04 Lug 2016

Zero Escape: Zero Time Dilemma – Recensione

Tutto ciò che ha un inizio ha anche idealmente una fine. Zero Time Dilemma è questo e molto altro. Non sempre però è stato così e, a causa delle scarse vendite, l’acclamata serie di visual novel interattive Zero Escape ha rischiato di non vederne mai una, scatenando di conseguenza la delusione e la rabbia dei fan all’amara notizia.

Kotaro Uchikoshi, direttore e ideatore della saga, non si è fatto scoraggiare e ha continuato invece a credere nel progetto della sua trilogia lavorando in segreto con un ristretto team di sviluppatori per concluderla. Nasce così quello che è oggi Zero Time Dilemma, il capitolo che ha l’importante compito di risolvere tutte le domande lasciate in sospeso in 999: Nine Hours, Nine Persons, Nine Doors e Virtue’s Last Reward.

Ci sarà riuscito? La scelta di leggere queste righe è vostra e qualsiasi essa sarà ricordate, come recita una delle frasi più importanti del gioco, neanche Giove può recuperare un’occasione perduta.

 

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31 dicembre 2028. Un gruppo di nove persone è rinchiuso in un rifugio nucleare sotterraneo nel deserto del Nevada per sottoporsi volontariamente a una serie di esperimenti fisici e mentali in vista di una futura creazione di colonie umane su Marte. Sfortunatamente però la realtà dei fatti è ben diversa e quando il gruppo di cavie si ritrova imprigionato e alle mercé di un’inquietante uomo vestito da untore tutto appare chiaro: l’esperimento Dcom per la vita su Marte non è altro che la follia di un nuovo e crudele Zero, il master mind dello spietato e letale Decision Game.

Le regole dell’inedito gioco sono assai semplici. Per trovare una via fuga è necessario che almeno sei dei nove partecipanti perdano la vita, è l’unico modo per far rivelare a Zero le password necessarie ad aprire la porta blindata del rifugio, l’unica via di salvezza.

Abbandonato il Nonary Game dei precedenti Zero Escape, il gioco dove era indispensabile che i partecipanti cercassero di collaborare fra di loro, Zero Time Dilemma conquista invece fin dalle prime battute il titolo di capitolo più cruento della serie invitando, al contrario, il gruppo ad uccidersi fra di loro.

Ben presto diviene così la norma decidere se sacrificare un personaggio o lasciarlo vivere, optare per lo sterminio di massa per salvare qualcuno e così via. Ci troviamo di fronte ad un’opera dalle tematiche forti dove il giocatore stesso, come un triste mietitore, decide chi vive e chi no: spesso anche involontariamente, perché alcune decisioni non solo sono basate sulla fortuna attraverso un sistema casuale, ma hanno anche risvolti imprevedibili e inaspettati che non staremo ovviamente qui a descrivere.

Mors certa, hora incerta. Zero non esita ad utilizzare frasi in latino per farci capire che in questo gioco qualcuno dovrà morire.

Ovviamente non solo avrete il potere di decidere la sorte dei nove partecipanti ma conseguentemente le vostre scelte influiranno anche sul destino del mondo, minacciato ancora una volta dal virus Radical-6 e dai terroristi, giusto per rendere i vostri sonni più tranquilli.

A rendere ancora più drammatiche e difficili le scelte di chi ha seguito fin dagli albori la storia di Zero Escape, vi è la presenza di alcuni volti già noti e amati in mezzo ai partecipanti, fra i malcapitati ritroviamo infatti Sigma e Phi di Virtue’s Last Reward e Junpei e Akane di 999.

Per capire pienamente la storia ed evitare anticipazioni è consigliabile dunque giocare prima i titoli sopracitati (o guardare uno dei tanti video riassuntivi su Youtube ndr), del resto, Zero Time Dilemma non è solo il capitolo conclusivo ma anche il collegamento mancante che si colloca sulla linea temporale un anno dopo gli eventi di 999 e quelli del passato di Virtue’s Last Reward. La restante parte del cast, dal misterioso bambino con l’elmetto Q, alla coppia di innamorati Eric e Mira, al pompiere Carlos, riesce con facilità e naturalezza ad integrarsi ed aggiungere la giusta dose di misteri alla trama: nulla è lasciato al caso e presto, come in un grande puzzle, ogni pezzo troverà il suo posto.

La metafora del puzzle è perfetta anche a descrivere come si sviluppa la narrazione dell’intricata trama, priva di una struttura lineare, invece qui frammentata, che solo alla fine acquisterà un significato chiaro, pezzo dopo pezzo.

Una volta iniziato il Decision Game infatti, il giocatore è chiamato a scegliere con chi giocare fra i team C (Carlos, Junpei, Akane), Q (Q, Mira, Eric) e D (Diana,Sigma, Phi) e in quale “frammento” farlo. Non esiste un ordine giusto, si può saltare in qualsiasi momento fra un team e l’altro e da un evento avvenuto nel passato ad uno futuro con l’unica discriminante di aver sbloccato quel quadro. Tutto ciò può inizialmente confondere e far storcere il naso ma, come già detto in precedenza, solo alla fine tutto avrà un senso e qualsiasi dubbio verrà dissipato, ve lo assicuriamo.

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Passando da una linea temporale e l’altra non mancano gli enigmi da risolvere, un vero must della serie e ovviamente anche di Zero Time Dilemma. Ancora una volta la meccanica utilizzata è quella delle avventure punta e clicca in prima persona, nei panni dei partecipanti dovremo esplorare la stanza da cui fuggire raccogliendo indizi, risolvendo problemi matematici e altri test che mettono alla prova le nostre capacità logiche. Attenzione però, ricomporre la figura su un dado o risolvere piccole operazioni matematiche sono sfide assai semplici mentre altri tipi di enigmi, al contrario, non lo sono affatto.

Seek a way out è ancora oggi il motto della serie. Proprio come in passato le famose stanze piene zeppe di enigmi da risolvere sono un’immancabile presenza.

La difficoltà di tali problemi è spesso legata a scelte di game design scorrette, può capitare ad esempio di ritrovarsi a girare una stanza a vuoto senza accorgersi di un indizio perché mimetizzato fin troppo bene nella parete o fra altri oggetti. Altre volte capita invece che il problema sia spiegato in maniera fin troppo criptica per essere compreso, in particolare, ricordiamo l’enigma delle tessere con i geroglifici da arrangiare in modo tale da trasformare una base numerica decimale in una da tredici. Un vero dilemma – passateci il termine. 

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Riuscire a trovare una via di fuga dalla stanza in cui si è rinchiusi è però come sempre fonte di grande soddisfazione ed è anche l’unico modo per sbloccare nuovi filmati e scelte che permettono di avanzare con la storia. 

L’intera narrazione avviene proprio attraverso questi video, non esistono dialoghi da far scorrere in tempo reale sebbene, fortunatamente, possano essere messi in pausa in caso di necessità. Vogliamo ipotizzare che tale scelta sia stata condizionata dal budget basso e dai tempi ristretti riservati alla produzione, fattori che hanno indubbiamente remato contro Kotaro Uchikoshi ed al suo team.

Stesso discorso per quanto riguarda la grafica e il comparto tecnico, testato da noi nella versione PS Vita, che non è proprio il massimo soprattutto per quanto riguarda i modelli 3D usati per i personaggi, i quali sembrano usciti spesso da un gioco di dieci anni fa. Constatare ciò è un vero peccato perché la sofferenza, la tristezza e tutta la gamma di sfumature ed emozioni che un essere umano può provare non riescono ad essere rappresentate con il giusto pathos, molte scene clou di Zero Time Dilemma avrebbero richiesto un maggiore realismo tipico dei giochi a cui oggi siamo abituati.

Riservato ad un pubblico maturo, l’atmosfera è più cupa così come i personaggi che la vivono.

In particolare, Zero Time Dilemma offre una varietà di esperienze in cui l’orrore e la paura ne fanno da padrona. Fra morti truculente in cui vengono usate motoseghe, accette e altre armi che sembrano uscite dai classici film horror, i bagni di sangue in stile splatter non mancano di certo.

Ad accompagnare le tetre vicende di cui saremo spettatori ma anche protagonisti, un importante ruolo è senza dubbio svolto dal doppiaggio (disponibile sia inglese che in giapponese) di buona fattura e dall’ottimo comparto sonoro. Quest’ultimo, come per i precedenti capitoli, è stato curato ancora una volta da Shinji Hosoe. Il noto compositore è riuscito a creare la giusta tensione aggiungendo dei nuovi brani ma anche remixando in maniera originale alcuni dei pezzi già sentiti in 999 e Virtue’s Last Reward.

 

Conclusioni

Dopo 7 anni dall’uscita di 999 con Zero Time Dilemma cala il sipario sulla serie Zero Escape: le aspettative per il finale erano alte e il maestro Kotaro Uchikoshi merita senza alcun dubbio il nostro applauso per non averle deluse, poiché Zero Time Dilemma è la degna conclusione di una serie che è riuscita a farci piangere, soffrire e gioire, alle volte addirittura tutto insieme.

Sebbene graficamente i modelli 3D legnosi e poco espressivi usati per i personaggi e altre scelte di design non ci abbiano convinto per nulla, il verdetto finale di questa recensione vuole premiare principalmente l’ottima storia fantascientifica e thriller, piena di colpi di scena e con un cast ben caratterizzato in grado di riuscire ad emozionare e coinvolgere fino all’arrivo dei titoli di coda, il tutto condito da enigmi quasi sempre ben congegnati e intriganti.

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