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Yooka-Laylee – Recensione

Se qualcuno dovesse mai dirvi che il platform è morto, non credetegli: cambiato, quello sicuro, ma da qui a “morto” o “in pessima salute” di acqua sotto i ponti ne deve ancora scorrere parecchia. Chiedetelo a Playtonic Games, studio indipendente con sede nella britannica Derby che, al proprio interno, vanta veterani dal curriculum di tutto rispetto (Banjo-Kazooie e Donkey Kong Country dovrebbero bastare, no?), e tornate con la mente a maggio 2015, Kickstarter, quando per la prima volta un insolito duo composto da un pipistrello femmina col naso enorme (Laylee) e un camaleonte verde “senza pantaloni” (Yooka) fecero la propria prima apparizione ufficiale.

Ufficiale e fortunatissima, a conti fatti: 175 mila le sterline richieste dal team per lo sviluppo del titolo, 2.090.104 le sonanti monetine recanti la faccia della Regina incassate grazie al supporto di oltre 73 mila sostenitori del progetto in tempi “ragionevolmente record”. Il Rare-vival ideato da Playtonic, insomma,  aveva stra-convinto masse oceaniche di giocatori, desiderosi di vedere ancora una volta i fasti del platform 3D vecchia scuola. Yooka-Laylee, tempo di attesa a parte, era già una realtà: coloratissima, scanzonata, dal forte piglio autocitazionista come solo Rare sapeva fare. Ma più di ogni altra cosa, aveva fatto un centro così perfetto che soltanto in pochi avrebbero predetto.

Dopo un anno e mezzo “post-kickstarter” di sviluppo serrato, la cancellazione di una famigerata versione WiiU – sostituita, e tutto sommato a ragion veduta, da una per la nuova Switch – e il raggiungimento di un numero vertiginoso di Stretch Goals uno più interessante dell’altro, Yooka-Laylee è finalmente pronto a sbarcare su PC (con qualsiasi sistema operativo vi venga in mente), PS4, Xbox One e Switch con il chiaro obiettivo di tener fede alla parola data, regalando un’esperienza dal sapore e dalle emozioni fortemente old school filtrata sotto le lenti delle tecnologie più moderne. Quello che abbiamo avuto il piacere di provare per una buona decina di giorni è un platform 3D godibile e divertentissimo, ricco di quel carisma di cui lo stesso Banjo-Kazooie era intriso e pieno zeppo di cose da fare. Una dichiarazione d’amore come non se ne vedevano da tempo, che regalerà più di qualche brivido nostalgico lungo la schiena a chiunque, anni or sono, abbia assistito alla nascita del platform a tre dimensioni.

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La storia che sottende Yooka-Laylee, come ampiamente prevedibile, è un bacino collettore di citazioni esilaranti e meravigliosi “luoghi comuni” che hanno contraddistinto soltanto una manciata di lustri fa l’epopea del genere. Ci sono i due eroi, Yooka e Laylee, intenti a godere del sole nel mezzo di un tranquillo picnic, e c’è l’immancabile (e improbabile) cattivone di turno, Capital B, impegnato ad architettare machiavelliche soluzioni per la conquista spietata del mondo. Una conquista per certi versi intelligente, quella del paffuto nasone, che mira a soggiogare qualsiasi cosa all’interno del proprio raggio d’azione privandola del bene più grande a disposizione: i libri. Basteranno tuttavia pochi minuti per accorgersi del vero obiettivo di Capital B, decisamente più subdolo del previsto: mettere le mani su un prezioso libro dalle pagine dorate in possesso di Laylee, che ignara del potenziale del tomo lo usa bellamente come sottobicchiere. Privati del raro oggetto per colpa di un macchinario aspira libri collocato nelle pericolose Torri d’Alveorio di Capital B, i due coraggiosi eroi saranno costretti a sfrecciare da un capo all’altro dei Cinque Bibliomondi per recuperare le preziose Pagie (no, non è un errore: le pagine di questo libro si chiamano Pagie) di cui si compone l’incriminato volume, andato sventuratamente “in pezzi” nel corso del tentato furto. Il tempo è ovviamente tiranno: e non bastasse l’ossessione di Capital B e dell’esilarante Dr. Quack, a rendere tutto ancora più complicato ci penserà l’esercito di sgherri spedito dai suddetti per ostacolare l’operato del dinamico duo. Nulla che, tuttavia, possa davvero spaventare un camaleonte con una “pipistrella” ancorata sul capo.

Yooka-Laylee, non dovesse esservi ancora abbastanza chiaro, è l’essenza del platform a tre dimensioni, classicissimo nelle meccaniche di gioco e – proprio per questo motivo – a portata di chiunque abbia un minimo di dimestichezza con l’universo dei videogiochi. Badate, accessibile e fruibile non è sinonimo di facile: non siamo certo di fronte ad un titolo From Software, questo è chiaro, ma il tempismo, la coordinazione e la determinazione necessarie a superare alcuni passaggi non necessariamente legati a punti avanzati del playthrough mantengono costantemente accesa la fiammella della sfida, che gode di picchi non trascurabili in occasione delle boss fight e, inutile dirlo, obbligherà in più di qualche situazione ad una manciata di retry.

Yooka-Laylee è l’essenza del platform a tre dimensioni

In termini di livelli, Yooka-Laylee offre un’architettura decisamente interessante. Le Torri d’Alveorio, sede di Capital B e di Dr. Quack (permetteteci, il personaggio più divertente ed assurdo dell’intero dipinto di Playtonic), fungono da enorme hub esplorabile, al cui interno sono disseminati gli accessi per le cinque regioni entro cui i nostri eroi dovranno muoversi. Labirintico e articolato su più livelli, questo crocevia offre un ragguardevole numero di sezioni inizialmente precluse, laddove sarà necessario acquisire dapprima poteri speciali (la rotolata di Yooka, ad esempio, o la possibilità di planare di Laylee) per garantirsi l’accesso completo. Cosa importante, le Torri d’Alveorio nascondono piume collezionabili e un discreto quantitativo di Pagie, necessarie ad aprire il “portale-libro” di ciascuno dei mondi disponibili. Inutile dire che, se per accedere al primo di questi basterà raccogliere una sola Pagie (che ci verrà praticamente consegnata in mano una volta raggiunta la specifica area d’accesso), i mondi successivi necessitano di un quantitativo di pagine via via crescente: tocca quindi esplorare il mondo appena sbloccato, ricco – come vedremo a breve – di possibilità di guadagno, per poi accedere allo scenario successivo.

L’aspetto più interessante di questa soluzione coincide con la possibilità di estendere uno dei mondi già sbloccati investendo una quantità di Pagie decisamente minore. Una trovata tanto semplice quanto geniale: da un lato, infatti, l’universo espanso offrirà nuove Pagie, tonnellate di piume in più da raccogliere, nuove sezioni giocabili ricche di enigmi o giochi di abilità e, dulcis in fundo, boss fight memorabili e divertenti. Dall’altro, non doveste aver abbastanza Pagie per sbloccare da subito un mondo esteso, potrete “accontentarvi” di accedere alla sola parte iniziale, recuperando altri preziosi fogli dorati in uno scenario nuovo – anziché procedere con un grind selvaggio in un universo già visto. Quasi inutile sottolineare quella componente “metroidvania” del titolo, legata all’acquisizione di nuove mosse da parte di Yooka e Laylee: alcune porzioni di livello, per essere raggiunte, richiederanno una seconda visita in una fase più avanzata dell’esplorazione, quando l’ostacolo inizialmente insormontabile finisce per diventare una banale ovvietà grazie ai provvidi insegnamenti di Trowzer – l’istrionico serpente venditore che, in cambio delle piume raccolte, ci insegnerà un paio di mosse utili.

yooka-layleeIl level design di Yooka-Laylee è sontuoso e progettato meravigliosamente, con evidenti sviluppi lungo l’asse verticale e una vastità delle mappe davvero ragguardevole. Del resto, la sola progressione “a livelli” è quella sancita dall’apertura di un nuovo libro: una volta dentro, ci si ritroverà nel mezzo di un “open world” in miniatura dove la parola d’ordine è esplorazione. E il conto delle cose di fare in Yooka-Laylee, dalle coloratissime pianure lussureggianti al gelido livello invernale (ispirato, per stessa ammissione del team di sviluppo, alla pellicola Frozen) passando per misteriosi scenari acquatici o pericolose missioni spaziali, sale rapidamente all’inverosimile. L’imperativo di ciascuna sezione è semplice: raccogliere quante più Pagie possibile per sbloccare la totalità degli scenari, modalità espansa inclusa, e procedere a grandi passi verso lo scontro finale contro quella sagoma di Capital B. Il tempo richiesto per riuscirci dipenderà dal grado di perfezionismo di chi gioca: raccogliere lo stretto necessario per raggiungere il climax conclusivo, seppur non impresa scontata, non richiederà fatiche eccessive a chiunque abbia una certa dimestichezza con le dinamiche di un platform 3D. Tentare invece la via della perfezione, analizzando ogni centimetro quadro disponibile alla ricerca del collezionabile più remoto, aumenterà in modo vertiginoso la longevità del gioco, garantendo parallelamente l’accesso a sezioni diaboliche che costeranno svariati tentativi anche ai giocatori più skillati.

Impossibile stillare un elenco dettagliato delle attività che ci aspettano in Yooka-Laylee: alcune Pagie potranno essere raccolte semplicemente esplorando e, col giusto tempismo, facendosi strada lungo le trappole presenti nello scenario. Altre richiederanno la risoluzione di specifici minigame, che spaziano dai classici enigmi di logica a vere e proprie prove di velocità (una gara di corsa, ad esempio, contro una nuvola velocissima) o di destrezza. L’universo del titolo Playtonic è brulicante di vita e di NPC, che se scovati sapranno incaricarci di particolari missioni premiate con altre ambitissime Pagie: è il caso di Dr. Puzz, fanciulla “tentacolare” ex braccio destro di Capital B convertita poi verso la via del bene – che, presente in ciascun livello con un famigerato macchinario per la metamorfosi, fonderà il duo di protagonisti in un essere tanto grottesco quanto comico le cui doti più uniche che rare saranno necessarie al completamento di uno specifico puzzle. Oppure di Kartos, vecchio carrello da miniera con bocca “sputa-palla-di-cannone”, che ci chiederà di essere guidato lungo un percorso a binari arzigogolatissimo e ricco di insidie: ma basta raccogliere un numero sufficiente di diamanti et voilà, una nuova Pagie sarà in nostro possesso.

Il level design di Yooka-Laylee è sontuoso e progettato meravigliosamente

Capirete dunque come dalla fervida magia di Playtonic (o di Rare, verrebbe quasi da dire) quello che si dipana di fronte ai nostri occhi è un universo indomito e scanzonato, al cui interno è davvero difficile restare con le mani in mano – anzi, impossibile nelle fasi iniziali non avvertire una sorta di smarrimento di fronte alla mole di possibilità offerte. Una magia figlia di un perfetto ingranaggio gameplay/level design: più aumentano i poteri di Yooka (e, seppur in minor parte, di Laylee), maggiori sono le strade e le possibili soluzioni offerte ai giocatori: basterà ad esempio migliorare le doti “Slurp” della lingua del camaleonte per godere di attacchi speciali (ad acqua, fuoco o addirittura basati su bombe, ingoiando i frutti di apposite piante) che si affiancano al classico colpo di coda, aumentare il grip della rotazione nelle superfici dove la pendenza è eccessiva (“leccando” appositi alveari traboccanti miele), oppure trasformarlo temporaneamente in un rettile incandescente o capace di risplendere al buio, sempre sfruttando le doti della lunghissima lingua. Il tutto senza dimenticare i Tonici, modificatori equipaggiabili all’occorrenza (uno alla volta, badate) con cui aumentare le caratteristiche dei PG (dalla salute alla velocità, passando per molte altre variabili). Da questo aspetto deriva una notevole varietà degli scenari, che alternano sezioni di indubbio fascino: ritrovarsi nel buio più totale a rispondere alle domande di un quiz sul numero di oggetti presenti in una stanza diroccata, per quanto assurdo possa sembrare, rappresenta solo una delle numerose situazioni disponibili in Yooka-Laylee.

E può sembrare una precisazione inutile, ma più ci si addentra in questo universo e più la mania di perfezionismo si fa sentire. Ciascun livello nasconde una miriade di oggettini utili, che spaziano dalle citate Piume per Trowzer a monete speciali utili per accedere alla sala giochi di RexTro (i cui minigame, una volta sbloccati, saranno disponibili anche dal menu principale), passando per amuleti farfalla che aumentano i cuori a disposizione, gingilli elettronici per Dr. Puzz, o un set di cinque fantasmi dispettosi nascosti sadicamente e che, per essere catturati, richiedono specifiche azioni (uno va sfamato, un altro va svegliato con l’ultrasuono di Laylee, un altro ancora necessita di qualche scappellotto prima di essere messo a bada). A tutto questo si aggiungono la miriade di “side quest” proposte dagli NPC, i quiz terribili di Dr. Quack all’interno delle Torri d’Avorio, le cacce al tesoro dettate da un gruppetto di suini travestiti da eroi. Ce n’è per tutti i gusti – e, cosa più importante, per restare incollati allo schermo per decine di ore. La difficoltà crescente rappresenta un problema relativo: l’assenza di un game over nel vero senso della parola (in Yooka-Laylee avremo le “vite infinite“, nonostante l’energia dei protagonisti sia discretizzata nei classici cuoricini) lima non poco l’odio viscerale che alcuni passaggi tremebondi sobilleranno dentro di voi. Ma raramente, salvo un paio di occasioni, la frustrazione prende il sopravvento: Playtonic non punisce “a caso”, insomma, e un minimo d’attenzione in più alle volte è quanto richiesto per uscirne indenni.

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Gradita aggiunta alla ricetta di Playtonic è la modalità cooperativa, disponibile sia nell’avventura principale, sia nella sezione arcade di RexTro. Nel primo caso, essa permette ad un secondo giocatore di aiutare il duo di protagonisti (mosso ovviamente dal giocatore uno) nella risoluzione di puzzle di natura ambientale, coadiuvandolo nella gestione di piattaforme o interruttori – si tratta dunque di una coop “parziale”, analoga a quella vista in Rayman Legends su Wii U seppur leggermente meno decisa. Sicuramente più interessanti sono gli Arcade Minigames, che permettono ad un massimo di quattro giocatori (in locale) e otto (in rete) di competere in un tradizionale Cattura la Bandiera, in una sfida di kart a bordo di Kartos, in un’arena browler tutti contro tutti a tema invernale. Questi sono solo alcuni degli extra disponibili: se vorrete avere l’accesso completo a questa sezione, fareste bene a recuperare le monete di RexTro nei vari livelli.

Da un punto di vista tecnologico, Yooka-Laylee stupisce per una fluidità generale irreprensibile, che raramente scende sotto i 60 frame (su PS4 Pro) anche nelle scene più concitate. Il charachter design è convincente, e difficilmente troverete un solo personaggio incapace di strappare un sorriso per la propria caratterizzazione o per un’inattesa battuta da terza elementare “sganciata” al momento giusto. La carica poligonale dei modelli non è certo delle migliori, questo è vero, e alcune location godono di un livello di dettaglio nettamente inferiore di altre: il colpo d’occhio, tuttavia, è assolutamente positivo e, in alcuni passaggi, fortemente evocativo. Positiva anche la modellazione dei nemici, anche se le relative tipologie – vuoi per la suddivisione marcata in cinque aree – si esauriscono rapidamente: tanto le boss fight quanto i veri antagonisti del titolo, tuttavia, sono figli di una direzione stilistica e di un’attenzione encomiabili, che assorbono – e in gran parte fanno dimenticare quasi del tutto – i citati difetti..

Una dichiarazione d’amore come non se ne vedevano da tempo

Se anche la colonna sonora di Yooka-Laylee è promossa a pieni voti, così come il “doppiaggio” assolutamente esilarante dei propri protagonisti, difficile non lamentare alcune scelte del team di sviluppo, che impediscono al duo di eroi di raggiungere i piani più alti dell’eccellenza. L’assenza di un sistema di lock sui nemici, ad esempio, è una mancanza non certo trascurabile – specie quando le sezioni “shooting” contro bersagli in movimento, così come l’introduzione di puzzle legati all’utilizzo di getti d’acqua o lancio di bombe, non sono certo evenienza rara. Il sistema di telecamere, demandato allo stick destro, offre sovente comportamenti imprevedibili che rendono impossibile una specifica rotazione o “incasinano” il tutto – rendendo necessaria una ricalibrazione veloce, che può essere fatale in sezioni particolarmente impegnative. Sul sistema di controllo non abbiamo ravvisato particolari problematiche, al netto di qualche animazione spesso migliorabile o di collisioni non certo disastrose, ma comunque evidenti. Nel complesso, siamo comunque rimasti soddisfatti dal tessuto tecnologico di Yooka-Laylee: per essere una prima apparizione ufficiale su multipiattaforma, camaleonte e pipistrello hanno dimostrato il giusto carattere.

Conclusioni

Yooka-Laylee e Banjo-Kazooie, Playtonic e Rare. Per quanto i confronti piacciano sempre poco, difficilmente siamo riusciti a frenare la mente da paragoni e comparazioni di ogni tipo, mossi da quella curiosità sfacciata di sapere se, a distanza di anni, la magia era rimasta quella di un tempo. Se il “tocco di Rare“, alla fine, avesse cambiato soltanto il proprio nome in “tocco di Playtonic” conservando però quello stile, carisma e fascino con cui l’Orso e il Breegull più famosi dell’industria avevano fatto innamorare milioni di giocatori. Il che, alla fine della fiera, veniva perfettamente riassunto in questo amletico dubbio: riuscirà Yooka-Laylee ad essere migliore, o quantomeno all’altezza, del proprio modello?

La risposta, questa volta, è esattamente nel mezzo. Yooka-Laylee è un platform 3D come si faceva una volta, ricco di spunti esilaranti, di coloro sgargianti, di personaggi tanto sconquassati quanto ridicoli e, cosa più importante, caratterizzato da una giocabilità intuitiva ed immediata. Playtonic gioca astutamente con il level design, tratteggiando universi espandibili a seconda delle risorse del giocatore, e lo fa con una padronanza del medium esemplare: in alcuni casi si tratta solo di rendere accessibili aree precluse, in altri di ridipingere micro-mondi sospesi nel cielo, di creare nuovi percorsi accessibili quasi per magia da cui ricominciare l’esplorazione. In Yooka-Laylee è impossibile non respirare la passione del team di sviluppo, l’amore per quelle piattaforme che ai tempi di Banjo-Kazooie e di Donkey Kong era già stato gridato a gran voce. E il risultato parla da solo, testimoniando ancora una volta che, a distanza di tempo, è ancora possibile stupire. Che la magia, insomma, funziona ancora bene.

Al netto di alcune magagne tecnologiche più o meno decisive, il limite maggiore di Yooka-Laylee coincide nel carisma dei propri protagonisti, tutto tranne che piatti o anonimi (sia chiaro) ma meno “potenti” dei propri illustri predecessori. Un limite comunque comprensibile per una coppia che, già alla prima apparizione ufficiale, riesce a regalare momenti memorabili e sequenze di gioco divertentissime. La strada per diventare delle icone, del resto, è un percorso lungo e non certo privo di ostacoli: ma Yooka e Laylee, dopotutto, sono partiti con il piede giusto. E magari il meglio deve ancora venire.

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