Sembra davvero che la diatriba tra ZeniMax e Oculus possa non finire mai. Recentemente, il tribunale di Dallas in Texas ha condannato Oculus ad un risarcimento di 500 milioni di dollari nei confronti di ZeniMax, per aver utilizzato linee di codice protette da copyright, lucrando con le vendite dei prodotti. Avendone poi ricevuti solo 50 da Oculus, ZeniMax ha deciso di andare avanti, ritenendo inaccettabile il comportamento di Palmer Luckey e minacciando di richiedere uno stop della distribuzione dei prodotti.
Il momento è arrivato. Durante la settimana, i documenti sono stati presentati nuovamente nella corte del Texas da parte di ZeniMax, sempre più intenta a volere giustizia:
Il risarcimento giunto dopo la decisione della giuria, nonostante sia sostanzioso, non è sufficiente per fermare i difensori da nuove infrazioni del copyright. Pochi minuti dopo l’arrivo del verdetto, Sheryl Sandberg, COO di Facebook, ha dichiarato pubblicamente che il risarcimento di mezzo miliardo di dollari “non sarebbe stato sostanziale per le finanze di Facebook.”
L’ingiunzione di ZeniMax punta a bloccare la vendita e distribuzione di tutti i prodotti che utilizzando il codice protetto da copyright. Questo include software per prodotti Oculus su PC e mobile, oltre all’integrazione con Unreal Engine e Unity Game Engine, ma anche altri prodotti. Per questo, la richiesta di ZeniMax andrebbe ad impattare non solo su Oculus Rift e i suoi prodotti accessori, ma anche sugli sviluppatori che lavorano utilizzando questa piattaforma di realtà virtuale.
In alternativa, se la giuria non dovesse accettare la richiesta di ZeniMax, la società sarebbe in grado di garantire ad Oculus una specie di “ongoing royalty”, ovvero un permesso di utilizzo del software protetto da copyright, ma sotto certi termini di regolamento. ZeniMax non ha incluso nell’ingiunzione un riferimento chiaro a quanto ammonti la royalty, ma dal processo sembra trasparire che “sarebbe indicata un’aliquota del 20% sulla vendita di tutti i prodotti che incorporano proprietà intellettuali di ZeniMax almeno per i prossimi 10 anni.”
Oculus aveva comunque comunicato all’inizio del mese di voler appellarsi contro la decisione della giuria, dunque il procedimento potrebbe rivelarsi ancora lungo e tortuoso. La vicenda è nata parecchio tempo fa, nel maggio del 2014, quando ZeniMax ha deciso di non tenere più nascoste le informazioni in possesso riguardo l’eventuale fuga di segreti dallo studio: purtroppo, in questa storia è coinvolto anche John Carmack, accusato di aver sottratto informazioni sulla tecnologia di ZeniMax e di averle passate a Oculus.
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