le responsabilità ed essere -davvero- un genitore per i propri figli. Sotto la patina infuocata e ruggente fatta di crimini e brutalità si nasconde un racconto profondo e sentito che parla di famiglia, e delle famiglie che sia a Kamurocho che a Onimichi avremo modo di conoscere.

Sotto la patina infuocata e ruggente fatta di crimini e brutalità si nasconde un racconto profondo e sentito che parla di famiglia

Allo stesso tempo, Yakuza 6 non rinuncia a raccontare le vicende di violenza e sangue legate alla yakuza giapponese o, come in questo capitolo, anche alla triade cinese. Dialoghi realistici e intensi che raccontano alternando magistralmente un tono serio ad un altro, tipicamente nipponico, più esagerato e cartoonesco in un equilibro assolutamente entusiasmante. Solo un titolo come Yakuza 6 poteva raccontare una storia simile, che nelle sue 20/30 ore di gioco permette di conoscere e affezionarsi a svariati personaggi, come quelli della famiglia Hirose o al piccolo Haruto, un bebè in fasce che finisce inspiegabilmente sotto i riflettori. Sicuramente riuscita la scelta di rendere Yakuza 6 un’esperienza contenuta in sé stessa, che fosse fruibile anche da chi non ha avuto modo di vivere le precedenti avventure di Kazuma Kiryu: sono infatti disponibili nel menù principale dei riassunti dei precedenti capitoli, ma anche un’intera sequenza di gioco che ci presenta i personaggi chiave e il loro ruolo nella vita del nostro protagonista. Yakuza 6 si pone quindi come l’ennesima occasione per avvicinarsi a questa splendida serie, ma anche potenzialmente quella migliore, viste le significative novità introdotte dal nuovo motore grafico.

Prima di tutto abbiamo ben due città completamente esplorabili, Kamurocho e Onimichi, ognuna con le sue attività differenti e peculiarità, e per la prima volta senza caricamenti di sorta, che si voglia entrare in un ristorante o in un edificio, la potenza del Dragon Engine ha permesso al team di creare un’esperienza free roaming al passo coi tempi, fluida. Il tutto senza rinunciare ad un dettaglio grafico sorprendente, con un livello di dettaglio mai visto (pur a 30 fotogrammi al secondo e qualche rallentamento) sia per le città ma soprattutto per i volti e le cutscene, assolutamente eccezionali per dettagli e per la cura registica e interpretativa riposta in ogni scena e inquadratura.

Ma vivere un’avventura di Kazuma Kiryu significa anche respirare ciò che offre la città, cioè picchiare gente e farsi strada tra orde di loschi individui che vogliono farci la pellaccia. Yakuza 6 non è molto diverso in termini di gameplay dai suoi predecessori, è un beat ‘em up o un action adventure che dir si voglia, dove si picchiano i nemici utilizzando svariate tecniche e, in condizioni particolari riempendo l’apposita barra, interagendo con l’ambiente circostante. Yakuza 6 riprende questa formula, con colpi leggeri e pesanti da concatenare in combo, prese e la possibilità di utilizzare oggetti per infliggere colpi micidiali ai propri nemici. Ma allo stesso tempo, è profondamente diverso dagli altri titoli della serie, perché rinuncia ad una certa profondità per poter offrire un sistema di gioco più snello e funzionale.

Yakuza 6 è l’ennesimo gigantesco luna park giapponese fatto di luci sgargianti e giostre fantastiche

Non esistono stili di lotta, ma solo uno che andrà migliorato guadagnando esperienza per “investirla” letteralmente in abilità specifiche o nel miglioramento delle statistiche di base di Kiryu (salute, velocità, resistenza alla corsa). Pur confermandosi come un gameplay divertente e spettacolare, soprattutto quando si iniziano a sbloccare nuove mosse finali per eliminare più nemici insieme, non ci sono dubbi che in termini di profondità qualcosa in Yakuza 6 si sia perso: meno combo e meno interazioni con l’ambiente rispetto, ad esempio, a Yakuza 0 che resta ancora uno dei punti più alti raggiunti dalla serie, ma allo stesso tempo si è guadagnata una certa fluidità e accessibilità, che lo rende meno confusionario e più godibili da tutti i tipi di giocatori. Questo è uno degli aspetti che più salta all’occhio giocando Yakuza 6, soprattutto se si ha avuto modo di vivere le altre avventure di Kiryu-chan: siamo di fronte ad un’esperienza fluida in ogni suo aspetto, dalle interazioni che sarà possibile avere nelle due città, al sistema di combattimento, ma anche alla narrazione stessa, che ha un ritmo più godibile e meno frammentato, presentandosi piuttosto appagante nella sua totalità.

Girare in città significa non solo prendere a pugni gli scagnozzi che girano pronti a prenderci a coltellate, ma anche risolvere le piccole e brevi quest del social network “Troublr” (che è sicuramente meglio di Tumblr), che ci verranno notificate tramite lo smartphone in game, fare fotografie ai bellissimi scorci notturni dell’illuminata Kamurocho, o affrontare una delle 50 sub-quest sparse per il gioco, sempre piuttosto divertenti ma che non si risparmiano della feroce satira sociale, spesso indirizzata proprio ai social o agli influencer o, magari, ad alcuni aspetti della società giapponese, come l’ossessione per le idol da parte di individui un po’ bizzarri. Yakuza 6 è l’ennesimo gigantesco luna park giapponese fatto di luci sgargianti e giostre fantastiche: c’è un minigioco per la palestra, o per intrattenersi con delle live chat un po’ hot, la famosa sala giochi di SEGA dove è possibile giocare le versioni da cabinato (anche in 2 giocatori!) di Puyo Puyo e Virtua Fighter 5, la gestione di un Cat Café e tutta una sezione secondaria chiamata Clan Creator. Quest’ultima è uno degli aspetti principali dell’offerta di Yakuza 6, proponendo non solo una vera e propria sottotrama unica, ma un gameplay differente a cavallo tra uno strategico in tempo reale (infinitamente meno complesso) e un mobile game. Si costruisce il proprio clan e si affrontano missioni di difficoltà crescente posizionando i propri alleati sulla mappa, in visuale isometrica. Vi sarà data anche la possibilità di sfidare i vostri amici e avere modo così di reclutare membri migliori, e proseguire nella vostra quest per eliminare il gruppo di criminali che si fa chiamare JUSTIS.

Conclusioni

Yakuza 6: The Song of Life chiude la lunga storia di Kazuma Kiryu e lo fa in modo esplosivo, ma anche poetico e sincero: un titolo che non ha paura di essere consapevole della sua esagerazione, ma che riesce grazie ad una regia e ad una scrittura convincente a trasmettere pathos e emozioni. Racconta (in giapponese, con i sottotitoli in inglese) il Giappone più marcio ma anche dei valori fondamentali di un uomo, dell’importanza della famiglia, ma anche di quanto poco conti un legame di sangue quando c’è la volontà di volersi prendere cura gli uni degli altri. Una narrazione violenta, cruda, sorprendente e un finale che raggiunge la chiusura perfetta per un personaggio leggendario come Kazuma Kiryu.

I passi in avanti fatti da un punto di vista tecnologico e grafico sono poi eccezionali, con una resa grafica dei volti e delle città di Kamurocho e Onimichi incredibile, dando al giocatore un livello di immersione notevole. Certo, i passi avanti di Yakuza 6 in quanto free roaming sono sotto gli occhi di tutti, a partire dall’interazione con la città priva di caricamenti di sorta, ma qualche compromesso è stato chiaramente necessario: il combat system, pur ricco di sfaccettature e divertente, è meno profondo e stratificato rispetto ai precedenti capitoli, così come i contenuti disponibili che, pur offrendo decine e decine di ore di gioco, non sono all’altezza in termini puramente numerici con gli altri capitoli della serie. Basta questo a scalfire, anche in minima parte, ciò che è Yakuza 6 nella sua interezza? Assolutamente no, perché pur rinunciando ad alcuni aspetti, il titolo ne guadagna in ritmo di gioco e accessibilità, nella speranza che l’ultima avventura di Kazuma Kiryu possa essere la prima di molti giocatori, ridando linfa ad una serie fantastica ma decisamente sottovalutata.

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