Yakuza Kiwami 2 – Recensione PS4 & PC

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una rinascita del Giappone videoludico, quello che produceva titoli particolari o semplicemente unici nel loro spettro di generi e non vedevano la luce al di fuori del loro mercato.

Quest’ultimo con l’arrivo delle “nuove” (sigh, ormai sono quasi 6 anni! ndr) console si è aperto tantissimo, permettendoci di giocare esperienze più variegate appartenenti a nicchie un tempo sconosciute. La serie Yakuza era certamente una di queste e, sebbene abbia visto tutti i capitoli usciti tra PS2 e PS3, non era lontanamente paragonabile all’impatto che la serie ha avuto su Playstation 4 nell’ultimo periodo.

Dopo il fantastico 0, Kiwami e l’ultimo capitolo Yakuza 6, in Occidente è arrivato anche Yakuza Kiwami 2. Si tratta di un remake del secondo capitolo uscito originariamente su Playstation 2, con un fortissimo restyle grafico e modifiche piuttosto importanti come avvenne per il primo capitolo. L’ho giocato con la stessa ardente foga che contraddistingue le avventure di Kazuma Kiryu, entrate di peso nelle avventure indimenticabili che è possibile giocare con un pad tra le mani. Ma non perdiamoci in inutili preamboli e addentriamoci in questo secondo capitolo dedicato al Dragone di Dojima.

yakuza kiwami 2 recensione

Ambientato un anno dopo Yakuza Kiwami, Kazuma Kiryu ha abbandonato la vita da yakuza dopo l’incidente dei 10 milioni di yen. Lasciatosi alle spalle il clan Tojo e la tragedia che ha coinvolto la sua figura paterna, la donna che amava e Nishiki: il nostro eroe e antieroe prova a ricostruirsi una vita con Haruka Sawamura. La piccolina sta crescendo, ed è ormai per lui come una figlia.

Le cose non durano mai per sempre, nemmeno il ritiro forzato: essere yakuza ti segna per sempre e volente o nolente il tuo passato torna a cercarti. Con l’assassinio del quinto chairman del Tojo Clan, il nostro protagonista si trova quindi costretto ad intervenire in quella che potrebbe diventare una vera e propria guerra tra i clan di Kanto e quelli del Kansai. La premessa di Yakuza Kiwami 2 è molto semplice come da canone per la serie, ma nasconde nel suo racconto sottigliezze e fili narrativi che si stringono e espandono con una certa cura e con il giusto ritmo fino a svelare, alla fine, nuove strade e percorsi che ci erano sfuggiti.

Yakuza Kiwami 2 dà il meglio di sé quando racconta i suoi personaggi

Pur concentrandosi sulla violenza e l’esagerazione che viene con essa, Yakuza Kiwami 2 come alcuni dei capitoli migliori nella serie dà il meglio di sé quando racconta i suoi personaggi, da Kiryu fino al cattivone di turno Ryuji Goda, con l’umanità e gli obiettivi che li contraddistingue, cosa li spinge a fare quello che fanno al di là della patina di sangue e pugni che il gioco ci mette di fronte di prepotenza.

E ancora una volta, anche in questo capitolo, non delude nel farlo: la narrazione è epica, la regia sempre al servizio di ciò che vuole raccontare e i dialoghi mescolano ironia, follia e pathos in modo eccellente. I rapporti tra i personaggi rendono il racconto qualcosa di più di un semplice action adventure, gli danno il respiro di un film asiatico ben costruito.

Il continuo rapporto di stima e collaborazione tra Kiryu e il detective Date-san, ma anche una inaspettata parentesi amorosa forse, che darà al nostro Kiryu un motivo in più per scorrazzare tra pugni e cazzotti per le strade di Kamurocho. Yakuza Kiwami 2 ha il sapore di una grande epopea criminale, ed è sicuramente un passo in avanti rispetto a quella vissuta in Yakuza Kiwami, il primo capitolo.

Questo remake stravolge un po’ i toni e l’esecuzione del secondo capitolo uscito (anche qui in Europa) su Playstation 2: una narrazione più coesa con gli altri capitoli, un nuovo doppiaggio e ovviamente una veste grafica tutta nuova. Ma soprattutto una piccola parentesi dedicata a Goro Majima, uno dei personaggi più amati dai fan nonché co-protagonista di Yakuza 0. A lui è dedicata una modalità extra, chiamata “Majima Saga” che esplora gli eventi che lo coinvolgono dopo il primo capitolo. Ci sarà modo di scoprire alcuni retroscena sulla sua vita da criminale, ma anche personale con il ritorno di una figura dal suo passato che farà lieti (forse) i cuori dei giocatori più affezionati.

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Ma Yakuza Kiwami 2 è soprattutto un titolo in cui perdersi per ore ed ore, anche al di fuori della narrazione principale. Ricostruito con il Dragon Engine usato per il sesto capitolo, siamo di fronte ad una delle migliori ricostruzioni del Giappone mai viste: Kamurocho è più bella che mai, con le sue luci e i suoi neon che si stagliano sulle decine e decine di passanti che affollano le strade.

Ma ad essere ancora più bella è Sotonbori, una ricostruzione fittizia ma praticamente uguale del quartiere di Osaka di Dotonbori, nel Kansai. Con la città divisa dal fiume, e le sue ampie strade a fare spazio tra le grandi costruzioni di metallo. Esattamente cosa si fa in questi luccicanti luoghi? Come la serie ci ha già abituato: tutto e niente.

La scelta di esplorare o lasciarsi coinvolgere dai rumori cittadini sta tutta nel giocatore, ma sarebbe un grandissimo peccato, vi assicuro, non prestare attenzione a ciò che vi circonda. Durante i 16 capitoli che compongono la durata principale (parliamo di circa 20 ore di gioco a seconda del vostro stile e delle difficoltà), possiamo intrattenerci in svariati modi: caffetterie, ristoranti e minigiochi in ogni dove, dal golf ai cabinati arcade di SEGA.

Una narrazione assolutamente incredibile, epica, folle e romantica che consacrano il Dragone di Dojima come uno dei personaggi più iconici della storia dei videogiochi

Ma soprattutto Yakuza Kiwami 2 ce la mette proprio tutta a ficcarci sotto al naso piccole storie dei suoi abitanti. Alcune sono piuttosto dimenticabili e noiose, ma tante altre hanno il sapore di un meme internettiano o di una serata finita male per le strade della città. Sono storie ordinarie ma divertenti, come quella che ha visto il mio Kiryu coinvolto in un set fotografico di dubbio gusto, dove il fotografo era un palestrato seminudo. Oppure quella di una simpatica vecchia che vi manda delle email perché non sa orientarsi per la città.

Rispetto a Yakuza 6, i luoghi di Kiwami 2 riescono a risultare più vivi e pregni di attività: ci sono molte più cose da fare, e in modo più intuitivo che mai. Il Dragon Engine riesce a rendere in modo più efficiente, proponendo sempre un sandbox senza caricamenti di sorta, dove qualsiasi attività è accessibile semplicemente superando una porta (sebbene mi sia imbattuto in qualche problema nello streaming degli interni degli edifici), proprio come una città vera.

La fedeltà grafica è poi eccezionale, nonostante si rimpiangano quei 60 frame al secondo che hanno caratterizzato i precedenti titoli usciti su PS4. Eppure i problemi che affliggevano il 6, come la rigidità del sistema di combattimento e di controllo di Kiryu paiono in parte risolti: Yakuza Kiwami 2 si gioca infatti con più facilità, e non per una questione di difficoltà ma di puro e semplice feeling pad alla mano.

L’eredità è la stessa, con la scomparsa degli stili di combattimento in favore di una meccanica di sviluppo del personaggio basato sull’esperienza. Sarà possibile sbloccare varie mosse e combo, come anche la possibilità di interagire in vario modo con l’ambiente circostante utilizzando la “Heat Mode” e prendendo i nostri nemici a sonore mazzate con qualunque cosa ci capiti a tiro, da biciclette e paletti stradali. C’è qualche differenza, soprattutto nell’approccio alle boss fight, che le rendono più impegnative e studiate, ma si tratta di sottigliezze più che di vere e proprie modifiche ad una struttura già rodata negli anni.

Parliamo di mazzate e mazzate, con attacchi leggeri o pesanti da concatenare e svariate armi da mischia (e non solo) da trarre a proprio vantaggio nelle occasioni più concitate. Yakuza Kiwami 2 è ancora un action adventure, con le sue sezioni esplorative e quelle da beat’em’up più becero, ma non per questo ha perso il suo fascino grezzo e divertente. Certo è che la sua struttura “vai da punto A a punto B” alle volte viene abusata, andando a creare intere sezioni di gioco che appaiono ridondanti e inutili a tal punto da far tirare qualche sbadiglio o innervosire il giocatore più spazientito.

Che siano scelte stilistiche o di “vecchio” game design non ha senso disquisirlo in questa sede: Yakuza Kiwami 2 offre tantissimo, e ritornano attività secondarie come il Clan Creator di Yakuza 6, un vero e proprio strategico in tempo reale dove sbizzarrirsi e seguire una storyline unica; ma anche quello dei club, dove Kiryu si improvviserà manager e dovrà soddisfare i suoi clienti con le proprie ragazze e stringendo alleanze economiche con altri locali della città. Elementi extra e superflui nell’esperienza complessiva ma che rendono il titolo SEGA uno dei più completi e divertenti modi di perdersi in un videogioco che ho mai visto.

Versione PC

Il poderoso Dragon Engine continua a macinare risultati encomiabili e mascelle slogate anche su PC, dopo essersi lasciato apprezzare su PS4. L’ottimo lavoro svolto in occasione degli ultimi 2 porting (Yakuza 0 e il primo Kiwami) viene confermato anche in questo secondo capitolo, altro cruciale tassello riportato in vita tramite remake per meglio (ri)scoprire l’ascesa al potere del carismatico Kazuma Kiryu. Se avete aspettato la versione PC per giocarci, beh, non resterete delusi: le opzioni grafiche per customizzare al massimo l’esperienza ci sono tutte, dalla possibilità di ampliare il FOV (nell’immagine in alto potete farvi un’idea) all’unlock del framerate, oltre a V-Sync e regolazione della qualità dei singoli elementi, così da trovare il giusto bilanciamento in base alla vostra configurazione.

Sul nostro PC dotato di GTX 980 Ti, i7-9700K e 16 GB di RAM, a Ultra e 1080p, siamo riusciti a mantenere un frame-rate fluidissimo, rinunciando solo a qualche rifinitura di anti-aliasing e notando alcune texture di elementi secondari leggermente slavate, ma nulla di drastico. Tanto sarete completamente rapiti tra luci, riflessi e fumi che fuoriescono dai loschi ristoranti di Kamurocho per farci caso. Supportati anche i 21:9, almeno in-game (per le cutscene sono previste delle bande laterali impreziosite dagli iconici dragoni della serie), mentre consigliatissimo (con tanto di “Real Yakuza use a gamepad” nella schermata iniziale) il controller, in quanto mouse e tastiera, per quanto utilizzabili, non risultano poi così comodi.

Versione PC a cura di Icilio Bellanima

Conclusioni

Yakuza Kiwami 2 si pone sicuramente come uno dei migliori titoli della saga, nonostante quest’ultima sia mediamente di qualità davvero elevata. Pur con un comparto tecnologico avanzato, siamo ancora indietro dalla qualità narrativa vista in Yakuza 0, nonostante i notevoli miglioramenti al Dragon Engine rendano questa avventura sicuramente più godibile nel complesso rispetto a Yakuza 6.

Più fluido e profondo nel combat system nonostante i 30 frame al secondo, Yakuza Kiwami 2 è una gioia da vedere e da giocare. Tirare pugni e calci nei panni di Kiryu dà sempre una sonora soddisfazione, e le tantissime attività secondarie vi terranno impegnati per ore ed ore, accompagnati da una narrazione assolutamente incredibile, epica, folle e romantica che consacrano il Dragone di Dojima come uno dei personaggi più iconici della storia dei videogiochi. Poco importa se non è famoso come Kratos, gli voglio un sacco bene lo stesso, e dovreste anche voi.

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